L’approccio volontario non basta: per Strasburgo servono obblighi normativi di responsabilità ambientale e sociale
(Rinnovabili.it) – Quando si tratta di diritti umani e ambiente, le imprese non possono voltare la testa facendo finta di non conoscere i problemi delle loro catene di approvvigionamento. Questa la posizione spostata dall’Europarlamento che ieri ha votato la relazione della Commissione Giuridica per una nuova iniziativa legislativa. Al centro della questione c’è la responsabilità ambientale e sociale delle piccole e grandi aziende europee che investono o reperiscono materie prime e prodotti da paesi terzi.
Il testo, approvato dall’aula di Strasburgo con 504 voti favorevoli, chiede alla Commissione Europea di adottare nuove norme di due diligence per le imprese operanti sul mercato comunitario, sia europee che straniere. Norme che ritengano le società responsabili dei danni a diritti umani, ambiente e buona governance, arrecati anche indirettamente tramite operazioni commerciali e investimenti.
La due diligence, traducibile in italiano con “dovuta diligenza”, è un termine che in ambito commerciale indica il processo di investigazione attuato per analizzare il valore e le condizioni di un’azienda. Secondo gli studi della Commissione europea, attualmente solo il 37% delle imprese nell’UE ha adottato modelli di due diligence in materia di ambiente e diritti umani. E solo il 16% copre l’intera catena di approvvigionamento. Ne emerge di conseguenza un ampio spazio grigio, impossibile da mettere in ordine con gli attuali approcci volontari (UN Guiding Principles on Business and Human Rights).
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Ecco perché lo stesso esecutivo UE è dal 2020 a lavoro su una direttiva che disciplini la responsabilità ambientale e sociale delle imprese. La proposta legislativa è prevista per la prima metà del 2021. Ma nel frattempo il Parlamento UE ha reso noto a Bruxelles la propria posizione adottando la relazione della deputata Lara Wolters (S&D, NL) della Commissione Giuridica. L’iniziativa legislativa chiede che le imprese siano obbligate a identificare, affrontare e porre rimedio agli aspetti critici della loro catena del valore.
L’Europarlamento domanda anche misure aggiuntive, compreso il divieto di importare prodotti legati a gravi violazioni dei diritti umani come il lavoro forzato o minorile. E che gli accordi commerciali dell’Unione includano questi obiettivi nei loro capitoli sul commercio e sullo sviluppo sostenibile. Per Strasburgo, la Commissione europea dovrebbe anche esaminare attentamente se le società con sede nello Xinjiang che esportano nel Blocco siano coinvolte in violazioni dei diritti umani, in particolare quelle legate alla repressione degli Uiguri.
“La nuova legge sulla due diligence aziendale – ha commentato al termine dalla votazione la deputata Wolters – stabilirà lo standard per una condotta aziendale responsabile in Europa e oltre. Ci rifiutiamo di accettare che la deforestazione o il lavoro forzato facciano parte delle catene di approvvigionamento globali. Le aziende dovranno evitare e affrontare i danni arrecati alle persone e al pianeta”.
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L’iniziativa parlamentare, propone infine di garantire risarcimenti efficaci per le vittime e multe per le società inadempienti, applicando la nuova direttiva a tutte le grandi imprese disciplinate dal diritto dell’UE o stabilite nell’Unione europea, comprese quelle che forniscono servizi finanziari, alle PMI quotate in borsa e a quelle ad alto rischio.