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Cingolani, il governo studia l’ipotesi di nazionalizzare la raffineria di Priolo

Raffineria di Priolo: Cingolani apre alla nazionalizzazione dell’impianto Lukoil
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La raffineria di Priolo è la più grande d’Italia

(Rinnovabili.it) – Il governo sta prendendo seriamente in considerazione l’ipotesi di nazionalizzare la raffineria di Priolo, nel siracusano. L’impianto è il più grande d’Italia, raffina il 22% del petrolio nazionale, ed è fondamentale per garantire la continuità produttiva di diversi segmenti industriali. Ma è di proprietà dell’azienda russa Lukoil e avrà problemi enormi a operare dopo l’approvazione dell’embargo UE sul petrolio di Mosca. Non solo: da qualche settimana ha regalato al Belpaese il ben poco invidiabile primato di maggior importatore in Europa di greggio russo.

Roberto Cingolani alla Festa dell'Innovazione 2022

A dirlo è il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, durante un evento organizzato dal quotidiano Il Foglio sabato 11 giugno. È la prima volta che un esponente dell’esecutivo prende posizione sul dossier della nazionalizzazione dell’impianto ISAB, mettendo fine a settimane di silenzio o di smentite. A fine aprile era stata una nota del MiSE a congelare tutto: la nazionalizzazione della raffineria di Priolo “non è all’ordine del giorno”, scriveva il ministero, anche se “la preoccupazione per i risvolti sociali sull’area esiste e la situazione è all’attenzione del Mise”. L’impianto, tra occupazione diretta e indotto, dà lavoro a circa 10.000 persone.

Le parole di Cingolani sulla raffineria di Priolo

“Ci sono diverse ipotesi. Una è una manovra simile alla nazionalizzazione”, risponde il titolare del MiTE a una domanda diretta sul futuro del petrolchimico di Priolo Gargallo. Sarebbe una mossa “in analogia con quanto ha fatto il governo tedesco”, ha sottolineato Cingolani alludendo alla nuova legge sulla sicurezza energetica modificata da Berlino per preparare il possibile esproprio delle attività di Gazprom e Rosneft nel paese. In realtà, questa sembra l’unica vera strada a disposizione dell’esecutivo. L’alternativa – l’unica citata da Cingolani – è che si faccia avanti un compratore terzo e ovviamente ‘presentabile’.

Oltre alle questioni industriali e sociali, il dossier della raffineria di Priolo può diventare scottante anche sul piano politico. È proprio grazie all’impianto ISAB, infatti, che Mosca è riuscita ad attutire parzialmente l’impatto delle sanzioni sul petrolio russo. Prima della guerra, Priolo lavorava con circa il 15-30% del greggio proveniente da Mosca. Ma con l’invasione dell’Ucraina la Lukoil ha imposto di passare al 100% perché, causa sanzioni, le banche italiane hanno sospeso le linee di credito all’azienda. Così a maggio sono arrivati via mare, nel siracusano, 450mila barili di greggio russo, gli unici acquistabili facilmente da Lukoil. Quattro volte tanto i volumi di febbraio.

“Sino ad ora non ha infranto alcuna regola”, rimarca Cingolani. “Ha comprato del petrolio [russo], trasportato da navi che avevano la giusta bandiera”. Il passaggio inverso può avvenire immediatamente, in caso di nazionalizzazione. Anche portando a zero la quota di greggio russo. “In ogni caso, Priolo, in qualsiasi momento, può utilizzare petrolio non russo, perché ha le tecnologie per utilizzare diversi tipi di greggio”, spiega Cingolani.

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