Il 14 dicembre, Bruxelles presenterà la sua strategia per i “cicli del carbonio sostenibili”. Le misure per la cattura e il sequestro di CO2 sono sia il carbon farming che tecnologie come la DAC. Per quest’ultima, l’UE vuole una capacità di 5 mln di t di CO2 catturata l’anno entro il 2030
La bozza di strategia UE verso le emissioni negative
(Rinnovabili.it) – Afforestazione e pratiche di conservazione del suolo, imbrigliate in un quadro comune per certificare quanto sono efficaci nel sequestro dell’anidride carbonica. Ma anche cattura diretta di CO2 dall’atmosfera (Direct Air Capture, DAC). Sono i capisaldi della nuova strategia dell’Unione Europea per ottenere “cicli del carbonio sostenibili”: gli ambiti e le tecnologie per potenziare la rimozione della CO2, un tassello importante per raggiungere emissioni nette zero.
Bruxelles sta preparando una comunicazione con cui traccia la rotta europea sulle emissioni negative. Il testo della bozza, pubblicata in anteprima dal portale francese Contexte, è diviso in due grandi capitoli: soluzioni basate sulla natura e soluzioni industriali. Se le prime non sono una novità e anzi sono affrontate già in molte altre strategie comunitarie, dalla Farm to Fork a quella sulle foreste, il sequestro artificiale di CO2 dall’aria viene tratteggiato per la prima volta.
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Il perno delle nature-based solutions per la rimozione della CO2 è il carbon farming, cioè l’implementazione di schemi di remunerazione per le pratiche di sequestro di carbonio nel suolo. L’idea è di potenziare il mercato volontario dei carbon offset, aggiungendo qualche paletto. Tra le pratiche ammesse per accedere ai crediti di carbonio figurano:
- afforestazione e riforestazione,
- agroforestazione (un sistema promiscuo che mescola alberi, arbusti, coltivazioni e allevamento),
- l’uso di colture intercalari, colture di copertura e dissodamento conservativo,
- la conversione mirata di terreni coltivati a maggese o di aree ritirate dalla produzione in prati permanenti,
- il restauro di torbiere e zone umide che riduce l’ossidazione dello stock di carbonio esistente e aumenta il potenziale di sequestro del carbonio.
I finanziamenti per stimolare le pratiche di carbon farming dovrebbero arrivare dalla nuova politica agricola comune, dai fondi LIFE, dai canali INTERREG della politica europea di coesione, e da aiuti statali. Per assicurare che queste soluzioni basate sulla natura ottengano realmente la rimozione della CO2 dichiarata, l’UE sta preparando per il 2022 un sistema standardizzato di certificazione.
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Il capitolo delle soluzioni industriali fa invece perno su due pilastri. Da un lato la cattura diretta della CO2 dall’aria. Bruxelles vuole arrivare a rimuovere dall’atmosfera e stoccare in modo permanente 5 mln di t di CO2 l’anno entro il 2030. “Un altro percorso promettente”, si legge nella comunicazione UE, “è quello di trasformare la CO2 da rifiuto a risorsa e usarla come materia prima per la produzione di prodotti chimici, plastiche o combustibili”. La direzione è rafforzare “la produzione di metanolo dalla CO2 a costi ragionevoli” perché “aprirebbe la strada alla produzione di una vasta gamma di prodotti chimici come l’etilene o il propilene utilizzati per la produzione di plastica, refrigeranti e resine”. Entro il 2030, continua il documento, almeno il 20% del carbonio impiegato nell’industria chimica e plastica dovrebbe provenire da fonti non fossili.