Sono 16 le aziende che hanno già presentato proposte concrete, in attesa della verifica tecnica da parte del MIMIT

Energia da fonti rinnovabili, logistica, trasporti. Ma anche ICT-datacenter e aeronautica. E ancora: agroalimentare e turismo, economia circolare, settore navale e cantieristica. Sono le direttrici delle oltre 50 proposte progettuali per la riconversione della centrale a carbone di Cerano, nel brindisino, arrivate al ministero delle Imprese e del made in Italy (MIMIT) nei 2 mesi di consultazione pubblica che sono scaduti il 17 marzo scorso. La chiusura definitiva della centrale è prevista entro fine 2025.
“Si compie un altro passo importante verso la reindustrializzazione e il rilancio di un’area strategica per il Paese”, commenta il titolare del MIMIT, Adolfo Urso. “L’obiettivo è rendere Brindisi il luogo dove transizione energetica e sostenibilità diventino realtà concrete, capaci di generare sviluppo economico e occupazione”.
Riconversione centrale a carbone di Cerano, le proposte di progetto
La consultazione pubblica appena conclusa è uno dei passaggi del modello partecipato adottato per la riconversione della centrale a carbone di Cerano. L’iter è gestito dal Comitato per il coordinamento del phase-out della centrale Enel a carbone di Cerano, è presieduto dal ministeroe coinvolge istituzioni, attori locali e portatori di interesse.
I prossimi passi prevedono la valutazione delle manifestazioni d’interesse pervenute e poi la loro sintesi in un piano di sviluppo per l’area di Brindisi, con investimenti strategici per la riconversione e la crescita economica e sociale.
Il piano di reindustrializzazione sarà formalizzato in un Accordo di Programma, che definirà gli investimenti strategici per la città e prevede la nomina di un commissario incaricato di accelerare l’iter autorizzativo dei progetti.
Secondo il sindaco di Brindisi, Giuseppe Marchionna, l’Accordo di Programma sarà “una sorta di ZES (Zona Economica Speciale)” per il territorio, con poteri commissariali per accelerare le autorizzazioni.
I numeri della riconversione: 16 aziende già in campo
Sono 16 le aziende che hanno già presentato proposte concrete, in attesa della verifica tecnica da parte del MIMIT. Tra i progetti spicca quello del Polo nautico Brundisium Srl, che propone la realizzazione di strutture produttive fronte mare a basso impatto energetico, per un investimento di 45 milioni di euro e la creazione di 711 posti di lavoro diretti e 133 indiretti.
Nel settore delle energie rinnovabili, Bio3 Pv Hydrogen Srl propone la realizzazione di un impianto agrivoltaico da 151,61 MW, denominato “Brindisi sin”, mentre Act Blade Spa ha presentato un progetto di eolico offshore. Anche Edison Energia e Green Indipendence Srl hanno avanzato proposte in ambito energetico.
Nel settore ambientale, Puglia Service Srl propone un impianto di trattamento dei rifiuti derivanti dallo spazzamento stradale, con 20 posti di lavoro diretti e 14 indiretti, mentre SGM Services punta su un impianto di produzione di biometano dalla frazione organica dei rifiuti urbani, con 30 unità dirette e 25 indirette.
Sul fronte aeronautico, Salver Spa, già presente nella zona industriale di Brindisi, ha presentato tre progetti con un impatto occupazionale previsto di 11 unità dirette e 9 di indotto.
Nell’ambito logistico e dei trasporti, si segnalano le proposte di Morleo Autotrasporti Srl e Stante Logistics Spa, mentre il settore navale vede anche due iniziative del Danese Group, azienda locale leader nella nautica.
Presenti anche proposte nei settori chimico (tra cui Jindal Films, multinazionale del packaging), alimentare (SRB Spa) e metalmeccanico (BGM Srl).