Uno studio del think tank tedesco Öko-Institut e del Regulatory Assistance Project analizza le barriere al decommissioning progressivo dell’infrastruttura di distribuzione in 7 paesi europei. Nessuno è pronto per l’abbandono del gas fossile richiesto dagli obiettivi sul clima
C’è una “significativa disconnessione” tra come i paesi europei pianificano la propria rete gas fossile e la pianificazione strategica relativa al raggiungimento degli obiettivi climatici. In pratica, l’Italia, insieme a Danimarca, Gran Bretagna, Germania, Olanda, Belgio e Austria, pensa di sviluppare o mantenere questa infrastruttura fossile basandosi su modelli di consumo storici. Dando poco spazio alla “necessità di ridurre il consumo di gas fossile in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione”.
Questa disconnessione è un ostacolo “sostanziale” alla transizione verso un sistema energetico sostenibile. E sottolinea la necessità di una pianificazione “più coesa” e “allineata al clima”. Lo sostiene uno studio del think tank tedesco Öko-Institut e del Regulatory Assistance Project pubblicato di recente.
Una gestione sostenibile della rete del gas fossile
Quali sono le barriere regolatorie che frenano l’abbandono graduale del gas fossile? Che ruolo gioca la gestione della rete del gas fossile? Come ricalibrarla in modo più consono agli obiettivi della transizione energetica? Per rispondere a queste domande, lo studio passa al vaglio gli aspetti normativi e tecnici dietro la gestione dell’infrastruttura di distribuzione del gas in 7 paesi europei e identifica le misure a cui dare priorità per allineare la traiettoria di questa fonte fossile a quella della transizione.
Dal lato della normativa, molti dei paesi analizzati presentano delle lacune importanti:
- mancano linee guida chiare per il decommissioning della rete del gas a medio e lungo termine in alcune aree (spesso proibiscono il diniego di accesso alla rete o la disconnessione dei consumatori esistenti, a meno che non venga richiesto da consumatori stessi);
- hanno lunghi periodi di ammortamento degli investimenti, che sono in conflitto con le date per il phase out del gas;
- le tariffe di rete non includono le spese future di smantellamento, impedendo che i costi siano distribuiti nel tempo;
- non c’è attenzione ai più vulnerabili durante il phase out, visto che i costi inizieranno a essere distribuiti su una platea progressivamente ridotta di clienti;
- non c’è sufficiente coordinamento tra le politiche sulla rete del gas fossile e quelle sul riscaldamento.
Le priorità per l’Italia
Per migliorare il quadro normativo per le infrastrutture del gas in Italia, lo studio propone 5 aree di intervento prioritario:
- Consentire ai gestori delle reti gas di rifiutare nuove connessioni e disconnettere i clienti esistenti, ove opportuno.
- Ridurre i periodi di ammortamento per gli investimenti infrastrutturali passati e futuri. Così si evitano asset bloccati e si garantisce il rimborso completo al momento della dismissione della rete.
- Finanziare i costi di dismissione prevedibili tramite tariffe di rete o meccanismi di finanziamento (proteggendo i consumatori da costi eccessivi).
- Garantire che la pianificazione delle infrastrutture del gas sia strettamente coordinata con la pianificazione del riscaldamento comunale per un migliore allineamento ed efficienza.
- Utilizzare scenari climatici nella pianificazione delle infrastrutture per evitare costi e investimenti inutili, assicurando che i piani siano sostenibili e allineati con gli obiettivi climatici.