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Rapporto ASviS 2023, a che punto è l’Italia nell’attuazione degli SDGs?

Il Rapporto ASviS 2023 evidenzia il ritardo dell’Italia nell’attuazione dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Come riuscire a recuperare il nostro ritardo? Con l’attuazione di una serie di riforme e di interventi non più procrastinabili e consolidando la consapevolezza che la sostenibilità conviene tanto dal punto di vista sociale, ambientale ed economico

Foto di Danist Soh su Unsplash

L’Italia e gli Obiettivi dell’Agenda 2030

(Rinnovabili.it) – Come ogni anno, anche il Rapporto ASviS 2023 fa il punto sul raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e ci mette davanti alle nostre responsabilità, alle promesse fatte e a quelle mantenute.

Il ritardo dell’Italia secondo il Rapporto ASviS 2023

Siamo a metà percorso dell’Agenda 2030): possiamo dirci completamente soddisfatti? A che punto è l’Italia nell’attuazione degli SDGs?Sicuramente è in ritardo, al punto da rischiare di non riuscire a centrare gli Obiettivi e quindi rispettare gli impegni sottoscritti nel 2015 all’ONU. Facciamo una veloce rassegna: piccoli miglioramenti per otto Obiettivi, per tre la situazione è stabile, ma per sei Obiettivi la situazione è addirittura peggiorata.

Nel dettaglio, rispetto al 2010 ASviS rileva un peggioramento per la povertà (Goal 1), i sistemi idrici e sociosanitari (Goal 6), la qualità degli ecosistemi terrestri e marini (Goal 14 e 15), la governance (Goal 16) e la partnership (Goal 17).

Gli aspetti legati al cibo (Goal 2), alle disuguaglianze (Goal 10) e alle città sostenibili (Goal 11) rimangono sostanzialmente stabili.

 Per gli altri otto Goal i miglioramenti sono inferiori al 10% in 12 anni, tranne salute (Goal 3) ed economia circolare (Goal 12), che hanno un aumento leggermente superiore.

Anche i dati relativi alle disuguaglianze territoriali sembrano contraddire il principio di non lasciare nessuno indietro.

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Solo il 12% dei Paesi raggiungerà gli SDGs

Cosa significa in concreto? Assumendo i 33 Target come valori quantitativi, significa che forse solo otto arriveranno a compimento, quattordici faticheranno molto e forse non raggiungeranno il valore fissato per il 2030, per nove la situazione si presenta contraddittoria e quindi non è possibile fare una previsione chiara, di due Target non sono disponibili i dati, quindi è impossibile valutarli.

Non è che il resto del mondo proceda così spedito. Secondo l’ONU, solo il 12% dei Paesi ha buone probabilità di raggiungere gli Obiettivi, più della metà sono “decisamente fuori strada”, il 30% è rimasto com’era, o addirittura peggiorato. A livello europeo si registra qualche progresso, ma insufficiente a centrare i Target entro il 2030.

La condizione irrinunciabile per recuperare il nostro ritardo è l’attuazione di una serie di riforme e di interventi non più procrastinabili.

Manca un impegno corale per la sostenibilità

Enrico Giovannini, direttore scientifico di ASviS, si esprime in modo molto chiaro: «Il Rapporto ASviS 2023, dedicato all’analisi di quanto accaduto a livello globale, europeo e italiano da quando è

stata sottoscritta l’Agenda 2030, mostra chiaramente che il nostro Paese, al contrario dell’Unione Europea, non ha imboccato in modo convinto e concreto la strada dello sviluppo sostenibile e non ha maturato una visione d’insieme delle diverse politiche pubbliche (ambientali, sociali, economiche e istituzionali) per la sostenibilità.

Ciò non vuol dire che non si siano fatti alcuni passi avanti o che non si siano assunte decisioni che vanno nella giusta direzione, ma la mancanza di un impegno esplicito, corale e coerente da parte della società, delle imprese e delle forze politiche ci ha condotto su un sentiero di sviluppo insostenibile che è sotto gli occhi di tutti, come confermano anche le analisi dell’opinione pubblica italiana contenute nel Rapporto Asvis 2023».

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Un nuovo approccio politico e culturale

Cosa fare per recuperare il terreno perduto? Secondo Pierluigi Stefanini, presidente di Asvis, «è indispensabile adottare un approccio politico e culturale che consideri la sostenibilità il fulcro di tutte le scelte, pubbliche e private.

È questo l’approccio alla base della nuova Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, approvata dal Governo esattamente un mese fa. Negli stessi giorni, il Governo si è impegnato all’Assemblea Generale dell’ONU a predisporre un Piano di accelerazione per il conseguimento degli Obiettivi su cui siamo più indietro, quasi tutti».

A tale proposito, il Rapporto ASviS 2023 avanza al Governo tre proposte concrete:

  • assegnare alla Presidenza del Consiglio il compito di predisporre il Piano;
  • predisporlo entro marzo 2024, affinché esso contribuisca alla preparazione del prossimo Documento di Economia e Finanza;
  • coinvolgere la società civile e gli enti territoriali attraverso il Forum per lo sviluppo sostenibile esistente presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE).

ASviS auspica inoltre che l’Italia si doti di una legge per il clima, come avviene in altri Paesi europei che ponga obiettivi intermedi coerenti per giungere alla neutralità climatica entro il 2050.

No a un facile disfattismo, la sostenibilità conviene

Marcella Mallen, presidente di ASvis, mette in guardia da un facile disfattismo dovuto ai nostri ritardi: «È ancora possibile cambiare passo, consolidando la crescente consapevolezza dell’opinione pubblica, delle imprese e delle amministrazioni pubbliche sul fatto che, nonostante i negazionisti, la scelta della sostenibilità conviene tanto dal punto di vista sociale e ambientale che economico».

Il Rapporto ASviS 2023 indica 13 linee di intervento prioritarie che potrebbero permettere all’Italia un’accelerazione nell’attuazione dell’Agenda 2030. Un lungo elenco di proposte, alcune delle quali attuabili a costo zero, altre con l’impegno risorse finanziarie significative.

«Molti interventi, peraltro, sono in linea con le Raccomandazioni specifiche rivolte all’Italia dal Consiglio Europeo nel luglio scorso, e potrebbero essere integrati nella prossima Legge di bilancio e dei provvedimenti collegati, nonché nelle riforme previste dal PNRR», ha precisato Giovannini.