di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – Il Recovery plan nostrano aumenta, e arriva a 222 miliardi. Dentro alcune modifiche: in particolare un taglio di risorse per la transizione verde, e un aumento consistente per la sanità, oltre a una crescita per le infrastrutture. E’ questo il quadro dipinto dal governo nella nuova bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Rimane sulla stessa scia della versione precedente nelle 6 missioni, nelle loro 16 componenti e nelle 47 linee di intervento. Cambia la destinazione dei soldini del Next Generation Eu. Si sale a 222 miliardi grazie all’utilizzo dei Fondi europei di coesione e del quadro finanziario pluriennale 2021-2027, ridistribuendo miliardi alla salute innanzitutto con uno stanziamento che passa da 9 a quasi 20 miliardi (pari al 9% del totale) ma anche alla cultura e al turismo, a cui saranno destinati non più 3 ma 8 miliardi di euro, in parte a discapito di Transizione 4.0.
Nella mappa del salvadanaio che l’Europa ci manderà, pari a 222,3 miliardi, la bozza del Recovery plan prevede che alla digitalizzazione andranno quasi 45,86 miliardi, alla transizione ecologica quasi 68,94, alle infrastrutture e mobilità quasi 31,98, all’istruzione e alla ricerca quasi 27,91, all’inclusione e coesione 27,62, alla salute 19,72. All’interno del capitolo ‘digitalizzazione’, 11,31 miliardi sono per innovazione e sicurezza nella Pubblica amministrazione, 26,55 per il sistema produttivo, e 8 per il turismo e la cultura.
Per quello che dovrebbe essere la spinta al Green deal vanno 5,50 miliardi all’economia circolare, 18,21 alla transizione energetica e alla mobilità locale sostenibile, 30,72 all’efficienza energetica e alla riqualificazione degli edifici, 14,51 alla tutela e valorizzazione del territorio e della risorsa idrica. Alle infrastrutture e trasporti, 28,30 miliardi per l’alta velocità di rete e la manutenzione stradale, 3,68 per l’intermodalità e la logistica integrata. All’istruzione, 16,72 miliardi sono per il potenziamento della didattica e del diritto allo studio, e 11,19 per favorire il passaggio dalla ricerca all’impresa. Sotto il capitolo ‘inclusione’, 12,62 miliardi sono per le politiche per il lavoro, 10,83 per le infrastrutture sociali, famiglie, terzo settore, e 4,18 per interventi speciali di coesione territoriale. Alla salute, ci saranno 7,90 miliardi per l’assistenza di prossimità e la telemedicina, e 11,82 per l’innovazione, la ricerca e la digitalizzazione dell’assistenza.