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Come non sprecare l’opportunità della revisione dei PNIEC              

PNIEC: come accelerare la corsa delle rinnovabili?
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Solo 4 paesi UE hanno inviato la bozza del nuovo PNIEC entro la scadenza di giugno scorso

(Rinnovabili.it) – Solo 4 paesi UE su 27 hanno aggiornato il loro Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) entro la scadenza di giugno. Eppure la revisione del PNIEC del 2023 offre “un nuovo inizio” e “un’opportunità unica” per colmare il gap tra gli obiettivi climatici comunitari e i piani d’azione nazionali. Riflettendo il mutato panorama geopolitico, adattando le strategie climatiche ed energetiche “per portare avanti contemporaneamente gli obiettivi correlati di sicurezza, accessibilità e affidabilità energetica”, e tenendo aperto un ventaglio di soluzioni politiche e tecnologiche ampio e diversificato.

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Lo afferma un report della Clean Air Task Force che fa il punto sulle direttrici fondamentali su cui dovrebbe muoversi la revisione dei PNIEC europei. Uno dei pilastri suggeriti dall’organizzazione basata negli Stati Uniti e di non lasciar fuori opzioni che possono contribuire alla decarbonizzazione in modo importante. Tra cui la cattura e lo stoccaggio della CO2, il nucleare di nuova generazione (su cui anche un paese come l’Italia, con il governo Meloni, sta puntando), o ancora la geotermia a roccia supercalda, che prevede l’iniezione di liquidi km in profondità dove le rocce hanno almeno una temperatura di 400 gradi.

C’è poi il capitolo investimenti (e fiducia degli investitori). La revisione dei PNIEC, suggerisce la Clean Air Task Force, è un buon momento per iniettare chiarezza nella trasformazione verso il futuro panorama energetico. Tra le priorità, inserire delle stime dei costi e definire le fonti di finanziamento al 2030 e oltre questo decennio. Oltre ad assicurarsi che esistano risorse e meccanismi adeguati per il monitoraggio nel tempo.

“Gli Stati membri dovrebbero includere quadri di attuazione che accelerino la realizzazione delle infrastrutture necessarie nei loro PNIEC e dovrebbero fissare scadenze e monitorare i progressi delle infrastrutture, degli investimenti e dei traguardi di riduzione delle emissioni rispetto agli obiettivi 2030, 2040 e 2050”, si legge nel rapporto.

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