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Riforma del REMIT, cosa chiede l’industria energetica europea

Il Joint Energy Associations Group ha formulato alcune raccomandazioni per garantire che il REMIT II "non mini l’integrità del mercato energetico europeo"

Riforma del REMIT
Foto di Fré Sonneveld su Unsplash

Riforma del REMIT, tra opportunità e problemi

(Rinnovabili.it) – Tra ripresa post-Covid e scoppio della guerra russa in Ucraina, l’UE si è trovata a lottare con problemi di approvvigionamento del gas e prezzi dell’energia estremamente elevati. Nell’ambito degli sforzi comunitari per porre rimedio alla situazione, a marzo 2023 la Commissione europea ha pubblicato la proposta legislativa di un regolamento per riformare rapidamente il mercato elettrico. Accompagnando il testo con una seconda bozza: il REMIT II. Di cosa si tratta? Della proposta di modifica del regolamento sull’integrità e la trasparenza del mercato dell’energia all’ingrosso (il REMIT per l’appunto). Il provvedimento, che ingloba anche la revisione del Regolamento ACER, mira a ridurre l’impatto che i prezzi dei combustibili fossili hanno su quelli dell’elettricità.

Nel dettaglio le modifiche principali includono:

  • l’ampliamento dell’ambito di reporting dei dati, comprendendo nuovi mercati di bilanciamento dell’elettricità, l’integrazione dei mercati (market coupling) e il trading algoritmico.
  • L’aumento della portata delle disposizioni REMIT sugli abusi di mercato nei prodotti energetici all’ingrosso che sono anche strumenti finanziari.
  • Supervisione delle parti segnalanti come i Registered Reporting Mechanisms (RRM) e le Persons Professionally Arranging Transactions (PPAT).
  • Armonizzazione delle sanzioni tra le autorità nazionali di regolamentazione.
  • Cooperazione rafforzata tra le autorità di regolamentazione finanziaria e energetica (ACER ed ESMA), garantendo un solido quadro normativo per i prodotti energetici derivati all’ingrosso.
  • Ruolo rafforzato dell’ACER in casi transfrontalieri complessi con una dimensione europea.
  • Estensione permanente dei poteri di ACER relativi all’implementazione della valutazione e del benchmark del prezzo del gas naturale liquefatto (GNL).

Cosa chiede l’industria energetica

Oggi il testo di riforma del REMIT è in mano ai colegistori europei che, a breve, dovranno trovare la quadra sulle rispettive posizioni. Ma nel frattempo l’industria energetica fa sentire la propria voce. Il Joint Energy Associations Group (JEAG), in cui rientrano associazioni del calibro di Eurelectric ed Eurogas, ha pubblicato ieri una serie di raccomandazioni per garantire che il REMIT II “non mini l’integrità del mercato energetico europeo”.

 “Le aziende elettriche hanno bisogno di un quadro legislativo chiaro sugli abusi nel mercato, ma le proposte – in vista del trilogo della prossima settimana – sulla riforma REMIT non vanno in questa direzione“, spiega Eurelectric in post su LinkedIn. “I trader energetici devono gestire, o coprire, i rischi commerciali legati al proprio portafoglio di generazione su base permanente. Il rispetto delle norme sull’insider trading e sulla manipolazione del mercato è il punto zero delle loro attività di gestione del rischio. Tuttavia, alcune disposizioni approvate dai colegislatori sono destinate a rendere questo esercizio più complicato, sollevando il timore che le aziende possano essere regolarmente costrette a sospendere le proprie coperture. Al di là dell’acceso dibattito sui poteri dell’ACER e sulle condizioni di accesso al mercato, questa riforma influenzerà l’impatto della manutenzione degli impianti energetici – dai parchi eolici alle centrali nucleari – sulle attività quotidiane delle società elettriche”.

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Ecco perché oggi l’industria energetica è unita nel chiedere istruzioni su come conformarsi al nuovo quadro REMIT II sulla base di norme d’attuazione chiare e vincolanti emesse dalla Commissione europea e di linee guida non vincolanti dell’ACER. Allo stesso tempo il gruppo mette l’accento sulla necessità di un tempo di attuazione sufficiente di 18 mesi per i nuovi obblighi. E una capacità di bilanciare il proprio portafoglio di produzione (intermittente) o di coprire i rischi legati ai prezzi dell’energia.