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Autorizzare 60GW rinnovabili entro giugno per un -20% di gas importato

Hub di rinnovabili: Australia da record con 50GW di eolico e solare
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(Rinnovabili.it) – La soluzione più semplice alla crisi energetica in corso? Usare risorse e strumenti che già possediamo. Lo ha ricordato in questi giorni Agostino Re Rebaudengo, Presidente Elettricità Futura, durante la sua audizione parlamentare su DL Energia. Mentre il prezzo del gas trascina in alto le bollette italiane e il PUN schizza oltre i 320 euro il MWh (dato del 14 marzo), le rinnovabili nazionali offrono oggi un porto sicuro. Merito anche delle nuove formule di compravendita dell’energia verde, contratti a prezzo fisso ventennali che non temono gli alti e bassi del mercato. E che garantiscono una netta convenienza di fronte alla spirale rialzista del gas.

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“Per risolvere la situazione abbiamo proposto al Governo di sbloccare 60 GW di nuovi impianti rinnovabili”, ha spiegato Re Rebaudengo le Commissioni riunite Ambiente e Attività Produttive della Camera. “Questo ci permetterebbe di costruirli in tre anni e di tagliare del 20% le importazioni del gas”. Ossia 15 miliardi di metri cubi di metano in meno. Ma sbloccare le fer italiane avrebbe un impatto diretto anche sullo sviluppo economico creando 80mila posti di lavoro e permettendo di risparmiare tramite i contratti a lungo termine ben 23 miliardi di euro (valore ottenuto dal confronto tra attuale PUN e prezzo di vendita dei PPA). Il tutto richiedendo appena lo 0,15% della superficie italiana o l’1,3% della superficie agricola già oggi abbandonata. terreno che che grazie ai nuovi approcci impiantistici (es. agrivoltaico) sarebbe comunque sfruttabile.

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Come sbloccare questo potenziale? “Non bastano le semplificazioni”, sottolinea Re Rebaudengo. L’associazione suggerisce di potenziare le funzioni e l’organico delle Commissioni VIA nazionale e PNRR/PNIEC. E di conferire al suo Presidente il ruolo di Commissario straordinario per l’emergenza energetica. “C’è anche un discorso di ridefinizione del ruolo del ministero della Cultura là dove non c’è interesse culturale o paesaggistico. Assieme alla necessità e l’opportunità di lavorare con le Regioni affinché ne comprendano l’importanza”. E prevedendo meccanismi adeguati ed efficaci per risolvere in tempi brevi i casi di ritardo o di diniego ingiustificati.

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