A regime, il rigassificatore di Piombino avrà una capacità di 5 mld m3 di gas l’anno
(Rinnovabili.it) – Dopo il comune di Piombino, a fermare la Golar Tundra ci (ri)provano l’Usb, il Wwf e Greenpeace. Il 3 febbraio l’Unione sindacale di base ha denunciato Snam alla procura della Repubblica di Livorno per “gravi reati ambientali”. Reati che sarebbero stati commessi durante i lavori di messa in opera del rigassificatore di Piombino, uno dei due nuovi punti di ingresso per il gas naturale liquefatto in Italia voluto dal governo Draghi. Mentre il 4 febbraio è stata la volta delle due associazioni ambientaliste.
Finora l’opera ha dribblato tutte le accuse. L’ultima il 22 dicembre, quando il Tar del Lazio ha respinto il ricorso presentato dal sindaco della città toscana, Francesco Ferrari di Fratelli d’Italia, che chiedeva lo stop all’autorizzazione dei lavori. Respinto in quanto l’iter “non ha dato evidenza di palesi anomalie nello sviluppo del procedimento né di incontrovertibili carenze istruttorie”, scriveva il tribunale del riesame. I lavori per adeguare il porto di Piombino erano iniziati a novembre, in attesa dell’arrivo in zona della nave metaniera acquistata da Snam su mandato del governo. A regime avrà una capacità di immettere nella rete nazionale circa 5 miliardi di metri cubi di gas l’anno.
Tre no contro il rigassificatore di Piombino
L’Usb è ritornata a battere ancora una volta sullo stesso tasto, quello delle presunte irregolarità durante i lavori di adeguamento della banchina per accogliere l’infrastruttura necessaria a trasportare il gas rigassificato dalla Floating Storage and Regasification Unit (FRSU) alla terraferma. Mentre Greenpeace e Wwf aggiungono altre considerazioni, intervenendo a fianco del comune di Piombino di fronte al Tar, in attesa della sentenza definitiva.
“In primis è mancata la valutazione dei rischi per l’ambiente (ad iniziare dalla VIA) e per le persone, soprattutto di un’intera fase della vita dell’opera, quella off-shore, il che è certamente preoccupante”, spiegano in una nota congiunta il presidente del Wwf, Luciano Di Tizio, e il presidente di Greenpeace, Ivan Novelli. “Scarsissima attenzione è stata prestata inoltre allo studio delle emissioni e degli inquinanti, che pure avrebbero meritato maggiori approfondimenti istruttori, come peraltro sottolineato dallo stesso Istituto Superiore di Sanità e dall’ISPRA. Riteniamo che la protezione dell’ambiente e della salute umana non possano mai assumere un valore recessivo né negoziabile rispetto all’emergenza”.