Trasparenza e scientificità le parole d’ordine, ma la rimozione del carbonio è sempre stata un fatto speculativo
(Rinnovabili.it) – L’Europa fa un passo avanti sulla certificazione delle attività di rimozione del carbonio. La commissione ambiente ha infatti adottato le sue raccomandazioni per uno schema di certificazione volontario da adottare nel continente. Si chiama Carbon Removal Certification Framework (CRCF) ed è stato proposto per assicurare trasparenza e contrastare il greenwashing che pervade il mercato della CO2.
La speranza, così, è di far crescere il numero di attività e di investitori in tecnologie o soluzioni di rimozione del carbonio. Finora, tuttavia, tutti i quadri normativi adottati non hanno portato riduzioni affidabili e quantitativamente significative. Anzi, spesso si sono rivelati delle bolle speculative.
Pur sottolineando che la riduzione delle emissioni deve rimanere la massima priorità, però, le istituzioni comunitarie si sono lanciate in questa nuova avventura. Cercheranno così di quantificare, monitorare e verificare le rimozioni di carbonio. La Commissione UE avrà il compito di sviluppare metodologie di certificazione per le diverse attività. Il sistema dovrà essere in linea con gli standard scientifici e internazionali, dicono gli eurodeputati. In ambito ONU, questi standard hanno però dimostrato tutti i loro limiti. Bruxelles terrà poi un “registro dell’Unione”, per garantire la trasparenza del sistema, fornire informazioni al pubblico ed evitare il rischio di frode e doppio conteggio delle rimozioni di carbonio.
I deputati suggeriscono inoltre di istituire una piattaforma sulla rimozione del carbonio, sull’agricoltura e sullo stoccaggio delle attività produttive. Dovrebbero farne parte esperti del mondo accademico, della società civile e delle parti interessate. Tra queste, agricoltori e proprietari forestali. L’obiettivo sarebbe monitorare e analizzare le tendenze e consigliare la Commissione sulle metodologie di certificazione tecnica.
Consci della storia recente, i deputati della Commissione Ambiente hanno provato a mettere dei paletti. Ad esempio, ritengono che, per essere certificati, gli impianti di rimozione del carbonio devono essere in grado di immagazzinare il carbonio atmosferico o biogenico per diversi secoli. Non è chiaro come la bioenergia con cattura e stoccaggio del carbonio rientri in questa categoria.
Il carbon farming, cioè l’adozione di pratiche agricole che facilitano lo stoccaggio del carbonio, è la nuova frontiera. L’idea di includere gli agricoltori nel meccanismo di finanziarizzazione del clima è piuttosto recente e controversa. Tuttavia, per l’UE è la via da percorrere. Gli eurodeputati che hanno votato ieri, hanno chiesto di aggiungere il criterio secondo cui carbon farming può essere considerata un’attività che riduca le emissioni per un periodo di almeno cinque anni.
Infine, lo stoccaggio di carbonio nei prodotti sarà anch’esso calcolato. La certificazione, però, secondo la Commissione Ambiente dovrebbe essere limitata ai prodotti in legno. Tutt’al più si possono aggiungere i materiali da costruzione che immagazzinano carbonio per almeno cinquant’anni.