Il regolamento sul metano “dimentica” che l’UE è un grande importatore di fossili
(Rinnovabili.it) – Obbligo di trovare e riparare in fretta le perdite, con controlli ogni 3 mesi. Stop al flaring e al venting. Più trasparenza sulle emissioni prodotte. Sono i punti cardine del nuovo regolamento sul metano proposto ieri dalla Commissione europea nel quadro della seconda tranche del pacchetto Fit for 55, pietra angolare della transizione energetica del continente.
La proposta dell’esecutivo ricalca molto da vicino le ultime bozze, di cui Rinnovabili.it aveva dato conto nelle scorse settimane, anche nelle parti più deboli. Il documento finale non tappa il buco più vistoso, cioè l’ambito di applicazione delle nuove norme: varranno solo all’interno dell’UE, non anche per le importazioni e i fornitori.
Inoltre, si occupa soltanto delle emissioni di metano dal comparto oil&gas, lasciando da parte fonti importanti come agricoltura e rifiuti. Gli asset e le attività che si dovranno adeguare sono:
- esplorazione e produzione upstream di petrolio e gas fossili (ma solo in UE);
- raccolta e lavorazione di gas fossili, compresi i pozzi inattivi di petrolio e gas fossili;
- trasmissione, distribuzione, stoccaggio sotterraneo e terminali di gas liquido (Gnl) che operano con metano fossile e/o rinnovabile (bio o sintetico);
- miniere di carbone sotterranee e di superficie in funzione, e miniere di carbone sotterranee chiuse e abbandonate.
Cosa prevede il nuovo regolamento sul metano
Secondo le nuove regole, le compagnie petrolifere, gasiere e del carbone devono monitorare le loro emissioni di metano a livello di fonte per tutti i loro asset. La prima tornata di rilevazioni avviene entro 2 anni dall’entrata in vigore del regolamento sul metano, e poi va aggiornata il 30 marzo di ogni anno.
Sul versante leak, Bruxelles obbliga le aziende a effettuare controlli ogni 3 mesi sull’intera rete infrastrutturale e inserisce l’obbligo di riparare eventuali perdite entro 5 giorni. Sarà vietato utilizzare il flaring, cioè bruciare il gas in eccesso estratto insieme al petrolio, e il venting, ovvero il rilascio diretto del gas in atmosfera che è associato soprattutto con la manutenzione. Le uniche eccezioni sono per agevolare le operazioni di manutenzione.
Anche se il regolamento sul metano ha un intero capitolo dedicato alle emissioni importate, in realtà Bruxelles non propone nessuna misura davvero consistente su questo fronte. Molti osservatori lo considerano un passo falso che toglie valore alla proposta, visto che l’UE importa il 97% del petrolio che consuma e il 90% del gas. È chiaro quindi che l’impatto reale sul taglio delle emissioni sarà piuttosto contenuto, nonostante l’impegno europeo a tagliarle del 30% entro il 2030 preso sottoscrivendo la Global Methane Pledge insieme a Washington.
L’unica misura in questo ambito è compilare un registro dei paesi fornitori con le loro policy in materia. Inoltre i soggetti europei importatori dovranno rendicontare come i loro fornitori esteri monitorano e riducono le emissioni di metano. Nessuna soglia massima, nessun percorso graduale di riduzione delle emissioni, nessun obbligo.