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La riforma dell’ETS farà fallire gli obiettivi UE sul clima?

Molti paesi membri vogliono rallentare l’entrata in vigore del nuovo mercato del carbonio e del suo gemello per edifici e trasporti. Ma la misura pesa per il 45% dei nuovi tagli delle emissioni previsti entro il 2030. Il rischio di sforare sarebbe concreto, dice la Commissione

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Le opzioni sul tavolo per la riforma dell’ETS

(Rinnovabili.it) – Strada sempre più in salita per la riforma dell’ETS europeo. La crisi dei prezzi dell’energia e le sue ripercussioni sul resto dell’economia in tutta l’UE spaventa i governi. Che premono per rilassare gli obiettivi climatici comunitari. Facendo leva proprio sulle nuove regole del mercato del carbonio, da cui dipende circa metà dei nuovi tagli alle emissioni di gas serra previsti entro il 2030.

A innervosire le cancellerie è soprattutto l’ETS 2, la nuova proposta della Commissione di estendere il mercato dei crediti anche a edifici e trasporti. Il documento aveva fatto alzare molte sopracciglia già lo scorso luglio, quando comparve tra i provvedimenti del pacchetto legislativo “Fit for 55”. Cosa temono i Ventisette? Che i produttori scarichino i costi aggiuntivi sui consumatori, colpendo elementi come casa e auto. Spese più alte per queste voci rischiano di far schizzare le diseguaglianze (e far crollare il gradimento dei governi nei sondaggi).

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Le proposte sul tavolo vanno in direzione del compromesso. Ma sacrificano necessariamente – almeno in parte – i nuovi obiettivi sul clima di Bruxelles, vale a dire la riduzione dei gas serra del 55% entro il 2030. Le ipotesi in discussione gradite ad alcuni paesi UE prevedono di ritardare l’entrata in vigore della riforma dell’ETS al 2027 o al 2028. Il nuovo sistema, recita la proposta originaria della Commissione, dovrebbe invece partire nel 2025 per andare a regime l’anno seguente. Una seconda opzione sul tavolo è quella di partire subito ma con un’imposizione graduale del costo della CO2.

Ma entrambe queste proposte, secondo le stime dell’esecutivo UE, sono troppo deboli e mancano il bersaglio del -55% entro il 2030. Quindi possono andar bene solo in combinazione con politiche nazionali più stringenti di quelle di oggi, ribatte la Commissione rimandando la palla nel campo dei Ventisette. Idem per la proposta del relatore Peter Liese (PPE): la riforma dell’ETS partirebbe subito lato commerciale, ma solo nel 2027 per i privati.

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Questo nodo andrà sciolto insieme a quello del Fondo sociale, un salvadanaio compensativo che dovrebbe raccogliere i proventi del nuovo ETS per alleviare il peso delle nuove misure per le fasce più deboli della popolazione e dare incentivi per auto elettriche ed efficientamento energetico degli edifici. Qui Liese propone di far partire il Fondo sociale prima dell’ETS stesso, nel 2024. Quindi con soldi che arrivano dal budget UE.