La norma regionale disciplina il riconoscimento delle cooperative di comunità tramite l’istituzione di un apposito Albo regionale. Per un nuovo modello di innovazione sociale ed economia resiliente che rilancia borghi e periferie
“Il nostro modello è quello di una comunità che non si arrende, dove si uniscono forze, idee e saperi e si mettono in rete istituzioni e associazioni, imprese, botteghe e famiglie. Le cooperative di comunità sono uno strumento che trasforma la cittadinanza attiva in protagonismo, anzi in intraprendenza civica, assumendo la forma di attività di impresa seppure in forma di cooperativa. Dove non arriva il welfare, c’è una rete di mutuo aiuto e solidarietà che fa da supporto a giovani, anziani, famiglie e noi siamo dalla loro parte”. A poche ore dall’approvazione in aula della proposta di legge sulle cooperative di comunità (n.126 del 7 marzo 2019) questo il commento della Presidente della Commissione Lavoro in consiglio Eleonora Mattia che è stata prima firmataria e promotrice della proposta di legge.
La norma disciplina il riconoscimento delle cooperative di comunità tramite l’istituzione di un apposito Albo regionale che consentirà l’accesso ad agevolazioni ed opportunità garantite dalla regione tra cui la concessione di aree e beni inutilizzati per finalità di interesse generale. Sono previste ipotesi di raccordo con gli Enti Locali, soprattutto nell’attuazione delle politiche attive del lavoro, forme di sostegno finanziario per la costituzione e lo sviluppo delle cooperative stesse, agevolazioni IRAP nel caso siano anche cooperative sociali e incentivi all’occupazione, con un budget di 900mila euro per il triennio 2021-2023.
“Una legge che si aspettava da tempo per concedere una nuova vita ai tanti borghi che negli anni hanno subito fortemente lo spopolamento. Si tratta di aree interne, ma anche zone montane, che sono essenziali alla vita culturale ed economica della nostra Regione e la cui importanza è stata riscoperta specie in tempi di pandemia con forti trend di uscita dai grandi centri urbani. C’è poi tutto il tema delle periferie, specie in una città come Roma, che possono essere ripensate e riqualificate a partire da esperienze territoriali virtuose, messe in rete e adeguatamente supportate”, ha dichiarato la Mattia.
“Nella legge prevediamo strumenti pratici per la costruzione di una società solidale – ha continuato la Consigliera – con cittadini organizzati e un nuovo modo di fare impresa che stimoli sviluppo locale e coesione sociale, partecipazione e protagonismo della comunità nella progettazione e implementazione dei servizi. Le cooperative di comunità sono realtà capaci di generare economie di luogo che producono beni, servizi e lavoro e soprattutto offrono speranza e futuro. Si pensi al turismo sostenibile e alla valorizzazione dell’ambiente o dei beni culturali del posto, ma anche agricoltura, pesca e promozione di altre eccellenze enogastronomiche, il tutto in un circolo virtuoso che crea occasioni di lavoro e mette in rete attività non più autosufficienti”.
“Un segnale importante – ha concluso – soprattutto alla luce della pandemia e della riscoperta di una cittadinanza più attiva che mai. Le cooperative di comunità propongono un modello slow e di prossimità e noi vogliamo sostenerle in tutto il potenziale di presidi territoriali e sociali fondamentali per riscoprire il noi prima dell’io. Ringrazio l’Assessore Regionale Paolo Orneli, tutte le colleghe, i colleghi e le associazioni di categoria e gli attori territoriali che hanno dato il loro contribuito al testo dotando il Lazio, in anticipo rispetto alla legge nazionale, di una normativa quadra che tuteli, riconosca e incentivi queste pratiche virtuose”.