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Il rigassificatore di Piombino s’ha da fare: il Tar boccia il ricorso del Comune

Rigassificatore di Piombino: si va avanti, Tar Lazio boccia il Comune
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I lavori per il rigassificatore di Piombino sono partiti a inizio novembre

(Rinnovabili.it) – Nessuna sospensione cautelare per il rigassificatore di Piombino. Il 22 dicembre, il Tar del Lazio ha respinto il ricorso presentato dal sindaco della città toscana, Francesco Ferrari di Fratelli d’Italia, che chiedeva lo stop all’autorizzazione dei lavori. Non ci sono anomalie nel procedimento né rischi per la salute, sostiene il tribunale nella sentenza che boccia la richiesta del Comune.

Golar Tundra

All’inizio di novembre sono iniziati i lavori per adeguare il porto di Piombino e le zone adiacenti all’arrivo della Golar Tundra. La nave metaniera è un rigassificatore galleggiante, una Floating Storage and Regasification Unit o FRSU, che il governo ha deciso di installare temporaneamente a poca distanza dalla costa della città per superare l’emergenza gas. A regime dovrebbe immettere nella rete nazionale circa 5 miliardi di metri cubi (bcm) di gas l’anno.

Per l’esecutivo -sia quello Draghi che l’attuale- è un’infrastruttura strategica perché aiuterà l’Italia a diversificare le forniture di gas, ampliando la possibilità di ricevere carichi di GNL in linea di principio da qualsiasi parte del mondo. Insieme ad un’analoga FSRU che sarà installata al largo di Ravenna, dovrebbe dotare il Belpaese della capacità di rigassificazione sufficiente a riempire gli stoccaggi in tempo per il prossimo inverno. L’avvio delle operazioni è previsto per marzo 2023, al termine della stagione termica, quando inizia solitamente la corsa agli approvvigionamenti per la stagione successiva. Che l’anno prossimo sarà anticipata. L’Italia dovrà rispettare una tabella di marcia serrata per arrivare al target europeo del 90% entro il 1° novembre: il 45% entro il 1° febbraio; il 36% entro il 1° maggio; il 54% entro il 1° luglio e il 72% entro il 1° settembre.

Le ragioni del ricorso contro il rigassificatore di Piombino

Mentre l’esecutivo ha sempre sostenuto la necessità di fare in fretta, il Comune di Piombino si è opposto all’opera per diversi motivi, anche dopo che la maggior parte degli altri enti territoriali hanno dato l’ok al nuovo rigassificatore di Piombino.

Il ricorso bocciato dal Tar del Lazione sosteneva la “manifesta inidoneità” della Golar Tundra “dal punto di vista strutturale, ad operare in sicurezza nel porto”. Sarebbe stato anche necessario, per il Comune, un dragaggio del fondale dello specchio d’acqua antistante per centinaia di migliaia di metri cubi. Un’operazione che, scrivono i legali di Piombino, rende “semplicemente impossibile” l’ipotesi di messa in funzione del rigassificatore nel marzo 2023 “pena l’inoperatività della banchina nord”.

Ci sarebbe poi il mancato rispetto di una delle precondizioni essenziali imposta dalla capitaneria, cioè di potersi allontanare in fretta dall’area del porto in caso di necessità. E altri punti critici legati alla contaminazione ambientale e a rischi per la salute umana.

Nei giorni scorsi, ad esempio, il segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, schierato insieme al sindaco nell’opposizione al rigassificatore di Piombino, sosteneva che gli scavi per l’adeguamento del porto condotti da Snam -la posta del gasdotto di collegamento con la rete nazionale- avrebbero contaminato l’area con arsenico e zinco oltre i limiti consentiti.

La sentenza del Tar boccia su tutta la linea la richiesta del Comune toscano. Non sussistono i presupposti per sospendere i lavori visto che l’autorizzazione è di carattere emergenziale e definisce nel dettaglio le opere da compiere, scrive il tribunale. Inoltre “l’iter che ha condotto all’adozione del provvedimento gravato non ha dato evidenza di palesi anomalie nello sviluppo del procedimento né di incontrovertibili carenze istruttorie”, mentre sul fronte della salute “i paventati rischi per la pubblica incolumità correlati al rigassificatore risultano, allo stato, privi di attualità”.

I rigassificatori in Italia

Oggi l’Italia dispone di tre rigassificatori funzionanti, si sta dotando a breve di due nuove FSRU -incluso il rigassificatore di Piombino- e il governo Meloni sta considerando la possibilità di ampliare ulteriormente la capacità di ricevere carichi di GNL nei prossimi anni.

Gli impianti in funzione oggi sono Panigaglia GNL, vicino a La Spezia, di proprietà di Snam e costruito circa 50 anni fa. La Toscana ha già una FSRU ancorata 22 km fuori Livorno, l’OLT – Offshore LNG Toscana, anche questa di Snam e in funzione dal 2014. Mentre in Adriatico si trova Adriatic LNG, costruito nel 2009 a Rovigo e di proprietà di Exxon Mobil.

Panigaglia e OLT nel 2021 hanno lavorato ad appena un quarto della loro capacità -pari, rispettivamente, a 3,5 e 3,75 bcm l’anno- una cifra più bassa della media europea che batte tra il 29 e il 40%. Solo Adriatic LNG ha lavorato quasi a pieni giri (92%) e lo scorso marzo ha ricevuto l’ok per aumentare la capacità annuale da 8 a 9 bcm. Nei primi 9 mesi del 2022 l’impianto di Rovigo ha aumentato marginalmente l’import (+6%, 0,33 bcm), mentre gli altri due rigassificatori hanno li incrementati di più in percentuale, ma restano sottoutilizzati: Panigaglia segna +29,2% ma arriva a 1,37 bcm processati (39% della capacità), meglio OLT che cresce del 107% e arriva a 2,93 bcm, poco più del 78% della sua capacità.

Il rigassificatore di Rovigo riceve soprattutto GNL dal Qatar, mentre Panigaglia GNL dall’Algeria e la FSRU toscana, nel 2021, ha processato un mix di GNL da Stati Uniti (38%), Nigeria (18%), Algeria (13%), Trinidad (13%), Qatar (6%), Egitto (6%) e il restante 6% da altri porti europei (reload). Ovviamente il peso specifico dei fornitori nel 2022 è destinato a variare, soprattutto con un aumento del GNL dagli USA.

Nuovi progetti di rigassificazione

Fin qui i progetti già in cantiere e gli impianti in funzione. Che nel complesso, secondo la strategia preparata dall’ex ministro Cingolani, dovrebbero bastare a mettere in sicurezza l’Italia sulle forniture di gas fino al 2024, quando si andrà a regime dopo l’addio al gas russo. Ma il governo Meloni sta pensando di aggiungere altri rigassificatori, motivando la scelta con la necessità di avere un sistema ridondante per tenere più bassi i prezzi o con l’idea -rilanciata molte volte da governi di tutti i colori- di fare dell’Italia un hub energetico (fossile) del Mediterraneo.

I siti più gettonati sono Gioia Tauro (c’è un progetto Sorgenia-Iren già autorizzato ma fermo da 10 anni, capacità 12 bcm) e Porto Empedocle (il progetto di Enel è fermo da 7 anni, è autorizzato e aggiungerebbe 7 bcm), ma si parla anche della Puglia con Brindisi e Taranto e della Sardegna con Oristano, Porto Torres e Portovesme.

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