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Mercato delle rimozioni di carbonio, un potenziale da 100 mld $ entro 10 anni

Rimozioni carbonio: mercato da 100 mld $ entro 10 anni
Foto di Giorgio Trovato su Unsplash

Oggi i crediti sulle rimozioni di carbonio hanno un volume annuo di 2,7 mld $

Nel giro di 10 anni, il mercato globale dei crediti delle rimozioni di carbonio crescerà di quasi 40 volte. A patto che la politica affronti le barriere che oggi ne limitano lo sviluppo. Il volume di scambi di quote di carbon removals può passare dagli attuali 2,7 miliardi di dollari a circa 100 miliardi entro il 2030-2035, sostiene un rapporto dell’azienda di consulenza Oliver Wyman.

Rimozioni di carbonio, quali sono le barriere al mercato?

Ma senza alcun intervento, la traiettoria sarà ben più piatta. Il rapporto stima che senza standard condivisi a livello internazionale sui crediti per le rimozioni di carbonio, e in assenza di indicazioni chiare sul ruolo che possono svolgere a supporto delle politiche sul clima, nel prossimo decennio il mercato viaggerà su volumi 10 volte inferiori al potenziale reale: circa 10 miliardi di dollari l’anno.

Un altro aspetto critico è il volume di investimenti in soluzioni CDR (carbon dioxide removal). In tutto, a livello globale, arrivano a 32 miliardi di dollari. Di questi circa 2/3 (21 miliardi) sono diretti verso progetti che promuovono soluzioni tecnologiche, come la cattura diretta dall’aria di CO2 (DAC). La quota restante di 11 miliardi va verso soluzioni basate sulla natura, imperniate sul ripristino degli ecosistemi degradati.

La CDR è necessaria?

Che il ricorso alle rimozioni di carbonio sia ormai necessario per centrare gli obiettivi globali sul riscaldamento climatico è messo in chiaro anche dall’IPCC. L’ultimo rapporto, pubblicato nel 2022, prevedeva soluzioni CDR in tutti gli scenari emissivi. Ma sottolineava l’importanza di spostarsi verso quelli più ambiziosi, con tagli più drastici e in breve tempo: solo così, sintetizzava il Panel intergovernativo sul cambiamento climatico, si può limitare il ricorso alle rimozioni di carbonio.

Una strada considerata preferibile per l’immaturità delle tecnologie: anche le più rodate non sono facilmente dispiegabili su larga scala. Sperare di averle a disposizione tra 10 o 20 anni rischia di rallentare i tagli delle emissioni all’origine oggi, e portarci pericolosamente vicini a mancare i target climatici.

Il tema è molto discusso, come ha dimostrato la controversia sorta l’anno scorso quando l’Unfccc, nel documento di indirizzo per la Cop28 di Dubai, ha sostenuto che DAC, BECCS e altre soluzioni come l’enhanced weathering siano false soluzioni su cui non fare affidamento. Un recente rapporto curato dall’università di Oxford ha calcolato che, per rispettare la soglia di 1,5°C, la capacità globale di rimozioni di carbonio – naturali e artificiali – deve quadruplicare entro il 2050, arrivando a 7-9 miliardi di tonnellate di CO2.

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