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Rigassificatore Piombino: Governo chiamato a fornire dettagli prima di decidere, approvata risoluzione Pd

Il gruppo del Partito democratico, richiamando anche la storia industriale dell’area di Piombino, non giudica adeguate le modalità adottate dal Governo riguardo alla decisione di individuare, senza la minima concertazione istituzionale, proprio quel territorio come sede di uno dei nuovi rigassificatori proposti dall’esecutivo nazionale

Il Consiglio regionale vota a maggioranza con 22 voti a favore, 11 astenuti e 1 no

Firenze – Al termine del lungo dibattito sulla comunicazione della Giunta – in merito all’ipotesi di posizionare un rigassificatore nel porto di Piombino ed alla situazione relativa alla infrastrutturazione, alle bonifiche ed alla reindustrializzazione dell’area siderurgica – l’Aula di palazzo del Pegaso ha votato a maggioranza la proposta di risoluzione del Partito democratico con 22 voti a favore, 12 astenuti e un voto contrario, quello del portavoce dell’opposizione Marco Landi.

Il gruppo del Partito democratico, richiamando anche la storia industriale dell’area di Piombino, non giudica adeguate le modalità adottate dal Governo riguardo alla decisione di individuare, senza la minima concertazione istituzionale, proprio quel territorio come sede di uno dei nuovi rigassificatori proposti dall’esecutivo nazionale. Da qui una proposta di risoluzione che impegna il Presidente della Giunta regionale “ad attivarsi tempestivamente, assieme alle istituzioni locali, le forze economiche e sociali del territorio, al fine di definire un progetto complessivo per il rilancio del territorio di Piombino da sottoporre al Governo che tenga insieme, come si è fatto nel tempo, i temi della rigenerazione produttiva, del risanamento ambientale e delle infrastrutture”. Nell’atto si chiede in particolare di affrontare il rilancio del settore siderurgico; la bonifica e il risanamento ambientale; la riconversione ecologica finalizzata a fare di Piombino un distretto delle rinnovabili; lo sviluppo dell’infrastrutturazione del territorio, compreso il tema del potenziamento e dell’accesso al Porto; gli incentivi per attrarre nuovi insediamenti produttivi, anche mediante l’approvazione della zona logistica semplificata (Zls).

Non solo, rispetto all’ipotesi di posizionamento del rigassificatore a Piombino, i consiglieri impegnano il presidente Giani a chiedere al Governo, prima di qualsiasi decisione definitiva, di fornire tutti gli elementi di dettaglio del progetto, con particolare riferimento alla sicurezza delle tecnologie adottate per tutta l’area del porto; alla stessa operatività del porto; alla sicurezza ambientale delle acque marine, senza dimenticare la vocazione turistica di Piombino e di tutto il golfo.

Nelle dichiarazioni di voto Elisa Tozzi (gruppo misto – Toscana Domani) ha parlato di situazione gestita non proprio con serenità da parte della maggioranza. Secondo la consigliera nell’atto c’è una sorta di tentativo di sintesi che non cela fino in fondo le difficoltà. La strada è comunque tracciata: il commissario è chiamato a fare quanto chiede il Governo. Per la Tozzi c’è un problema di politica nazionale che troppo spesso scarica sui territori responsabilità e scelte non prese a livello centrale. Da qui la conclusione: “o si sostiene convintamente il commissario o lo si dice. Non comprendo se c’è un pieno sostegno al commissorio”.

Di posizione poco chiara da parte del Pd ha parlato anche Silvia Noferi (Movimento 5 stelle): “da un lato il Pd contesta la scelta di Piombino come sede del rigassificatore ma dall’altro appoggia la dichiarazione del presidente Giani”.

Nelle dichiarazioni di voto se Diego Petrucci (Fratelli d’Italia) ha annunciato il voto contrario, parlando di due atti completamente “opposti, incoerenti e contraddittori”, Marco Stella (Forza Italia) ha dichiarato il non voto su tutti gli atti. “Il tema non è Piombino si o no, il Governo ha fatto una scelta inopportuna sulla politica energetica e se la dipendenza dal gas russo deve essere sostituita da altra dipendenza, qualcuno ce lo deve venire a dire”.

Stessa espressione di voto anche per Eugenio Giani: “trattandosi di atti di indirizzo e vista la mia veste di commissario, ritengo opportuno di non votare alcun atto; nel merito sia l’atto di Italia Viva lo ritengo molto costruttivo, quello del Pd mi dà invece delle impostazioni che cercherò di raccogliere”. Giani ha infine dichiarato di avere “perplessità sull’atto della Lega (respinto dall’Aula), che chiede di togliere la 398 ed io non lo farò”.

L’aula ha respinto anche la proposta di risoluzione presentata da Italia Viva su cui il Pd si è astenuto, eccetto il consigliere Gianni Anselmi che invece ha votato contro, e la non partecipazione al voto del portavoce dell’opposizione. Respinte anche due mozioni del Movimento 5 stelle e Fratelli d’Italia.

Il dibattito in Aula

Gli interventi di Stefano Scaramelli (Italia Viva), Silvia Noferi (Movimento 5 stelle), Diego Petrucci (Fratelli d’Italia), Gianni Anselmi (Pd), Marco Stella (Forza Italia), Marco Landi (Lega), Donatella Spadi (Pd), Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia), Vincenzo Ceccarelli (Pd), Francesco Torselli (Fratelli d’Italia), Massimiliano Pescini (Pd)

“Rendere il nostro paese indipendente dal gas russo è una partita non solo regionale o nazionale, ma internazionale, e sono convinto che il Consiglio regionale debba dare un sostegno importante a Eugenio Giani, nella sua doppia veste di presidente della Giunta e Commissario”, così ha esordito Stefano Scaramelli (Italia Viva), che ha invitato Giani ad avere grande coraggio, “come dimostrato anche nella comunicazione all’Aula”. Secondo il consigliere sulle garanzie ambientali, sulle compensazioni di carattere infrastrutturale ed economico, in vista di un processo di reindustrializzazione, “si gioca la partita del suo e del nostro peso politico e dal governo ci vogliono risposte antecedenti”. “Mi auguro che Giani possa avere dal nostro Consiglio un mandato più largo possibile, per dare forza al negoziato e per contribuire al processo di indipendenza e libertà dalla Russia”, ha concluso Scaramelli.

Secondo Silvia Noferi (Movimento 5 stelle) “non si tratta di dire ‘no’ a prescindere, qui si vuole attuare un progetto senza le tutele e le valutazioni previste dalla Legge, cioè la Valutazione di Impatto Ambientale, con una procedura totalmente antidemocratica”. E a tal proposito la consigliera ha ricordato che la Toscana è stata l’unica regione d’Italia che, dopo una lunga e complessa procedura autorizzativa, ha approvato un terminale galleggiante di ri-gassificazione della società OLT offshore. Procedura che si è conclusa dopo 14 anni con il rilascio del Rapporto di Sicurezza e che per evitare gli effetti di possibili incidenti rilevanti sulla popolazione ha previsto che la nave fosse ormeggiata a 12 miglia dalla costa, dove il fondale è a 120 metri, oltre ad opportune zone di interdizione. Una situazione ben diversa dal rigassificatore di Piombino, definito dalla consigliera “una vera e propria bomba ad orologeria”. Per la Noferi “andare contro i territori che protestano, che il Governatore della Toscana dovrebbe rappresentare e tutelare, servirà solo a consegnare la Regione al Centrodestra alla prossima tornata elettorale”. “Il Commissario nominato dal Governo sarà l’unico responsabile per il rilascio dell’autorizzazione – ha concluso – speriamo che non sia mai chiamato a risponderne alla sua coscienza”.

Diego Petrucci (Fratelli d’Italia) ha affermato di nutrire “preoccupazioni” sul decalogo presentato da Eugenio Giani: “Vorrei solo sapere se è stato concordato con il sindaco di Piombino, altrimenti per noi sarebbe una sorta di commissariamento del primo cittadino della città  e costituirebbe una grave mancanza”. “Sul commissariamento del Comune di Piombino non faremo alcuno sconto”, ha assicurato il consigliere, mentre “in tema di approvvigionamento energetico ogni regione deve fare la sua parte e la Toscana vanta la geotermia, le cui concessioni scadranno però nel 2024”. Infine, parlando del passato della città, che vantava 7900 addetti nel settore delle acciaierie e che oggi conta 1600 cassa integrati, Petrucci ha chiesto al Commissario quanti posti di lavoro porterà l’operazione rigassificatore, altrimenti il futuro di Piombino deve essere altro.

Di “proposta del Governo senza storia, incapace di fare i conti con le ambizioni del territorio” ha parlato Gianni Anselmi (Pd), consapevole che il tema del rigassificatore avrà un suo percorso procedurale, e augurandosi “che non se ne dia per scontato l’esito”. E da ex primo cittadino di Piombino, il consigliere ha ripercorso i tanti progetti sulla città, dalla siderurgia alla termoelettrica, partendo dal lavoro del metallo ai tempi degli etruschi. “Penso e dico con accoratezza che è lecito che i cittadini siano preoccupati – ha continuato Anselmi – hanno vissuto anni come ostaggio, basti pensare che sono sempre in attesa della bonifica delle falde”. Da qui l’invito a “dare forza alle istituzioni, per dire come si lavora a Piombino, prima di digerire una medicina complicata come il rigassificatore”.

“Sul tema del rigassificatore a Piombino non si tratta di dividerci tra il fronte del no e del sì, ma di capire quali siano gli obiettivi della politica energetica del nostro Governo”. Così il consigliere di Forza Italia Marco Stella, nella discussione in aula sul rigassificatore di Piombino. “Trovo che la proposta di un rigassificatore nel 2022 sia anacronistica. Ci vorranno due anni prima che vada a regime e andrà a produrre circa 6miliardi di metri cubi su un fabbisogno ben superiore. E’ dunque una toppa all’emergenza che non ci porterebbe al raggiungimento della tanto dichiarata indipendenza economica energetica dell’Italia”. “Ancora prima di fare questa scelta dovremmo ascoltare i contributi critici degli amministratori locali – ha continuato -. Peraltro la tanto dichiarata indipendenza economica dell’Italia non arriverebbe dai rigassificatori, perché il gas arriverà da altri paesi. Quale tipo di beneficio porterebbe dunque al nostro territorio, alle nostre imprese e alla nostra regione? Essendo una materia complicatissima, finché non vedremo comunque anche i dati tecnici, non possiamo esprimere nessun tipo di posizione. Non avrebbe senso. Non tifiamo né per il partito del no e dei sì, ma per il partito della Toscana” ha concluso.

Intervenuto nel dibattito il portavoce dell’opposizione Marco Landi (Lega) ha criticato la nomina di Giani come Commissario per la realizzazione del rigassificatore. “Questa non può essere pensata come una medaglietta da mettersi sulla giacca – ha detto – E’ una scelta che porta con sé la mancanza di un’azione politica. C’è stato un incontro con i sindaci della Val di Cornia che si sono espressi in maniera contraria. Allora chi rappresenta il presidente?” “Peraltro – ha aggiunto – le informazioni e le garanzie sul progetto derivano dalla stessa azienda, la Snam, che dovrà fare l’opera. Dunque non ho dubbi che questa società dica che andrà tutto bene. Le garanzie ambientali non le vogliamo dalla società che fa l’opera, ma dal Governo, ed è qui che manca l’interlocuzione politica”. Landi ha parlato anche del contraccolpo del mercato dell’itticoltura “menzionato anche dalla comunicazione dello stesso Giani e che copre il 60 per cento del mercato di allevamento nei nostri supermercati. Chi darà le garanzie dopo?” Tra le criticità citate da Landi anche le conseguenze legate “al raffreddamento e al residuo chimico nell’acqua della darsena dovuti al riversamento e l’impatto sulla “vista dell’arcipelago, sul porto turistico che al momento ospita circa 800 barche e sul traffico marittimo”. “Il presidente Giani ci deve dire quali sono state le interlocuzioni e come il progetto che ci ha presentato si concili con il piano strutturale dell’amministrazione di Piombino e con le strategie dell’autorità di sistema portuale”.

“Oggi stiamo discutendo di una questione estremamente delicata che riguarda il territorio che rappresento e che ha una vocazione turistica vista la sua collocazione alle porte del Golfo di Follonica e davanti al Parco dell’Arcipelago – ha affermato la consigliera Donatella Spadi (Pd) -. Ma abbiamo anche delle responsabilità, siamo di fronte a un’emergenza quale la guerra in Ucraina e la crisi di Stato. Giani sarà garante di tutti i cittadini, siano essi piombinesi e maremmani. Il presidente ci ha detto che prima di arrivare alla firma e alla fine del progetto avremo 30 pareri, non solo ministeriali, ma anche dei vigili del fuoco. Se venerdì il presidente parteciperà al Consiglio comunale di Piombino non è perché lo vuole commissariare, ma per ascoltare. Nonostante io resti in attesa di ulteriori pareri tecnici sono possibilista rispetto a questa scelta” ha concluso.

Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia) è tornato sulla questione della nomina di Giani come commissario straordinario per il rigassificatore: “Il primo punto sbagliato in questa vicenda è la nomina del presidente della Regione come commissario di un’opera di interessa nazionale – ha detto – Il presidente della Giunta per statuto ha il compito di rappresentare la nostra comunità di fronte al governo e all’Europa. È dunque un conflitto di interessi di una figura che invece dovrebbe difendere i nostri territori e i suoi principi. Tanto è vero che non si sta discutendo se fare o no l’opera, ma entro quando realizzarla. Giani avrebbe potuto non accettare l’incarico, ma ha fatto una scelta diversa”.

Il presidente del gruppo consiliare del Partito democratico Vincenzo Ceccarelli ha detto di apprezzare la relazione del presidente Giani aggiungendo: “vogliamo dargli forza relativamente alle cose che ci ha riferito. Su Piombino, l’interesse nazionale già c’era prima. Dal 2013 sono stati approvati accordi poi aggiornati e parliamo di un interesse nazionale non di una città di 40mila abitanti. Se li siamo in presenza di un inquinamento è perché c’era un interesse nazionale a creare dei manufatti che sono serviti al Paese no ai cittadini di Piombino”. Ceccarelli ha sottolineato la “necessità di attivarsi tempestivamente, con i rappresentati locali, per colmare un gap che il Governo nazionale e il ministro hanno prodotto, e da questo punto di vista il fatto che il presidente Giani sia stato nominato commissario può essere un valore aggiunto, visto che può garantirci più di un burocrate o di un dirigente ministeriale, rapportandosi con autorevolezza con un territorio. Il presidente commissario ha dei compiti, e lui ha detto che questa presenza della nave metaniera si può fare a determinate condizioni”. “Se le condizioni non ci sono, vedremo cosa fare” ha aggiunto il presidente del gruppo del Pd chiedendosi poi cosa sia previsto se non ci saranno “il commissariamento del commissario”. “Per Piombino – ha continuato – il tema del rilancio della siderurgia ecologica è lì da tempo e di fronte all’immobilismo di Governo e enti locali è stata la Regione di prima e di ora a fare qualcosa. Sulle bonifiche è ancora tutto fermo mentre è stato appaltato il primo lotto della strada statale 398. Le cose che hanno marciato più in fretta sono quelle che riguardano il porto, con investimenti di circa 100milioni, con un commissario ancora una volta individuato nel presidente della Giunta. Prima di procedere e prendere delle decisioni definitive noi vorremmo che ci sia chiarezza e che ci siano tutte le garanzie rispetto alla sicurezza delle tecnologie adottate e che ci sia la garanzia per la operatività del porto soprattutto in riferimento con i collegamenti con l’isola d’Elba e alla permanenza eventuale del rigassificatore che è un altro punto derimente che deve essere chiaro. Il presidente commissario su questi temi cercherà chiarimenti e certezze e non da noi ma nelle sedi competenti”. “Chiediamo cose chiare e certificate – ha concluso Ceccarelli – e questa mi pare una posizione seria. Abbiamo ascoltato le preoccupazioni legittime dei cittadini, meno legittimo che a incentivarle e cavalcarle sia chi li rappresenta”.

Il capogruppo di Fratelli d’Italia Francesco Torselli nel suo intervento ha voluto chiarire “che il suo non è il partito del no e del no nel mio giardino come dimostrato proprio a Piombino, nel caso della nave da crociera Costa Diadema con il sindaco che ha chiesto che venisse ormeggiata nel porto finchè i contagiati dal covid si negativizzassero. Piombino ha dato tanto durante la pandemia, e anche nel caso della riconversione da città industriale a città del turismo. Lo raccontano tanti operatori del mondo della pesca e dell’agricoltura”. “Siamo contrari – ha spiegato Torselli – perché non ci sono piaciuti certi metodi, come l’annuncio sul rigassificatore del ministro Cingolani, del 6 aprile, quando poi la nomina del commissario Giani è arrivata il 9 giugno, con due mesi di ritardo. Giani è stato chiamato per realizzarlo e non a decidere di farlo, parlando di una relazione che nessuno aveva visto. Si arriva a un decalogo, che chiamo forma di tutela per la città di Piombino, scritto non si sa da chi, in un palazzo lontano cento chilometri dalla città. Nessuno da Piombino ha condiviso quei punti e su quali sarebbero da inserire”.

Il consigliere del Partito democratico Massimiliano Pescini ha parlato di un “dibattito appassionato e competente, e di una città che va ben oltre il suo territorio fisico, per le funzioni che ha in prospettiva se lavoriamo in maniera intelligente. Lo sviluppo sostenibile si realizza attraverso l’arte difficile del governo come cerchiamo di proporre”.  Pescini ha definito giuste le rimostranze di Fratelli d’Italia aggiungendo però che si tratta di un’evoluzione di una posizione visto che il segretario di Piombino Danilo Dilio si è dimostrato nel mese di aprile più possibilista parlando del rigassificatore come di un problema che potrebbe diventare un’opportunità”. “Dobbiamo arrivare a una sintesi delle posizioni – ha concluso – e cercare il bene di quella città e di quella costa. Un obiettivo che deve essere nostro, di chi governa il territorio e del Governo nazionale. Ci vuole per ogni tipo di problematica una risposta chiara e seria. Siamo sicuri che il ruolo di Giani sarà decisivo per portare Piombino a una nuova fase per una discussione che non sia ridotta a un sì o un no”.

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Rinnovabili • Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie

Incentivi fotovoltaico, tutti i bonus 2024 per privati e famiglie

Dal reddito energetico ai nuovi incentivi per l’autoconsumo virtuale, dal bonus fotovoltaico al 50% ai contributi regionali. Ecco una guida completa ed aggiornata a tutti gli incentivi dedicati al fotovoltaico in Italia per famiglie e privati

Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie
Guida agli incentivi per il fotovoltaico residenziale 2024

Guida completa e aggiornata agli incentivi statali e regionali per il fotovoltaico 2024

Anche nel 2024, in Italia, i privati cittadini possono dotarsi di un impianto fotovoltaico facendo affidamento su una serie di sussidi dedicati, dai bandi regionali ai contributi statali. Abbiamo raccolto tutti gli incentivi al fotovoltaico 2024 in una guida, per offrire una panoramica completa e aggiornata degli strumenti di agevolazione finanziaria e fiscale attualmente in vigore e delle modalità per accedervi.

Incentivi al fotovoltaico 2024 per privati e famiglie: bonus e contributi statali

Tra fine del Superbonus 110% e nuove configurazioni dell’energy sharing, i regimi incentivanti per il fotovoltaico dei privati cittadini stanno mutando rapidamente. Oggi la tendenza generale è quella di premiare gli impianti solari in autoconsumo e mettere in campo nuovi strumenti contro la povertà energetica. Dagli ecobonus edilizi “rimaneggiati” al pannelli solari gratuiti per le famiglie a basso reddito, ecco come stanno cambiando gli incentivi per il fv residenziale.

Fotovoltaico gratuito, i contributi del Reddito Energetico (ISEE) 

Una delle grandi novità in tema di incentivi statali al fotovoltaico domestico è il Reddito energetico nazionale 2024. La misura permette di ottenere, per alcune fasce economiche della popolazione, pannelli fotovoltaici domestici in maniera gratuita grazie ad un contributo in conto capitale. Con l’obiettivo più ampio di riuscire a realizzare nell’arco di due anni – il 2024 e il 2025 – circa 31mila impianti solari residenziali al servizio di famiglie in condizione di disagio economico. Budget stanziato per il biennio: 200 milioni di euro.

Beneficiari: possono fare richiesta del Bonus Fotovoltaico Reddito Energetico tutti i nuclei familiari con ISEE inferiore a 15.000 euro; oppure inferiore a 30.000 euro ma con almeno 4 figli a carico. L’incentivo è destinato al Soggetto realizzatore dell’impianto.

Tempistiche: le domande per gli incentivi possono essere presentate dal 5 luglio 2024 fino al 31 dicembre 2024, o fino ad esaurimento fondi. Dopo solo 24 ore gli 80 milioni destinati alle Regioni del Sud e le Isole sono andati esauriti. Ad oggi rimangono unicamente quelli per il resto dell’Italia.

Tipologia di intervento: Il bonus Reddito energetico 2024 incentivata i sistemi fotovoltaici residenziali su coperture e/o superfici di edifici con taglia compresa tra 2 e 6 kWp. Il contributo prevede una quota fissa massima di 2.000 euro più una quota variabile di 1.500 euro per ogni kW di potenza installata. Le agevolazioni previste dal Reddito Energetico Nazionale non sono cumulabili con altri incentivi pubblici.

Come fare domanda: L’istanza per il Reddito energetico deve essere inoltrata direttamente dalla piattaforma dedicata del Gse (Gestore dei Servizi energetici), previa iscrizione o identificazione con SPID. L’installazione di moduli fotovoltaici sul tetto va considerata manutenzione ordinaria e pertanto ricade nelledilizia libera che non richiede nessuna autorizzazione o atto amministrativo necessario per procedere immediatamente.

Fotovoltaico gratuito, i contributi del Reddito Energetico (ISEE) 

Bonus Fotovoltaico 50%  

Noto anche come Bonus Casa 50% o Bonus Ristrutturazione, questo contributo permette di portare in detrazione il 50% delle spese sostenute (bonifici effettuati) in caso di interventi di ristrutturazione edilizia. Ma nella lista di lavori rientra anche l’acquisto e l’installazione di impianti fotovoltaici residenziali.

Beneficiari: Possono portare in detrazione le spese sia i proprietari di singole unità abitative, sia i condomìni per le parti in comune.

Tempistiche: le agevolazioni per i pannelli fotovoltaici rimarranno in vigore fino al 31 dicembre 2024 (salvo proroghe).

Tipologia di interventi:  La detrazione fiscale si applica sulla spesa per impianti fv su tetto, balconi e persino le facciate degli immobili, sistemi di accumulo compresi. Coperto anche anche un eventuale ampliamento dell’impianto solare a patto che la potenza di picco resti sotto i 20 kW. Limite massimo di spesa: 96.000 euro per ciascuna unità immobiliare. Questo incentivo permette ancora di optare tra cessione del credito o sconto in fattura, ma unicamente per gli interventi effettuati prime del 16 febbraio 2023, o entro la cui data siano stati stipulati contratti vincolanti. 

Come fare domanda:  La richiesta della detrazione IRPEF deve avvenire tramite la compilazione della dichiarazione dei redditi. Per usufruire del bonus fotovoltaico al 50% è necessario:

  • il bonifico parlante, 
  • l’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti i requisiti tecnici dei lavori eseguiti,
  • la congruità delle spese con computo metrico,
  • l’APE,
  • l’invio della comunicazione della scheda tecnica all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori.

Per approfondire le modalità di richiesta, leggi Bonus ristrutturazione, cosa accade se il bonifico parlante non coincide con il beneficiario.

Bonus Fotovoltaico 50%  

Superbonus 70% per il fotovoltaico residenziale

Il Bonus fotovoltaico 2024 più famoso in ambito residenziale rimane quello definito “super”. Ma abbandonato una volta per tutte il generoso e complesso 110%, il Superbonus per gli interventi di riqualificazione energetica in edilizia, pannelli solari per privati compresi, scende all’aliquota 70%. Tra tutti gli incentivi al fotovoltaico 2024, questo contributo è in assoluto il più generoso ma presenta anche rigidi paletti.

Beneficiari: possono portare in detrazione le spese i condomìni e le persone fisiche per interventi su edifici composti da 2 a 4 unità immobiliari distintamente accatastate. 

Tempistiche: il Superbonus 70% rimane in vigore fino al 31 dicembre 2024, poi l’aliquota si abbassa al 65%.

Tipologia di intervento: il Bonus Fotovoltaico al 70% copre le spese sostenute nel 2024 per l’installazione di impianti solari, accumuli compresi, anche se i lavori non vengono effettivamente eseguiti nel medesimo anno. Con l’obbligo però di migliorare la certificazione energetica (APE) dell’immobile di almeno 2 classi. Il massimo che può essere detratto è 2.400 euro per ogni kW di potenza fotovoltaica installata, entro un massimo di 48.000 euro. In alcuni casi è ancora possibile chiedere la cessione del credito 2024.

Come fare domanda: Anche in questo caso la richiesta della detrazione IRPEF avviene tramite la compilazione della dichiarazione dei redditi. Per usufruire del bonus fotovoltaico al 70% è necessario:

  • il bonifico parlante, 
  • l’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti i requisiti tecnici dei lavori eseguiti e la congruità delle spese con computo metrico,
  • l’APE,
  • l’invio della comunicazione della scheda tecnica all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori.

Gli incentivi per le Comunità Energetiche Rinnovabili e l’Autoconsumo Diffuso 

Una forma di incentivi fotovoltaici 2024 molto convenienti è stata introdotta dal nuovo Decreto CACER e premia l’energia generata da impianti solari (ma non solo) e condivisa virtualmente nei gruppi di autoconsumo diffuso e nelle comunità energetiche rinnovabili (CER). Il regime prevede una tariffa premio riconosciuta sull’energia condivisa incentivabile e un corrispettivo di valorizzazione ARERA a rimborso di alcune componenti tariffarie (nel 2023 è stato di 8,48 euro/MWh).

Beneficiari: possono richiedere gli incentivi i condomìni nel caso dell’autoconsumo diffuso, i privati cittadini per le CER.

Tempistiche: la misura è già in vigore e può essere richiesta fino al trentesimo giorno successivo alla data di raggiungimento dei 5 GW incentivati totali; o in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2027.

Tipologia di intervento: Possono essere incentivati unicamente impianti entro 1 MW di potenza unitaria. La tariffa premio per il fotovoltaico delle CER e dei gruppi di autoconsumo varia a seconda della zona geografica e si suddivide in una tariffa fissa, legata alla potenza dell’impianto, e una tariffa variabile in funzione del Prezzo zonale.

Tabella incentivi al fotovoltaico nelle configurazioni di autoconsumo virtuale
Tabella incentivi al fotovoltaico nelle configurazioni di autoconsumo virtuale

Come accedere: L’invio della richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso può essere fatto solo dal Soggetto Referente e l’istanza deve essere trasmessa tramite il Portale informatico del GSE “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”. 

Incentivi per l'Autoconsumo Fotovoltaico: CER e autoconsumo diffuso 

Incentivi per pannelli fotovoltaici nel Conto Termico 3.0 

E’ ancora presto per poter richiedere queste agevolazioni ma è opportuno parlare anche della proposta di Conto Termico 3.0, schema che modifica l’attuale regime incentivante per le rinnovabili termiche. L’attuale bozza del provvedimento propone di ampliare gli interventi ammissibili, incentivando accanto alle fonti rinnovabili termiche anche l’installazione di pannelli fotovoltaici e relativi sistemi di accumulo, presso l’edificio o nelle relative pertinenze. A patto di sostituire contestualmente gli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti a pompe di calore elettriche

Beneficiari: La misura è aperta a privati, PA ed enti del terzo settore.

Tempistiche: Il Decreto Ministeriale è in fase di valutazione, dovrebbe entrare in vigore nel 2024 (salvo ritardi).

Tipologia di interventi: L’agevolazione è un contributo a fondo perduto (valore da definire). Attualmente sono in vigore incentivi che variano dal 40% al 65% della spesa sostenuta. Il Conto Termico è cumulabile con altri incentivi di natura non statale.

Come accedere: L’invio della richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso può essere fatto solo dal Soggetto Referente e l’istanza deve essere trasmessa tramite il Portale informatico del GSE “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”.

conto termico 3.0

Fotovoltaico, gli incentivi regionali 2024

Non esistono solo gli incentivi statali. Diverse Regioni in Italia offrono oggi delle agevolazioni per i pannelli fotovoltaici, destinate a privati cittadini o comunità. E in molti casi i contributi sono cumulabili con le misure di supporto distribuite a livello nazionale. Vediamo nel dettaglio i bandi regionali 2024 che sostengono la crescita del fotovoltaico residenziale, assieme a tempistiche e modalità per presentare la richiesta.

Gli incentivi al fotovoltaico residenziale del Friuli Venezia Giulia

Il bando del Friuli Venezia Giulia ammette a finanziamento l’acquisto e installazione di impianti fotovoltaici con annessi sistemi di accumulo a batteria, realizzati a servizio di unità immobiliari a uso residenziale con categoria catastale da A1 ad A9 e A11 situati nel territorio regionale.

Beneficiari: Possono partecipare al bando del FVG le persone fisiche residenti nel territorio regionale, ma la richiesta deve essere legata ad un solo immobile.

Tempistiche: il bando regionale è stato lanciato nel 2023 ma le richieste possono essere ancora presentate fino alla fine del 2024.

Tipologia di intervento: gli incentivi sono concessi a fondo perduto nella misura del 40% del costo totale dell’intervento. Per un impianto fotovoltaico di taglia sotto i 800 W (compresi anche i sistemi fotovoltaici Plug and Play da balcone) è ammissibile un costo massimo di 1.720 euro; per un impianto di potenza pari o superiore a 800 W, è ammissibile un costo massimo di 3000 euro al kW (per un totale massimo di 18.000 euro).

Come accedere: la domanda di incentivo deve essere presentata esclusivamente “online” attraverso il sistema “ISTANZE ONLINE” della Regione. L’incentivo è cumulabile con le detrazioni fiscali nazionali e con altri incentivi, purché la somma delle agevolazioni ottenute non superi la spesa complessivamente sostenuta.

Emilia Romagna: Contributi per le Comunità energetiche rinnovabili

L’Emilia Romagna ha lanciato un Bando del valore di 6 milioni euro, per favorire lo sviluppo di CER, in coerenza con la L.R. 5/2022, attraverso la concessione di contributi economici a copertura dei costi per l’installazione degli impianti fotovoltaici di  accumulo dell’energia a servizio delle comunità energetiche stesse e delle relative spese tecniche.

Beneficiari: le Comunità Energetiche Rinnovabili ubicate sul territorio della Regione Emilia-Romagna.

Tempistiche: il bando dell’Emilia Romagna si è aperto il 12 giugno 2024 per chiudersi il 31 ottobre 2024.

Tipologia di intervento: Per ogni Impianto/Unità di produzione deve essere presentata una singola domanda di contributo ed è riconosciuto il 25% dell’importo minore tra: la spesa ammissibile effettivamente sostenuta per l’investimento e  il massimale di spesa ammissibile previsto per l’investimento. La percentuale di contributo riconosciuta per ciascun impianto potrà essere aumentata del 5% qualora la CER sia situata in aree montane ed interne del territorio regionale, oppure vi prendano parte Soggetti economicamente svantaggiati (ISEE fino a 15.000 €), o il progetto sia localizzato nelle aree interessate dall’emergenza alluvione del Maggio 2023.

Come accedere: La domanda di contributo dovrà essere trasmessa alla Regione tramite applicativo web Sfinge 2020. I contributi del bando sono cumulabili con altri aiuti di Stato.

Fotovoltaico residenziale, il bando 2024 della Toscana

Quest’anno la Toscana ha pubblicato il Bando contributi “Casa a zero emissioni” finalizzato al miglioramento della qualità dell’aria nei 14 Comuni dell’area di superamento “Piana lucchese”. L’intervento stanzia 6 milioni di euro per interventi di dismissione di generatori di calore già installati e a uso residenziale a favore di pompe di calore ad alta efficienza, a cui possono essere aggiunti pannelli fotovoltaici con sistema di accumulo a batterie. 

Beneficiari: possono richiedere gli incentivi al fotovoltaico i cittadini residenti nei comuni Altopascio, Capannori, Lucca, Porcari, Buggiano, Chiesina Uzzanese, Massa e Cozzile, Montecatini Terme, Monsummano Terme, Montecarlo, Pescia, Pieve a Nievole, Ponte Buggianese, Uzzano. Ma le richieste devono riferirsi ad un singolo immobile per famiglia.

Tempistiche: il bando è stato aperto il 15 febbraio 2024 e rimarrà in vigore fino a esaurimento fondi.

Tipologia di intervento: in caso di sostituzione di caminetto a legno o stufa a biomassa, il bando della Toscana permette usufruire di un contributi a fondo perduto fino ad un massimo di 3.000 euro per l’acquisto di un impianto fotovoltaico. Più altri 500 euro in caso di aggiunta di un sistema di accumulo. L’incentivo scende a 2.400 euro massimi in caso di sostituzione di un impianto a gasolio.

Come Accedere: solo online tramite la piattaforma di Sviluppo ToscanaLe agevolazioni sono cumulabili con gli incentivi nazionali del Conto Termico e degli ecobonus edilizi e possono essere incrementate in base all’ISEE.

Fotovoltaico Basilicata, il bonus 2024

Per il 2024 la Regione Basilicata ha messo a disposizione 15 milioni di euro con cui incentivare il fotovoltaico residenziale e altri impianti rinnovabili domestici. Alla cifra si aggiungono 24 milioni di euro per il 2025.

Soggetti beneficiari: proprietari o usufruttuari di immobili in cui gli stessi hanno la residenza.

Tempistiche: Il bonus fotovoltaico della Basilicata può essere richiesto dall’8 aprile fino al 31 dicembre 2025 o fino a esaurimento budget.

Tipologia di interventi: Il regime lucano assegna contributi a fondo perduto valido per impianti fotovoltaici con una potenza non inferiore a 3 kWp (5% di tolleranza). Il sussidio può arrivare fino a un massimo di 10.000 euro compresi i sistemi di accumulo.

Come accedere:  La procedura di prenotazione delle risorse è “a sportello”. Le istanze devono essere presentate attraverso la piattaforma “Centrale bandi” della Regione Basilicata.

Bonus fotovoltaico basilicata 2024

Incentivi al fotovoltaico 2024, il bando della Lombardia

La Regione Lombardia è storicamente uno delle amministrazioni territoriali che più ha incentivato il fotovoltaico residenziale. Dai bonus destinati ai pannelli solari sul tetto a quelli per l’accumulo fotovoltaico passando per i contributi elargiti alle comunità energetiche, la Regione si è sempre distinta. Divenendo non a caso, la prima in Italia per numero di impianti solari in esercizio e per autoconsumo solare. Nel 2024 lo slancio “locale” si è affievolito, per lasciare spazio ai nuovi sussidi statali. Reddito Energetico Nazionale e Bonus fotovoltaico 70% in primis. Ma qualcosa ancora persiste come nel caso del Bando Rifugi Alpini del valore di 5.000.000 euro, finalizzato a supportare interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico.

Soggetti beneficiari: Possono chiedere gli incentivi i gestori o i proprietari di rifugi alpinistici ed escursionistici di Comuni montani o parzialmente montani.

Tempistiche: le domande possono essere presentate a partire dalle ore 10.00 del 10 luglio 2024 ed entro le ore 16.00 del 31 ottobre 2024.

Tipologia di Intervento: Si tratta di una sovvenzione a fondo perduto di massimo 300.000 euro a per singolo rifugio. Gli incentivi supportano tra le altre cose, anche l’installazione di impianti fotovoltaici ed eventuali sistemi di accumulo. Ogni soggetto richiedente può presentare più domande nel limite dell’importo max. complessivo di 600.000 euro.

Come accedere: La domanda deve essere presentata esclusivamente mediante la piattaforma Bandi e Servizi della Regione Lombardia all’indirizzo www.bandi.regione.lombardia.it.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili del MASE è entrato in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il 2 luglio 2024. Ecco tutte le norme e la suddivisione regionale della nuova potenza verde

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore
le nuove norme del Decreto Aree Idonee 2024. Via depositphotos

Il Decreto Aree Idonee Rinnovabili è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale

Dopo un lungo periodo di rimpalli tra MASE (Ministero dell’Ambiente) e Regioni, il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili ha concluso il suo iter normativo. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 2 luglio 2024, il provvedimento ministeriale è entrato ieri formalmente in vigore. Nato con l’obiettivo di fare chiarezza sulle aree da destinare o meno agli impianti eolici e fotovoltaici, il testo finale, tuttavia, non centra a pieno l’obiettivo. Il braccio di ferro innescato da poter centrale e potere locale ha ottenuto come risultato quello di demandare il peso delle decisioni più importanti alle amministrazioni regionali. Senza compiere di fatto quella semplificazione e omogeneizzazione inizialmente sperata.

Ma il decreto in questione è molto di più. Nelle sue pagine sono infatti contenute le nuove quote di Burden Sharing, ossia le ripartizioni regionali dell’obiettivo nazionale per la capacità rinnovabile 2030. Nel dettaglio le 19 Regioni e le due Province autonome di Trento e Bolzano dovranno spartirsi 80 GW di potenza verde attesa per la fine del decennio.

Decreto Aree idonee 2024, cosa contiene il testo

Il Decreto Aree Idonee Rinnovabili è composto da 9 articoli in totale, suddividendo le norme in due capitoli: la ripartizione della potenza fra regioni e province autonome; i principi e i criteri per l’individuazione delle cd. aree idonee.

La disciplina è stata voluta dal decreto legislativo n. 199 del 2021, ma nella pratica avrebbe dovuto rispondere ad un bisogno “storico”. L’obiettivo iniziale era, infatti, quello di ridurre al minimo quegli spazi di dissidio che hanno connotato in passato il rapporto tra livelli di Governo proprio in riferimento al tema delle FER.

Tuttavia il provvedimento risponde anche ad una seconda esigenza, ossia dividere tra i territori quegli 80 GW di potenza verde che il Belpaese dovrebbe installare entro la fine di questo decennio. Nel dettaglio a ogni regione è stata assegnata una capacità minima da raggiungere annualmente, a partire dal 2021. Nel conteggio annuale rientrano tutti i nuovi impianti e i progetti di potenziamento. Sia terra che in mare. Ma vediamo la ripartizione nel dettaglio.

Burden Sharing 2030, le nuove capacità rinnovabile regionale

 Ai fini del calcolo per il raggiungimento degli obiettivi territoriali, il Decreto Aree Idonee Rinnovabili tiene conto della potenza nominale degli impianti nuovi, potenziati, riattivati, ricostruiti integralmente o oggetto di rifacimentoentrati in esercizio dal 1° gennaio 2021 fino al 31 dicembre dell’anno di riferimento”. Compreso il 100% della capacità installata in mare.

Per questi ultimi il Decreto prevede, in caso di connessioni ricadenti in regioni diverse da quelle in cui insistono gli impianti offshore, una speciale ripartizione della potenza. Il 20% a carico del territorio  in cui si trovano le infrastrutture di connessione  alla  rete  elettrica  e  il restante 80%, “in via proporzionale rispetto alla reciproca  distanza, tra le altre regioni  la cui costa sia direttamente  prospiciente l’impianto”. 

Ai fini del raggiungimento dei target regionali il nuovo schema Aree Idonee Rinnovabili riconosce per gli impianti geotermici ad alta e media entalpia e quelli idroelettriciuna potenza nominale aggiuntiva pari alla potenza di ogni fonte rinnovabile per il relativo parametro di equiparazione”. Contestualmente il testo affida al GSE il compito di pubblicare i parametri di equiparazione sulla base della producibilità media rilevata da idro e geotermia rispetto a quella da fonte fotovoltaica.

Il contributo maggiore? Sempre quello della Sicilia con oltre 10,4 GW per la fine del decennio, seguita dalla Lombardia (8,7 GW) e dalla Puglia (7,3 GW).

Decreto Aree Idonee 2024, la capacità assegnata alle Regioni

Impianti rinnovabili: aree Idonee, non idonee, ordinarie o vietate

In base al provvedimento Regioni e Province avranno 180 giorni per individuare sul loro territorio con propria legge quattro tipologie di zone:

  • Le aree idonee, caratterizzate da un iter accelerato ed agevolato per la costruzione ed esercizio degli impianti a rinnovabili.
  • Le aree non idonee, le cui caratteristiche sono incompatibili con l’installazione di specifiche tipologie di impianti, sulla base delle linee guida governative già emanate.
  • Le aree ordinarie, ossia aree diverse dalle precedenti in cui si applicano i regimi autorizzativi ordinari.
  • Le aree vietate, zone che in base alle nuove norme introdotte con l’art.5 del DL Agricoltura sono precluse agli impianti fotovoltaici a terra.

Il potere di definire zone “appropriate e non” rimane, dunque, in mano alle autorità regionali e provinciali, ma, in caso di mancata adozione delle legge nei termini previsti e dopo un richiamo ufficiale con nuovo termine, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica adotterà “le opportune iniziative ai fini dell’esercizio dei poteri sostitutivi”.

Decreto Aree Idonee Rinnovabili: Principi e Criteri di individuazione

Il tema è stato uno dei più discussi durante l’iter di approvazione. Dopo una serie di rimaneggiamenti del testo, la formula finale del DM Aree idonee 2024 chiede alle Regioni di prendere in considerazione la massimizzazione delle aree da individuare al fine di agevolare il raggiungimento degli obiettivi del Burden sharing. Dando priorità all’impiego di superfici di strutture edificate, quali:

  • capannoni industriali
  • parcheggi, 
  • aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica.

E verificando  nel contempo l’idoneità di aree non  sfruttabili per altri scopi, come ad esempio le  superfici agricole non utilizzabili.

Alle amministrazioni regionali è lasciata la possibilità di classificare le superfici o le aree come idonee differenziandole sulla base della fonte, della taglia e della tipologia di impianto. Tenendo conto “delle aree immediatamente idonee di cui all’articolo 20, comma 8 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199 vigente alla data di entrata in vigore del presente decreto”.

Nelle aree non idonee entreranno automaticamente tutte quelle zone e superfici ricomprese nel perimetro dei beni sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio. 

Una delle parti più contestate? Le nuove fasce di rispetto, ossia quelle porzioni di territorio a protezione di elementi sensibili nelle quali le trasformazioni urbanistico-edilizie sono sottoposte a disciplina specifica. In base al nuovo decreto le Regioni possono stabilire una fascia di rispetto dal perimetro dei beni sottoposti a tutela di ampiezza differenziata a seconda della tipologia di impianto. Con un limite massimo di 7 chilometri. I rifacimenti sono esclusi.

Leggi qui il testo in Gazzetta Ufficiale

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Rinnovabili • Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore

Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore

Con oltre 10mila richieste inoltrate attraverso lo sportello del GSE, le famiglie del Mezzogiorno e delle Isole hanno rapidamente saturato il contingente. Ora restano solo gli incentivi di reddito energetico per le altre regioni

Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore
Il contatore degli Incentivi del Reddito Energetico 2024. Credits: GSE

 In un giorno prenotato l’80% delle risorse del REN 2024

Gli incentivi del Reddito Energetico Nazionale sono stati un successo. Perlomeno nelle Regioni del Sud Italia, dove in appena 24 ore sono andati esauriti gli 80 milioni di euro messo a disposizione dal regime. Lo hanno fatto sapere il 6 luglio, con note stampa separate, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetici (MASE) e il Gestore dei Servizi Energetici (GSE). Al netto  dei controlli e delle possibili rinunce, il REN 2024 ha mostrato come l’interesse per il fotovoltaico residenziale sia ancora particolarmente attivo. E come la misura, nata nel 2019 come strumento regionale di contrasto alla povertà energetica, abbia seguito il giusto corso.

Il Reddito Energetico ha visto la luce la prima volta nel Comune di Porto Torres, in Sardegna, come un progetto fortemente voluto dal sindaco pentastellato Sean Wheeler. L’obiettivo? Portare avanti un percorso sociale di rilancio economico del territorio, dotando le famiglie in difficoltà di pannelli solari gratuiti.

La bontà dell’iniziativa, dimostratasi fin da subito un successo, ha convinto prima altre regioni a replicare lo strumento e il poi il Governo Conte a studiare un meccanismo applicabile a tutto il paese. Tuttavia per trasformare l’idea in realtà sono occorsi anni, a causa sia del cambio di Governo e del rimpasto delle funzioni ministeriali che del particolare periodo storico.

Oggi appare chiaro che l’intuizione di Porto Torres possa costituire uno strumento interessante per alleviare la povertà energetica (allora, ben lontani dal caro bolletta 2022, si stimava un risparmio per famiglia di 150-200 euro). Un’opinione condivisa dal ministro dell’Ambiente Pichetto secondo cui “lo strumento ha avuto un buon  impatto e si rivelerà molto utile; in chiave economica ed energetica per le famiglie che lo hanno scelto, ma anche più in generale verso i nostri obiettivi di crescita delle rinnovabili sul territorio”.

Ma veniamo ai dati di questo fine settimana. Secondo le informazioni condivise dal GSE, le domande provenienti da Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna hanno saturato il contingente dedicato al Mezzogiorno. Ossia 80 milioni di euro su un totale annuale di 100 milioni.

Da questi territori sono arrivate, infatti, oltre 10.500 richieste di accesso agli incentivi Reddito Energetico 2024 in appena 24 ore, dalle 12.00 di venerdì 5 luglio 2024.

Ma il portale del GSE resterà aperto. In ballo ci sono ancora le risorse destinate alle famiglie con basso ISEE nel resto delle Regioni e Province autonome d’Italia. In questo caso il budget di 20 milioni di euro risulta “prenotato” solo per un quarto (dati aggiornati all’8 luglio 2024). Con 618 richieste pervenute.

Per controllare l’andamento degli incentivi REN 24 viene in aiuto il Contatore del GSE che mostra le risorse residue, suddivise per zona geografica e in funzione delle richieste depositate.

In attesa di capire quando il bando sarà definitivamente chiuso e se il Gestore riaprirà lo sportello nel corso dell’anno per riassegnare le risorse liberate da rinunce ed esclusioni, c’è chi propone di anticipare gli incentivi del Reddito energetico 2025.

“Visto il grande successo, chiediamo al Governo di anticipare il bando di febbraio, che prevede altri 100 milioni di euro, in modo da permettere a tutti coloro che sono rimasti esclusi di poter fare richiesta”, scrive Antonio Trevisi, Senatore del Movimento 5 Stelle. “È fondamentale agire rapidamente per soddisfare le esigenze dei cittadini e sfruttare al meglio le risorse disponibili e per questo motivo lancio un appello per l’apertura del nuovo bando nazionale già a settembre, evitando di aspettare fino al 2025, e sollecito la Regione Puglia a riaprire il bando del reddito energetico per i fondi residui. E non dimentichiamo che il reddito energetico non è solo un aiuto economico per le famiglie italiane, ma rappresenta anche un passo significativo sul piano ambientale, verso un futuro più sostenibile”.

Leggi anche Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie

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