Rinnovabili • Reato di imbrattamento: multe e carcere per gli attivisti del clima

Multe, carcere e Daspo: governo vara il nuovo reato di imbrattamento contro gli ‘eco-vandali’

Approvato in CdM il provvedimento targato FdI che inasprisce le pene per gli attivisti. Assimilando imbrattamento e danneggiamento

Reato di imbrattamento: multe e carcere per gli attivisti del clima
crediti: Ultima Generazione

Sangiuliano: “Ripulire la facciata del Senato è costato 40mila euro”. Gli attivisti: “La siccità solo nel 2022 è costata 6 miliardi”

(Rinnovabili.it) – Multe da 10 a 60mila euro per far pagare i danni causati ai beni colpiti. E carcere da 3 mesi a 6 anni. Il CdM ha varato l’11 aprile il nuovo reato di imbrattamento pensato per punire gli attivisti ambientali (che il governo chiama sempre più spesso “eco-vandali”). Vince così la linea dura, forse in funzione dissuasiva, o forse alimentata dalla convinzione che le pene siano davvero in linea con le azioni contestate.

“Il diritto di scegliere di compiere azioni di disobbedienza civile non va “assolutamente confuso con il diritto a compiere azioni vandaliche per porre all’attenzione delle persone questo o quel problema o esigenza”, sostiene Marco Lisei, primo firmatario del decreto con cui Fratelli d’Italia modifica la disciplina del reato di imbrattamento. Si tratta, aggiungeva Lisei presentando il decreto, di “un non-principio che non può essere in alcun modo legittimato”.

Cosa prevede il nuovo reato di imbrattamento?

Il testo del dl, un articolo unico, introduce “per chi distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui, una sanzione amministrativa compresa tra 20.000 e 60.000 euro, riassume il governo in una nota al termine del CdM. Per chi invece deturpa, imbratta o destina i beni culturali “a un uso pregiudizievole o incompatibile con il loro carattere storico o artistico”, la multa va da 10.000 e 40.000 euro.

A queste maxi-multe si aggiunge l’opzione carcere. Il testo, infatti, aggiunge queste sanzioni alle “sanzioni penali già previste” in caso di danneggiamento. Ovvero, carcere da 6 mesi a 3 anni. Inserite nel quadro dell’imbrattamento, in pratica assimilano le due fattispecie. C’è poi una sorta di mini Daspo urbano contro gli attivisti ambientali. Chi è stato condannato, o ha riportato anche una sola denuncia, per vandalismo o danneggiamento volontario di beni culturali tutelati, non potrà avvicinarsi a meno di 10 metri dagli edifici protetti per un periodo compreso tra 6 mesi e 1 anno.

Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, a margine del CdM spiegava che le misure sono necessarie per i costi di ripulitura dei monumenti imbrattati. “Gli attacchi ai monumenti e ai siti artistici producono danni economici alla collettività. Chi compie questi atti deve assumersi la responsabilità anche patrimoniale”, ha affermato, ricordando che “secondo i dati che mi sono stati forniti dalla Soprintendenza Speciale di Roma il ripristino della facciata del Senato è costato 40.000 euro.

Da questa cifra parte la reazione di Ultima Generazione, il gruppo al centro di molte delle azioni contro cui è diretto il provvedimento. “Forse al Governo sfuggono dei dati, visto che danno la priorità al DDL contro gli imbrattamenti rispetto a quelli per proteggere la popolazione dalla siccità e dagli eventi estremi…”, scrivono su Twitter, mettendo in fila i dati: “40 000 € per ripulire i monumenti imbrattati, 6 000 000 000 € i danni della siccità nel 2022, e soprattutto, 13 600 000 000 € i sussidi diretti alle aziende fossili”.