La proposta di Bruxelles per standardizzare il carbon removal
(Rinnovabili.it) – Un sistema di monitoraggio a maglie strette per garantire che la rimozione della CO2 sia reale. E un ventaglio di modalità possibili per aumentare il sequestro di anidride carbonica che include anche opzioni controverse come il carbon farming. È il contenuto della proposta legislativa che istituirà uno schema di certificazioni per i carbon removal, che l’UE presenterà il 30 novembre.
L’Europa “non è sulla strada giusta” per raggiungere gli obiettivi di rimozione della CO2 che si è data, riconosce la bozza di provvedimento visto in anteprima dal portale Euractiv. La strategia per i cicli di carbonio sostenibili, presentata lo scorso dicembre, prevede un mix di soluzioni basate sulla natura e soluzioni industriali. Per entrambe, però, è necessario un meccanismo di verifica dei risultati ottenuti.
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A questo obiettivo risponde la proposta legislativa. Lo schema di certificazione per la rimozione della CO2 è costruito in modo da garantire che i carbon removals sono genuini, duraturi e monitorati. Trasparenza e credibilità saranno i pilastri del processo di valutazione, continua la bozza.
Come funzionerà nella pratica questo sistema? Le quantità di anidride carbonica rimossa dall’atmosfera potranno essere certificate se rispondono a una griglia di criteri, tra cui l’aver avuto un impatto sull’ambiente positivo o neutrale, se creano un guadagno netto nella presenza di CO2 in atmosfera, se sono aggiuntive rispetto ad altri target di taglio emissioni, e le garantiscono una durabilità nel tempo e la possibilità di essere monitorate.
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Sono tre i metodi di rimozione e stoccaggio del carbonio presi in considerazione dalla proposta legislativa ai fini della certificazione: la rimozione permanente, lo stoccaggio del carbonio nei prodotti e il carbon farming. Metodi che variano in termini di maturità, efficacia dei costi e costi di monitoraggio, nota il testo.
Alcuni di questi presentano però degli aspetti controversi. Lo stoccaggio di CO2 nei suoli può presentare problemi di quantificazione e, soprattutto, è esposto a un nuovo rilascio di anidride carbonica in atmosfera. Lo stoccaggio di CO2 in prodotti, tipicamente materiali per l’edilizia, potrebbe non garantire una durata sufficiente per avere un impatto positivo sul clima.