Il governo ha presentato il piano per la riduzione degli allevamenti un anno fa
(Rinnovabili.it) – Il governo di Mark Rutte tira dritto sul piano di riduzione degli allevamenti. Nonostante le fortissime proteste di quest’estate, l’Olanda va avanti con il programma di dimezzare le emissioni di azoto del paese entro la fine del decennio. Che non può essere raggiunto senza una drastica – e forzosa – diminuzione del numero totale di capi di bestiame. Di almeno 1/3.
È una delle soluzioni più radicali che siano mai state tentate finora nel mondo per ripristinare il ciclo dell’azoto. Un aspetto, quest’ultimo, troppo spesso tralasciato. Se si incrina il ciclo dell’azoto le conseguenze sono pesantissime per salute, sicurezza alimentare, biodiversità, tenuta degli ecosistemi. Per rendere l’idea, l’Ue considera le disfunzioni in questo ambito una minaccia strategica superiore anche al cambiamento climatico. E l’Olanda è il paese Ue con la maggior densità di bestiame pro capite, e di conseguenza con gli sforamenti più elevati nella concentrazione di azoto nei terreni.
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Dopo mesi di proteste, trattori che hanno paralizzato autostrade, strade locali e intere città, agricoltori e allevatori si sono seduti al tavolo del governo. Che nel frattempo non sembra aver ammorbidito troppo le sue posizioni. L’esecutivo, infatti, non ha accettato di cambiare la data finale per raggiungere i target sull’azoto, posticipandola di 5 anni al 2035 come chiedevano le parti sociali. E non ha aperto a compromessi neppure sulla concentrazione di azoto da ritenere critica, il parametro da cui dipende la sorte di interi allevamenti.
E nei prossimi giorni potrebbero arrivare altre prese di posizione nette. Il mediatore nominato dal governo per gestire il dossier con le parti sociali, Johan Remkes, ha fatto sapere che nella seconda metà di settembre intende “iniziare a parlare dei temi sensibili”. Sul tavolo resta infatti l’opzione di misure coercitive di vario tipo per raggiungere gli obiettivi di riduzione degli allevamenti. Per abbattere il numero di capi di un terzo, i funzionari del ministero delle Finanze e dell’Agricoltura che hanno preparato il piano aprono alla possibilità di costringere gli allevatori a vendere parte delle loro terre al governo, o di vendere delle quote di emissioni.
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