Un rapporto preparato da scienziati indipendenti e commissionato dall’Agenzia Onu per la protezione ambientale (Unep) sostiene che non conosciamo abbastanza i possibili impatti ed effetti collaterali dell’uso sul campo di tecniche di geoingegneria solare come la Stratospheric Aerosol Injection
L’Unep: l’idea di raffreddare artificialmente il Pianeta non deve sostituire gli sforzi di mitigazione
(Rinnovabili.it) – Per ora non è una buona idea affrontare la crisi climatica con la geoingegneria solare. Troppi i rischi, troppi pochi gli studi scientifici al riguardo. E c’è il pericolo che puntare ora su questa strada afflosci gli sforzi per la mitigazione del climate change. Ma non per questo l’idea di raffreddare artificialmente il Pianeta deve essere scartata a priori. Tutt’altro. Le tecniche di gestione della radiazione solare (Solar Radiation management, Srm) sono, al contrario, “un’opzione alternativa di emergenza” se le misure che stiamo mettendo in campo oggi non daranno i risultati che speriamo.
A dirlo è un gruppo di scienziati indipendenti in un rapporto commissionato dall’Unep, l’Agenzia Onu per la protezione ambientale. Il gruppo di esperti ritiene che “una diffusione su larga scala dell’SRM a breve e medio termine non sia attualmente giustificata e non sarebbe saggio. Questa opinione potrebbe cambiare se l’azione sul clima dovesse rimanere insufficiente”.
Quali sono i rischi di raffreddare artificialmente il Pianeta?
In realtà nelle 44 pagine di rapporto si sottolineano più i dubbi, i potenziali pericoli e le incertezze che i lati positivi. L’elenco è lungo. Raffreddare artificialmente il Pianeta potrebbe danneggiare lo strato di ozono, portare a una sovracompensazione dei cambiamenti climatici su scala regionale (con effetti difficili da determinare) e causare più in generale l’aumento o la ridistribuzione degli impatti dei cambiamenti climatici sulla società e sugli ecosistemi. In pratica, la geoingegneria solare potrebbe anche funzionare nell’abbassare la temperatura media globale, ma con impatti regionali e locali molto diversi e di difficile previsione.
Iniziare a sparare in atmosfera particelle (Stratospheric Aerosol Injection) per riflettere la radiazione solare può portare risultati nel brevissimo termine, addirittura nel giro di pochi anni. Ma queste particelle restano per poco tempo in sospensione. Quindi bisogna ripristinare costantemente “l’ombrello artificiale” che scherma la Terra dal Sole. L’uso di tecniche di gestione della radiazione solare “se interrotto bruscamente, porterebbe a un rapido cambiamento climatico che aumenterebbe i rischi per l’uomo e gli ecosistemi”, notano gli scienziati. Oltre a costare diverse decine di mld $ l’anno. Per centinaia di anni.
E ancora: la geoingegneria potrebbe aumentare gli squilibri di potere tra le nazioni, innescare conflitti e sollevare questioni etiche, morali, legali, di equità e giustizia.
Questa montagna di rischi spacca gli autori del rapporto in due gruppi. Una parte è a favore dell’avvio di esperimenti di Srm su scala locale in ambiente esterno (da decenni si fa già sperimentazione in laboratorio). Il secondo gruppo invece frena e sostiene che sappiamo ancora troppo poco dell’impatto per testare la geoingegneria sul campo.