di Paolo Travisi
L’Italia è 41esima per colpa del gas
I paesi del mondo ci stanno provando, ma gli ostacoli non mancano, e sembrano moltiplicarsi. Se la transizione energetica mondiale continua a progredire verso un sistema energetico più equo, sicuro e sostenibile, una serie di complicazioni ed incertezze ne stanno rallentando la corsa: le continue tensioni geopolitiche, i conflitti in corso che hanno impatti diretti o indiretti e a più livelli sul piano economico dei paesi e la rapidità tecnologica che impone continui cambiamenti. Questa è l’immagine complessiva restituita dalla 14° edizione del rapporto annuale del World Economic Forum, Fostering Effective Energy Transition 2024, che racconta le difficoltà nella traiettoria del cambiamento verso un futuro energetico green.
Transizione energetica, l’Europa fa bene ed emerge la Francia
In questa edizione, il report ha considerato – per la prima volta – “percorsi personalizzati” che analizzano le caratteristiche specifiche di ogni paese, tra cui il livello di reddito e le risorse energetiche locali. 107 su 120 i paesi presi in esame, in cui si evidenzia un certo progresso verso la transizione energetica compiuto nell’ultimo decennio. La buona notizia – per noi europei – è che il vecchio continente si comporta piuttosto bene, tanto che sono i paesi del Nord, nell’ordine, Svezia, Danimarca e Finlandia a guidare la classifica globale, seguiti da Svizzera e Francia.
I paesi scandinavi che fanno da traino, in particolare, possono contare su un elevato impegno politico, forti investimenti in ricerca e sviluppo ed una larga adozione di energia pulita, accelerata dalla situazione geopolitica regionale, dalle politiche di efficienza energetica e dalla determinazione del prezzo del carbonio. La Francia è il paese outsider che ha sorpreso le aspettative, entrando tra le prime cinque, grazie a recenti misure di efficienza energetica che hanno ridotto l’intensità energetica nell’ultimo anno.
Italia arranca in classifica, pesa la dipendenza dal gas
E l’Italia? Non brilla rispetto al resto d’Europa con la 41° posizione nella classifica stilata dal World Economic Forum, principalmente a causa della sua forte dipendenza dal gas, ma insieme al nostro paese, passi indietro sono stati fatti anche dal Regno Unito e la Turchia, mentre quelli economicamente più avanzati hanno registrato degli indici migliori di performance, tanto che la Germania è 11°, la Cina 17° che precede di due posizioni, gli Stati Uniti. Anche il Brasile (12°) insieme al gigante asiatico, negli ultimi anni è riuscito ad aumentare la quota di energia pulita ed a migliorare l’affidabilità della rete, oltre ad investimenti importanti nel settore dell’energia idroelettrica e dei biocarburanti.
Cauto ottimismo negli investimenti in rinnovabili
Come abbiamo visto anche nel report RECAI 2024, nel 2023 la Cina ha aumentato in modo significativo la sua capacità di produzione di energia rinnovabile, investendo molto in tecnologie pulite, tra cui pannelli solari, turbine eoliche ed anche nella produzione di batterie per veicoli elettrici. Tornando al progresso rallentato nella transizione energetica, secondo il rapporto del World Economic Forum, non mancano comunque motivi di ottimismo, che si riflettono nell’aumento degli investimenti globali nelle energie rinnovabili e nella crescita significativa dei risultati della transizione energetica in una delle aree del mondo più povera, l’Africa sub-sahariana.
“Dobbiamo garantire che la transizione energetica sia equa, sia nelle economie emergenti che in quelle sviluppate”, ha dichiarato Roberto Bocca, responsabile del Centro per l’energia e i materiali del World Economic Forum, che aggiunge: “Trasformare il modo in cui produciamo e consumiamo energia è fondamentale per il successo. Dobbiamo agire con urgenza su tre leve fondamentali per la transizione energetica. Riformare l’attuale sistema energetico per ridurne le emissioni, implementare soluzioni energetiche pulite su scala e ridurre l’intensità energetica per unità di PIL, le strade da seguire”.
I soliti tre giganti degli investimenti, ma necessario tutelare i paesi più deboli
Se il rapporto del WEF sottolinea che Cina, Stati Uniti ed India continuano ad essere i tre giganti nello sviluppo di nuove soluzioni e tecnologie energetiche, che attirano i maggiori investimenti in energia green, allo stesso tempo evidenzia che il divario tra economie avanzate e quelle in via di sviluppo, e per così dire il “centro di gravità” della transizione, si sta spostando in favore dei paesi industrialmente più debole.
Ed infatti, secondo Espen Mehlum, responsabile dell’Energy Transition Intelligence and Regional Acceleration del World Economic Forum “l’Indice della transizione energetica di quest’anno trasmette un messaggio chiaro: è necessario agire con urgenza. I responsabili delle decisioni a livello globale devono compiere passi coraggiosi per recuperare lo slancio nella transizione verso un futuro energetico equo, sicuro e sostenibile. Questo è fondamentale per le persone, per le intere economie e per la lotta ai cambiamenti climatici”.
Per evitare dunque, che lo schema che nei decenni scorsi ha portato alla sperequazione economica tra paesi ricchi e paesi poveri, si ripeta anche nella transizione energetica, il rapporto evidenzia la necessità di un sostegno finanziario da parte dei paesi avanzati in favore di chi rischia di rimanere indietro, o addirittura tagliato fuori. E quando il tema è la sostenibilità, a rimetterci non sono solo le finanze dei popoli, ma la vita di ognuno.