Rinnovabili • Riaprire le miniere in Italia: MIMIT, norma entro il 2023 Rinnovabili • Riaprire le miniere in Italia: MIMIT, norma entro il 2023

Entro il 2023 inizieremo a riaprire le miniere in Italia

L’Italia ha 16 delle 34 materie prime critiche individuate da Bruxelles nel regolamento pubblicato a marzo. E ha buone potenzialità sul riciclo. Il MIMIT accelera i tempi per riportare in funzione alcuni siti. Le risorse strategiche sono distribuite in gran parte della penisola

Riaprire le miniere in Italia: MIMIT, norma entro il 2023
Minerali di titanio. La Liguria ha uno dei maggiori giacimenti di titanio al mondo. Ma si trova all’interno del parco del Beigua. Via depositphotos.com

Urso: l’UE ci chiede di riaprire le miniere in Italia

(Rinnovabili.it) – Se l’Europa vuole davvero l’autonomia strategica bisogna riaprire le miniere in Italia. Il Belpaese, nel suo sottosuolo, ha 16 delle 34 materie prime critiche indicate da Bruxelles nel regolamento con cui si prepara ad affrontare una transizione “ad alta intensità di materiali”. Ma “si trovano in miniere che sono state chiuse 30 anni fa”. Lo ha affermato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. “Occorre investire e riattivare queste potenzialità, riaprendo le miniere”. Molte sono state chiuse per scarsa convenienza economica: era più conveniente importare a basso costo dall’estero. In altri casi anche valutazioni di impatto ambientale, sociale e sanitario, nonché di opportunità politica, hanno avuto un peso. Tutti fattori che peseranno anche oggi sul piano di riapertura.

Perché riaprire le miniere in Italia?

Da un lato “ce lo chiede l’Europa” con la nuova strategia per limitare la dipendenza dall’estero sui materiali più importanti per auto elettriche e tecnologie rinnovabili. Dall’altro lato c’è l’idea di iniziare a posizionare l’Italia nella nuova catena del valore Europa-centrica, fatta di estrazione ma anche di recupero e riciclo.

“Entro la fine dell’anno – ha aggiunto il ministro – tutto il quadro (il regolamento europeo sull’estrazione e lavorazione delle materie prime critiche in Europa) sarà chiaro: la normativa europea, quella italiana e le potenzialità del nostro territorio. A quel punto le imprese potranno presentare i loro progetti”. D’altronde al MIMIT è già attivo un gruppo di lavoro coordinato dall’ISPRA per riaprire le miniere in Italia. Si occupa di identificare le potenzialità delle attività estrattive primarie e secondarie per arrivare a un’estrazione sostenibile in Italia e un recupero di materie prime da siti abbandonati e rifiuti minerari. Si stima che Roma potrebbe soddisfare il 32% del suo fabbisogno di materie prime critiche solo con il riciclo.

“La proposta di regolamento come noto si prefigge gli obiettivi di rafforzare la catena di valore delle materie prime critiche europee in tutte le fasi: estrazione, raffinazione, trasformazione, riciclaggio, diversificazione delle importazioni di materie prime”, ricorda Urso. In parallelo bisogna però anche “assicurare al contempo un livello elevato di protezione dell’ambiente, attraverso il miglioramento del loro circolarità e sostenibilità al fine di garantire che entro il 2030 e questo è il primo obiettivo, le capacità dell’unione per ciascuna materia prima strategica”. Oggi i tempi di autorizzazione di una nuova miniera in Italia batte sui 15 anni, per l’UE dovremmo abbassarlo a 24 mesi.

Dove sono le miniere abbandonate?

I siti minerari abbandonati di potenziale interesse sono sparsi lungo tutta la penisola. Secondo un rapporto dell’ISPRA, al 2006 le miniere dismesse erano 2990 in tutta Italia. Le regioni più interessate sono la Sicilia (724 siti), la Sardegna (427), la Toscana (416), il Piemonte (375) e la Lombardia (294), che rappresentano, complessivamente, il 74,78% del totale. Ma al 2019, solo 94 hanno una concessione ancora in vigore e 76 sono i siti che risultano in produzione nel corso del 2020. 562 siti minerari dismessi o abbandonati presentano un grado di rischio ecologico-sanitario da medio ad alto. Di questi quasi 100 siti minerari, solo alcuni riguardano materie prime critiche.

Dove si trovano, come sono distribuite? L’arco alpino ospita la maggior parte di queste risorse. La Liguria ha uno dei giacimenti di titanio più importanti d’Europa a Piampaludo, mai sfruttato e situato all’interno del parco nazionale del Beigua. Ma ha anche rame, grafite, manganese e barite. Il Piemonte nasconde grafite, manganese e soprattutto cobalto: le valli di Lanzo ne hanno una delle più alte concentrazioni al mondo. Anche il Friuli è ricco di cobalto, il Veneto di magnesio e rame. In Trentino sono accertate riserve di cobalto, manganese, magnesio, barite, rame, la Lombardia possiede rame, barite, cobalto, berillio.

La Toscana è ricca di rame e antimonio, e possiede anche manganese e magnesio. Ma soprattutto di litio, come anche il Lazio. Dove ci sono anche alcuni giacimenti di cobalto, di manganese e di barite. Barite, rame e antimonio si trovano in Sardegna, in Abruzzo bauxite e manganese, bauxite anche nel nord della Campania e in Puglia. In Calabria manganese, barite e grafite, in Sicilia antimonio e manganese.