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Il Recovery, la salute, e l’ambiente: 30 scienziati scrivono a Mario Draghi

Una lettera al presidente del Consiglio sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. “Sulla base delle evidenze scientifiche non abbiamo dubbi che il problema numero uno presente e futuro siano i cambiamenti climatici e confidiamo che il Pnrr assuma questo orientamento anche nella ripartizione dei finanziamenti".

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di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Affrontare la sfida della ripartenza non basandola “sugli stessi modelli che hanno determinato la grave situazione in cui ci troviamo. Per imboccare una traiettoria diversa c’è bisogno di un cambio di paradigma del modello di sviluppo e di consumo oggi prevalente, ed è necessario che molte scelte siano fatte con immediatezza. Osserviamo con grande interesse l’evoluzione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ed apprezziamo gli sforzi fatti. La nostra principale preoccupazione è che vengano sottovalutate le conoscenze scientifiche acquisite sulle cause che hanno portato alla pandemia, e che forniscono indicazioni chiare sulle azioni da compiere per evitare altre pandemie”. Questo il senso della lettera che un gruppo di 30 docenti, ricercatori e esperti hanno inviato al presidente del Consiglio Mario Draghi sul Recovery plan e sulla necessità di mettere davanti a tutto ambiente e salute.

“Sulla base delle evidenze scientifiche non abbiamo dubbi che il problema numero uno presente e futuro siano i cambiamenti climatici – osservano – e confidiamo che il Pnrr assuma questo orientamento anche nella ripartizione dei finanziamenti. Il Piano nazionale di adattamento ai cambiamento climatici ed il Piano per la sostenibilità rappresentano, altresì, strumenti indispensabili. Riteniamo che debba essere affrontata radicalmente la fragilità dell’amministrazione pubblica. Il miglior piano per il futuro del Paese dovrebbe partire da un convinto e robusto investimento culturale e di qualificazione del comparto pubblico. Diversamente la maggior parte delle azioni previste nel Piano saranno ad alto rischio di spreco non trovando nel comparto pubblico quel supporto di coordinamento, indirizzo e vigilanza necessario”.

Primo punto i cambiamenti climatici. “Siamo convinti della necessità di mettere in atto prima di tutto azioni di mitigazione, ma anche azioni di adattamento fanno presente nella lettera – incamminandosi senza indugio e senza passaggi intermedi in un percorso accelerato per il contenimento delle emissioni di gas climalteranti. Siamo ugualmente convinti che l’approccio ‘onehealth’, nella sua accezione di sforzi collaborativi a tutti i livelli per proteggere promuovere la salute di persone, animali e ambiente, sia un concetto sistemico ed un riferimento fondamentale non solo per gli aspetti relativi alla riorganizzazione del servizio sanitario, ma per tutto il Pnrr”.

“Riteniamo importante indicare in modo chiaro ed esplicito che il principale obiettivo del Piano è quello della conservazione dei servizi eco-sistemici di supporto alla vita – rilveano – dando priorità agli interventi di riduzione delle emissioni di gas clima alteranti, di abbattimento dell’inquinamento e di miglioramento della qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo, secondo le indicazioni dell’Oms”. 

Gli scienziati mettono insieme poi alcuni degli elementi fondamentali cui non è possibile rinunciare. Bisogna:

  • “adottare normative efficaci per ridurre marcatamente le emissioni di inquinamento atmosferico;
  • proporre alle istituzioni europee di adottare le Linee guida per la qualità dell’aria definite dall’Oms;
  • adottare azioni che portino a co-benefici per il Pianeta e la salute umana con trasporti sostenibili, aumento degli spostamenti a piedi ed in bicicletta, finanziare la creazione di nuove aree protette in accordo con la Strategia europea sulla biodiversità;
  • adottare azioni che portino ad una riduzione delle emissioni di gas clima-alteranti di almeno il 5% l’anno a partire da subito, ed ambire ad una riduzione annua del 7,5% dal 2025” per “raggiungere l’obiettivo di zero-emissioni-nette entro il 2050”;
  • favorire “il ricorso alle fonti rinnovabili di energia, in particolare eoliche e solari, senza facilitare passaggi intermedi verso il consumo di metano e di biomasse; promuovere lo sviluppo di filiere di idrogeno ‘verde’;
  • intraprendere una decisa accelerazione del recupero e del riciclaggio di materie primeseconde; incentivare una nuova mobilità verso la bicicletta e a piedi” anche attraverso “un Piano nazionale di mobilità lenta;
  • fermare da subito ogni trasformazione su suoli liberi di qualsiasi natura, prevedendo un programma di monitoraggio da parte di Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra);
  • avviare subito un censimento del patrimonio edilizio dismesso, abbandonato e sottoutilizzato” per indirizzarlo “alla rigenerazione; finanziare i progetti di bonifica dei Siti inquinati di interesse nazionale (Sin);
  • offrire vantaggi economici per le coltivazioni e gli allevamenti sostenibili e a filiera corta; cogliere tutte le opportunità offerte dal Green deal e dalla Pac;
  • accompagnare gli interventi di rafforzamento della rete dei servizi sanitari territoriali, ridefinendo in primo luogo il rapporto dei medici di medicina generale con il Ssn ed il loro percorso formativo;
  • abbinare gli interventi di ammodernamento delle apparecchiature sanitarie;
  • orientare l’istruzione formale ed informale a tutti i livelli, dalle scuole primarie all’Università, con programmi, didattica e strumenti finalizzati a comprendere, prevenire e mitigare i rischi ambientali e sanitari, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile 2030 delle Nazioni Unite;
  • orientare la riorganizzazione dei sistemi informativi sulla base della conoscenza, per setting, delle vere esigenze dei cittadini e di una stratificazione epidemiologica”.