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La ripresa post-Covid non fa bene al clima, sprechiamo 14mila miliardi

Il bazooka da 14.000 miliardi di dollari stanziati complessivamente dai paesi G20 finisce in grandissima parte (91%) in misure che non aiutano a tagliare le emissioni. Il 3% della spesa addirittura aumenta i gas serra

Piano di ripresa italiano,
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Il G20 pesa per l’80% dei gas serra e l’85% del Pil globale

(Rinnovabili.it) – Soltanto il 6% del denaro speso per la ripresa post-Covid dai paesi G20 è verde. Se l’idea era “build back better”, la realtà sta andando decisamente in un’altra direzione. Anzi: il 3% del bazooka da 14.000 miliardi di dollari mobilitati dalle 20 maggiori economie del mondo, che pesano per l’80% dei gas serra e l’85% del Pil globale, finisce in attività che aumentano le emissioni. Compresi i sussidi al carbone.

L’analisi dei pacchetti del G20 per la ripresa economica dopo la pandemia rivela che i governi non stanno spendendo in tagli alle emissioni, nonostante le promesse. “Nel 2020 e 2021, il gruppo G20 delle 20 maggiori economie ha speso almeno 14 trilioni di dollari – quasi il prodotto interno lordo annuale della Cina. Gran parte di questo totale, giustamente, è andato a sostenere i sistemi sanitari, i salari e il welfare. Ma era stata ampiamente promessa anche più azione per il clima”, scrivono gli autori dell’analisi, tre docenti della John Hopkins University, sulla rivista Nature.

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A conti fatti, questa volta sta andando anche peggio delle recessioni del passato. Persino dopo lo scoppio della bolla finanziaria del 2007/08, quando il cambiamento climatico certo non era in cima all’agenda dei governi, il G20 aveva dato una risposta più verde (il 16% della spesa, più del doppio). La ripresa post-Covid finora ha mobilitato circa 860 miliardi di dollari per attività o in aree che portano a una riduzione delle emissioni. Tra queste, il potenziamento della mobilità elettrica, l’efficienza energetica degli edifici e l’installazione di più capacità rinnovabile.

Aspetto che peggiora ulteriormente le prospettive future è che i paesi hanno cambiato ben poco le loro strategie in questi 2 anni, anche se la fase iniziale di emergenza più dura, quando più risorse andavano destinate a ristori e a supportare il tessuto produttivo, se n’è andata da un pezzo. “Nei primi sei mesi del 2020, le misure di recupero verde hanno rappresentato il 5% della spesa complessiva di stimolo”, scrivono gli autori. Poi la quota è salita al 12% nella seconda metà dell’anno, ma “in gran parte perché l’Unione europea ha approvato il suo grande pacchetto di spesa per la riduzione delle emissioni”. Infine, “la quota è scesa di nuovo al 3% nel 2021”.

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