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RED III, il target UE per le rinnovabili 2030 si alza al 42.5-45%

Direttiva Energie Rinnovabili RED III
Foto di Ed White da Pixabay

Raggiunta una difficile intesa sulla revisione della Direttiva Energie Rinnovabili (RED III)

(Rinnovabili.it) – Fumata bianca per la RED III, la nuova revisione della Direttiva Energie Rinnovabili dell’Unione europea. Il provvedimento, uno dei più complessi ed attesi del pacchetto Fit for 55, ha finalmente un testo che mette d’accordo i co-legislatori comunitari. In una lunga riunione notturna conclusasi solo stamattina, i negoziatori del Consiglio e del Parlamento UE hanno trovato un accordo politico provvisorio. Un’intesa ancora da votare formalmente ma che dà già un chiaro quadro delle prossime mosse comunitarie in materia di energia pulita.

Il punto clou dell’accordo? Ora gli Stati membri hanno un nuovo target 2030 vincolante ma da raggiungere tutti assieme: un 42.5% di green energy nei consumi comunitari complessivi, a cui si potrebbero aggiungere altri 2,5 punti percentuali in uno sforzo, in questo caso, a completa discrezione dei Paesi UE. Questa “integrazione” potrà essere realizzata attraverso ulteriori contributi volontari nazionali o attraverso misure paneuropee. Il risultato finale cerca di venire in contro alla Commissione europea – che nella sua proposta per la RED III aveva ipotizzato un 45% vincolante – mediando con il blocco dei Paesi dell’Europa centrale ed orientale che pretendeva un target 2030 molto più blando del 40%.

Per non mancare la meta, il provvedimento accelererà anche le procedure autorizzative per i nuovi impianti o per l’adeguamento di quelli esistenti (repowering). Il periodo massimo per l’iter concesso alle autorità nazionali sarà di 18 mesi, in caso di impianti situati nelle cosiddette “aree di riferimento per le rinnovabili“. Al di fuori di tali aree, il processo non dovrebbe superare i 27 mesi.

Direttiva Energie Rinnovabili – RED 3: i target per i trasporti

Ma la quota di rinnovabili nel mix europeo non è stato l’unico grande scoglio dei negoziati. La questione dell’idrogeno nucleare e del suo ruolo negli obiettivi di fine decennio ha spaccato in due il Blocco. Alla fine la Francia e la coalizione pro atomo l’hanno parzialmente spuntata ottenendo un testo la cui interpretazione si presta a riconoscere indirettamente anche l’apporto nucleare.

Nel dettaglio il riferimento da analizzare è quello relativo alla decarbonizzazione dei trasporti. L’accordo sulla direttiva RED III dà agli Stati membri la possibilità di scegliere tra due opzioni: un obiettivo 2030 vincolante di almeno il 29% di quota di rinnovabili nel consumo finale di energia del settore trasporti; oppure un obiettivo 2030 vincolante di riduzione del 14,5% dell’intensità di gas a effetto serra nei trasporti grazie all’uso di fonti rinnovabili (premiando quindi anche mix dove è presente il nucleare).

I negoziatori hanno concordato per il comparto un target secondario combinato e vincolante del 5,5% per  i biocarburanti avanzati  (generalmente derivati da materie prime non alimentari) e quelli rinnovabili di origine non biologica (principalmente idrogeno rinnovabile e carburanti sintetici a base di idrogeno) nella quota finale 2030. All’interno di questo obiettivo è stato anche inserito un requisito minimo dell’1% di combustibili rinnovabili di origine non biologica (RFNBO).

Gli obiettivi 2030 per l’industria comunitaria

Anche sul fronte dei target per l’industria, l’interpretazione della Direttiva RED III fa alcune concessioni indirette all’idrogeno nucleare. L’accordo provvisorio prevede che il comparto aumenti il ​​proprio uso di energia rinnovabile ogni anno dell’1,6%. E che per la fine del decennio, il 42% dell’idrogeno impiegato dal comparto venga dagli RFNBO. Percentuale che dovrebbe salire al 60% entro il 2035 ma che concede alcune deroghe ai paesi che abbiano già raggiunto i loro obiettivi di decarbonizzazione.

In questo caso, i negoziatori hanno introdotto per gli Stati membri la possibilità di scontare del 20% il contributo degli RFNBO a due condizioni:

RED III: Biomassa e bioenergie

Gli eurodeputati hanno spinto per ottenere nell’accordo criteri più severi sull’uso della biomassa per garantire che l’UE non sovvenzioni pratiche non sostenibili. Il testo impone che la raccolta sia effettuata prevenendo gli impatti negativi sulla qualità del suolo e sulla biodiversità. E applica un principio a cascata per garantire che la biomassa sia utilizzata secondo il suo massimo valore aggiunto economico e ambientale.

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