Un nuovo studio dell’università di Chapel Hill dimostra con analisi quantitative la correlazione tra stress termico e tipologia di quartiere in 175 grandi città americane. Le persone di colore sono esposte a temperature anomale doppie rispetto ai bianchi
L’eredità del redlining di inizio ‘900 è un razzismo climatico diffuso
(Rinnovabili.it) – Le ondate di calore viaggiano più veloce per gli americani che non sono “bianchi”. Il surriscaldamento urbano colpisce in modo più consistente i quartieri delle grandi città degli Stati Uniti dove sono concentrati ispanici e afroamericani. È una forma di razzismo climatico quella messa in luce da un nuovo studio, condotto da Angel Hsu dell’università di Chapel Hill in North Carolina e pubblicato su Nature Communications.
Le persone di colore sono esposte a livelli doppi di stress termico rispetto ai loro concittadini bianchi. In tutte le 175 aree urbanizzate degli Stati Uniti continentali analizzate nello studio tranne 6, le persone di colore subiscono impatti di calore molto maggiori in estate. In media sono esposte a 3,12°C di riscaldamento in più, mentre il termometro per i quartieri a maggioranza bianca si ferma a 1,47°C in più.
Ascolta il podcast di Rinnovabili.it, metti in cuffia la sostenibilità
Come si spiega questa differenza molto marcata? I ricercatori hanno escluso che possa dipendere dalle condizioni socio-economiche attuali. La causa principale è invece l’effetto accumulato di decenni di politiche di segregazione portate avanti da Washington.
La principale è il redlining. Con questa pratica, applicata in modo sistematico, la pianificazione urbana delle grandi città americane nei primi decenni del ‘900 tracciata – letteralmente – linee rosse sulle mappe per delimitare i quartieri considerati troppo rischiosi per investirci. Il criterio usato è sostanzialmente quello razziale. E il risultato è che la popolazione di colore vive in aree dove non solo investitori e banche non mettono piede, ma dove non vengono spesso forniti alcuni servizi di base.
Leggi anche
Tutto questo plasma uno spazio urbano che accentua l’effetto isola di calore, perché i quartieri cerchiati di rosso hanno una presenza decisamente minore di alberi e spazi verdi, oltre a una densità abitativa e di industrie maggiore. L’esposizione al calore eccessivo, a sua volta, non solo porta a un aumento della mortalità, ma è anche collegata a una serie di impatti tra cui colpi di calore, perdita di produttività lavorativa e compromissione delle capacità di apprendimento.
“Il nostro studio aiuta a fornire prove più quantitative che il razzismo climatico, il razzismo ambientale esistono”, commenta Angel Hsu, autore principale dell’articolo. “E non è solo un incidente isolato, è pervasivo in tutti gli Stati Uniti”.