Rinnovabili • Rinnovabili offshore: i consigli dell’Europarlamento per accelerare sulle fer marine

Permitting più rapido e prevenire i Nimby, la ricetta UE sulle rinnovabili offshore

La Commissione vuole 340GW di fer marine entro metà secolo. Oggi l’Europa ha appena 12GW di eolico offshore installato. Per accelerare, l’aula di Strasburgo indica come priorità lo snellimento delle procedure per assegnare i permessi e il coinvolgimento capillare e inclusivo delle comunità locali nelle decisioni

Rinnovabili offshore: i consigli dell’Europarlamento per accelerare sulle fer marine
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Tra le rinnovabili offshore, l’UE punta anche sul fotovoltaico flottante

(Rinnovabili.it) – Per centrare gli obiettivi sul clima, l’Europa deve premere davvero sull’acceleratore delle rinnovabili offshore. Serve un permitting più snello, e serve soprattutto un’opera certosina di costruzione di consenso tra la popolazione sulle fer marine per evitare intoppi e Nimby. È la ricetta del parlamento UE per potenziare un aspetto della transizione energetica su cui la Commissione vuole scommettere forte.

Nel novembre 2020, Bruxelles ha pubblicato la sua Strategia Energie Rinnovabili Offshore: 300 GW di eolico in mare entro il 2050 tra fisso e galleggiante e altri 40GW di energie oceaniche (correnti, onde e maree) e da altre tecnologie emergenti come il fotovoltaico flottante. Per l’aula di Strasburgo, l’eolico offshore è la direzione principale su cui investire, dato che l’LCoE medio globale per questa tecnologia è sceso del 48% tra 2010 e 2020 passando da 0,14 a 0,071 euro/kWh.

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Ma bisogna correre. Oggi l’UE ha poco più di 12GW installati di rinnovabili offshore, praticamente solo turbine eoliche, ma l’obiettivo tra 8 anni è di raggiungere i 70-79GW installati. Per questo l’Europarlamento consiglia ai paesi UE di introdurre per legge dei limiti temporali entro i quali le autorità competenti devo evadere i permessi.

L’accelerazione però deve andare di pari passo con la tutela degli ecosistemi e della biodiversità e con la sostenibilità complessiva, lungo l’intero ciclo di vita, degli impianti rinnovabili offshore. A questo proposito, Strasburgo chiede alla Commissione che venga introdotto entro il 2025 il divieto di avviare a discarica le pale eoliche a fine vita, per promuoverne il riciclo integrale.

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Per evitare intoppi, l’aula suggerisce poi di coinvolgere in modo esteso, inclusivo e sistematico le comunità locali sui cui territori impattano le infrastrutture necessarie per lo sviluppo delle rinnovabili offshore. Un’azione che dovrebbe essere capillare e prestare attenzione soprattutto alle comunità nelle regioni più periferiche e sulle isole.

“Il voto di oggi dimostra che tutti noi comprendiamo l’urgenza della questione e che stiamo mettendo l’energia rinnovabile offshore al centro della lotta contro il cambiamento climatico”, commenta l’europarlamentare danese di Renew Morten Petersen. “Dobbiamo introdurre dei limiti di tempo e rimuovere le molte barriere che ancora ostacolano un’integrazione rapida e di successo delle energie rinnovabili in Europa”, ha aggiunto commentando il documento approvato dall’aula con 518 sì, 88 no e 85 astenuti.