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Draghi, Rapporto sulla Competitività UE: il capitolo decarbonizzazione

Rapporto sulla Competitività UE: il piano Draghi per la decarbonizzazione
Mario Draghi, Ursula Von der Leyen. Crediti: European Union, 2024

La decarbonizzazione nel testo del Rapporto sulla Competitività UE

Una decarbonizzazione che non sia contraria “alla competitività e alla crescita”. È la seconda delle tre dimensioni che disegnano la “sfida esistenziale” per l’Europa, individuate nel Rapporto sulla Competitività UE presentato da Mario Draghi il 9 settembre. Al fianco della corsa all’innovazione tecnologica e all’aumento della sicurezza e alla riduzione delle dipendenze.

Si gioca tra questa costellazione di sfide – economiche, industriali, politiche, sociali – il senso stesso dell’Europa nei prossimi decenni, sottolinea l’ex primo ministro italiano ed ex banchiere centrale UE. Un senso che raccoglie l’eredità del Green Deal e la rilancia, ma inserendola in un contesto più armonico.

Per il Rapporto Draghi, gli obiettivi climatici “ambiziosi” dell’Europa devono essere accompagnati da “un piano coerente per raggiungerli”. Solo così la decarbonizzazione sarà “un’opportunità” per l’Europa. Oltre ai punti messi in evidenza nel capitolo del Rapporto Draghi dedicato all’energia, le 328 pagine del documento presentano un’analisi delle criticità e le possibili soluzioni su altri temi strettamente legati alla traiettoria della decarbonizzazione. Dal fronte delle materie prime critiche alle industrie ad alta intensità energetica, dalle tecnologie pulite ai trasporti e al settore automotive.

“Per essere competitivi”, ha ricordato Ursula von der Leyen durante la presentazione del Rapporto Draghi, “dobbiamo dominare la transizione pulita e digitale”.

Vediamo nel dettaglio le proposte presentate nel Rapporto sulla Competitività UE da Draghi.

Rapporto Draghi, il capitolo materie prime critiche

Le coordinate del problema sono note. L’Europa è povera di risorse ma la transizione farà esplodere la domanda di alcuni minerali, come litio, nickel e cobalto, essenziali per le tecnologie pulite. Il vecchio continente è anche carente di capacità di lavorazione. E le materie prime critiche sono spesso concentrate in pochi Stati, creando possibili colli di bottiglia che minano alla base l’autonomia strategica UE.

Il Rapporto sulla Competitività UE giudica il Critical Raw Materials Act approvato dalla Commissione UE negli ultimi anni come una buona base di partenza. Ma suggerisce 11 priorità, tra breve e medio termine, per dare corso, rafforzare e ampliare la legge:

  1. Sviluppare una strategia completa a livello UE basata sul CRMA, dal settore estrattivo al riciclaggio. Breve termine (BT, 1-3 anni)
  2. Istituire una piattaforma dedicata ai materiali critici nell’UE per attuare la strategia dell’UE e sfruttare il potere di mercato. Medio termine (MT, 3-5 anni)
  3. Sviluppare soluzioni finanziarie a supporto della catena del valore dei materiali critici (BT/MT)
  4. Sviluppare ulteriormente la diplomazia delle risorse per materiali critici al fine di garantire l’approvvigionamento e la diversificazione (BT)
  5. Sviluppare ulteriormente strategie comuni con altri acquirenti globali del G7/OCSE (es. Giappone) (BT/MT)
  6. Promuovere ulteriormente il potenziale non sfruttato delle risorse domestiche nell’UE, legato a migliori standard e integrazione con l’industria a diversi livelli della catena del valore (MT)
  7. Potenziare l’eccellenza europea nella ricerca e innovazione su materiali o processi alternativi per sostituire materiali critici in varie applicazioni (MT)
  8. Circolarità: creare un vero Mercato Unico per i rifiuti e il riciclaggio in Europa (BT)
  9. Accelerare la creazione di un mercato sostenibile per i materiali critici nell’UE (BT/MT)
  10. Sviluppare scorte strategiche di minerali critici nell’UE (BT)
  11. Migliorare la trasparenza dei mercati finanziari per i contratti all’ingrosso di minerali critici nell’UE (BT)

Industrie energivore, le indicazioni del Rapporto Draghi

Anche se il Green Deal ha previsto supporto finanziario e misure di tutela (come il CBAM) per la decarbonizzazione delle industrie ad alta intensità energetica (responsabili del 68% delle emissioni di gas serra del manifatturiero UE), le misure attuali “probabilmente non saranno sufficienti” per trasformare queste industrie e garantirne al contempo la competitività.

Anche in questo caso il Rapporto sulla Competitività UE individua 11 priorità. Alcune si sovrappongono a quelle suggerite nel capitolo sull’energia, come garantire l’accesso a una fornitura competitiva di gas naturale durante la transizione e a risorse sufficienti e competitive di elettricità decarbonizzata e idrogeno pulito. Altre puntano a migliorare il coordinamento tra le varie politiche UE, a spingere sulla semplificazione e sul supporto finanziario.

A questo proposito, il Rapporto Draghi cita come azioni prioritarie:

  1. Sviluppare ulteriormente soluzioni finanziarie (come le garanzie finanziarie) per le industrie ad alta intensità energetica (EII) dell’UE per migliorare le condizioni di finanziamento del mercato
    (BT)
  2. Rafforzare i finanziamenti rilevanti per supportare la decarbonizzazione delle EII, iniziando con la destinazione dei ricavi dell’ETS (BT/MT)
  3. Semplificare, accelerare e armonizzare i meccanismi di assegnazione dei sussidi. Adottare strumenti comuni tra gli Stati membri, come la Banca Europea dell’Idrogeno e i Carbon Contracts for Difference (BT/MT)

Sull’entrata in vigore del meccanismo di aggiustamento del carbonio alla frontiera, il CBAM, il rapporto suggerisce di monitorare attentamente il suo funzionamento durante l’attuale fase di transizione e, in seconda battuta, di valutare se posticipare la riduzione delle quote gratuite dell’ETS nel caso in cui l’attuazione del CBAM non sia efficace.

Tra le altre raccomandazioni proposte, spicca la proposta di una sorta di distretti industriali verdi: Coordinare la creazione di cluster industriali regionali verdi attorno alle EII dell’UE.
(BT/MT)”
.

Tecnologie pulite

L’Europa ha un potenziale enorme per dominare lo sviluppo globale delle tecnologie pulite, ma si trova anche di fronte a barriere e difficoltà di produzione alla scala necessaria in diversi segmenti. La quota UE nella produzione di pannelli solari ormai è “trascurabile”. L’Europa ha ancora il primato nell’assemblaggio di turbine eoliche ma sta perdendo quote di mercato a favore della Cina. Così come cresce la quota di import delle pompe di calore. È un attore marginale nella produzione di batterie. Domina la tecnologia per l’elettrolisi ma non ha la capacità di produrre a scala di GW.

Per invertire la rotta, il Rapporto Draghi suggerisce, tra le altre priorità, di:

  1. Introdurre negli appalti pubblici e nelle aste dei Contratti per Differenza una quota minima esplicita per prodotti e componenti innovativi e sostenibili selezionati e prodotti localmente, dove necessario per raggiungere gli obiettivi di produzione dell’UE
    (BT)
  2. Promuovere altre forme di acquisto per tecnologie selezionate prodotte localmente, come requisiti e incentivi nei programmi di finanziamento dell’UE e della BEI, e nei programmi di supporto nazionali (BT)
  3. Definire le tecnologie pulite come una delle aree di priorità strategica del 10° Programma Quadro dell’UE per la ricerca e l’innovazione (BT)
  4. Sviluppare e applicare un modello unico di certificazione per tecnologie sostenibili e innovative (MT)
  5. Rafforzare il coordinamento a livello UE, in collaborazione con l’industria e i centri di ricerca, a partire da: monitoraggio della catena di approvvigionamento, definizione di standard e capacità critiche minime, e coordinamento degli sforzi di R&S (ad es. Joint Undertakings e IPCEI) (BT)

Rapporto sulla Competitività UE, il capitolo automotive

Transizione verde, integrazione delle tecnologie digitali verso prodotti sempre più software-oriented, nuovi modelli di business come il car sharing sono alcuni dei principali motori della trasformazione in corso nel settore automotive europeo. Tradizionalmente uno dei motori della competitività del vecchio continente, oggi si trova di fronte a una riconfigurazione problematica.

Il Rapporto sulla Competitività UE parte dal (contestatissimo) passaggio all’elettrico e nota che la catena del valore europea ci ha messo molto di più di quella cinese per adattarsi al nuovo contesto. Ma sottolinea anche la poca coerenza di alcune iniziative legislative a livello UE e nota che il principio della neutralità tecnologica – molto invocato da alcuni paesi, tra cui l’Italia – non è stato applicato con costanza al settore automotive. In breve: “alla spinta verso una rapida penetrazione del mercato dei veicoli elettrici non è seguita nell’UE una spinta sincronizzata verso la conversione della filiera”, sostiene Draghi.

Molte delle priorità indicate dal Rapporto Draghi per l’automotive ruotano attorno alla necessità di più coordinamento. Ad esempio, suggerisce il rapporto, bisogna

  1. Sviluppare un piano d’azione industriale dell’UE per il settore automobilistico, aumentando il coordinamento sia verticale che orizzontale nella catena del valore (BT/MT)
  2. Assicurare coerenza normativa, prevedibilità e tempistica adeguata, insieme a consultazioni per le prossime normative. Adottare un approccio neutrale dal punto di vista tecnologico nella revisione del pacchetto “Fit-for-55” (BT/MT)
  3. Promuovere la standardizzazione (BT)
  4. Garantire che sia in atto una politica digitale coerente per il settore automobilistico, che comprenda l’ecosistema dei dati e le esigenze di sviluppo dell’intelligenza artificiale (MT)

Per spingere su questi aspetti, tra le altre priorità Draghi individua la creazione di “acceleratori” per il settore automotive:

  1. Creare Net-Zero Acceleration Valleys potenziate, dedicate all’ecosistema automobilistico (MT)
  2. Sostenere progetti europei comuni nelle aree più innovative, come veicoli elettrici europei accessibili, veicoli definiti dal software e soluzioni future per la guida autonoma (SDV e AD), e la catena del valore della circolarità (BT/MT)

Leggi qui il Rapporto Draghi sulla Competitività in PDF

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