Ascoltati il presidente di Confindustria Toscana Maurizio Bigazzi, il responsabile del settore autorizzazioni ambientali del presidio di Pisa e Livorno Alessandro Sanna e l’ex giudice Guglielmo Muntoni.
La vicepresidente Lucia De Robertis (Pd): “Tre mesi più tre di proroga sono frutto di una decisione politica”
Firenze – La pandemia ha “indebolito il tessuto economico e sociale. il sistema deve essere sostenuto soprattutto ora che sono in arrivo fondi dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Le imprese sono il primo antivirus contro la criminalità, ma dobbiamo rafforzare il rapporto con le istituzioni dando gambe all’osservatorio della legalità”. Nell’ultimo giro di audizioni della commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose e della criminalità organizzata, guidata da Elena Meini (Lega), il presidente di Confindustria Toscana Maurizio Bigazzi parla chiaro: “Viste le recenti vicende giudiziarie, la cultura del rispetto delle regole deve essere elemento strutturale delle imprese” e parlando della necessità di una “più vasta strategia di salvaguardia”, sarà fondamentale puntare alla semplificazione del quadro normativo. “La legislazione dovrà essere improntata alla creazione di un contesto snello e accessibile. Si devono evitare incertezze e contenziosi perché anche così si garantiscono trasparenza e buone pratiche”. Sollecitato dal confronto con i commissari, Bigazzi parla del Piano dei rifiuti: “Serve chiarezza e servono linee di indirizzo anche per quelli speciali. Le imprese virtuose sono ben felici di sapere dove portare i rifiuti”, aggiunge.
Il fenomeno delle infiltrazioni mafiose “riguarda tutto il Paese, il patrimonio confiscato è immenso e ciò che interessa la criminalità organizzata non è il carcere ma perdere le proprietà”. Lo rivela Guglielmo Muntoni, presidente dell’Osservatorio sulle politiche di contrasto alla criminalità economica della Camera di commercio Roma. Il sequestro è un “duro colpo” per le organizzazioni malavitose, “ci perdono in immagine, non sono più in grado di fare cassa e attivare investimenti”. Muntoni parla anche del fenomeno dell’usura, “particolarmente attivo in questo periodo di emergenza sanitaria”, e rivela che “l’usuraio di medio alto livello punta a rilevare l’azienda o l’immobile”. Non è insomma interessato a ottenere altro denaro. A detta dell’ex giudice è necessario anche intervenire per una modifica della classificazione del rischio d’impresa e rivela che un confronto con la Banca d’Italia è già in corso. Sollecitato dal consigliere Alessandro Capecchi (Fratelli d’Italia) che ha lanciato la proposta di utilizzare parte dell’avanzo del bilancio regionale per il recupero dei beni confiscati, si dichiara convinto dell’importanza di una “sinergia costante tra Tribunale, misure di prevenzione e Istituzioni”. Rispondendo alla consigliera del Movimento 5 stelle Irene Galletti circa la “restituzione dei beni alla pubblica fruizione per mezzo degli Enti pubblici”, Muntoni spiega che il ruolo delle istituzioni è “fondamentale ed è importante che si attivino sin dalla fase di sequestro anche per evitare il degrado dell’immobile e quindi un allungamento dei tempi di restituzione alla collettività”.
Il tema dei controlli di Arpat, sollevato da Capecchi, lo affronta il responsabile del settore autorizzazioni ambientali del presidio di Pisa e Livorno, Alessandro Sanna, che dichiara: ”Sono diminuiti fisiologicamente nel tempo per mancanza soprattutto di personale, ma anche per una complessità di meccanismi che potrebbero essere rivisti e per la mole di lavoro da seguire. Non ci occupiamo solo di grandi impianti, ma anche di situazioni molto piccole”.
Sollecitato dalla presidente Meini sul tema delle autorizzazioni, Sanna riferisce che quella integrata ambientale, introdotta dall’Unione europea, “viene recepita dall’Italia nel 2006. Nel 2014, a seguito di un decreto ministeriale, rientrano in questa procedura anche gli impianti di depurazione. Il “ritardo maturato” a detta del responsabile, è nell’ordine di tre, quattro anni. Sulla presenza di Keu, su dove sia finito se solo nei siti oggetto dell’inchiesta o in altri luoghi, il responsabile non può rispondere: “Non è ambito di cui si occupa il mio settore”. Nulla sa anche sul conferimento, ma dichiara “merita un approfondimento”. Sulle aziende Lerose riferisce che i controlli “probabilmente erano sotto un altro dipartimento” invece quelli su Aquarno erano “costanti e frequenti”.
La vicepresidente Lucia De Robertis (Pd) integra il dibattito ricordando che nella comunicazione all’Aula dell’assessore all’Ambiente Monia Monni “si chiarisce bene tempistica e motivazioni dell’Aia ad Aquarno” e sul Keu aggiunge: “Se correttamente trattato può essere impiegato ovunque. Lerose non aveva più l’autorizzazione a miscelarlo dal 2018”.
In sede di confronto il consigliere di Forza Italia Marco Stella propone di estendere la durata della Commissione. “Gas, energia e rifiuti saranno i temi dei prossimi anni. Dobbiamo continuare ad approfondire e occuparci anche dell’accesso al credito e quindi del ruolo delle banche a supporto del territorio” spiega. E riferendosi a Fidi Toscana dichiara come “non sia utile oggi così com’è”. Contraria alla proposta di Stella la vicepresidente De Robertis: “La scelta di tre mesi più tre di proroga è frutto di una decisione politica”.