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La raffineria di Priolo ammaina la bandiera russa

Dall’impianto ISAB nel siracusano passano oltre 10 mln barili di greggio l’anno. La vendita toglie di mezzo i russi di Lukoil e il rischio di incappare nelle sanzioni. Rischio che avrebbe colpito l’intera filiera nazionale che dipende dalla raffinazione

Raffineria di Priolo: Cingolani apre alla nazionalizzazione dell’impianto Lukoil
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Entro marzo sarà perfezionata la vendita della raffineria di Priolo

(Rinnovabili.it) – Alla fine di marzo la raffineria di Priolo non parlerà più russo. La Litasco, controllata al 100% dalla russa Lukoil e proprietaria del sito nel siracusano, ha stretto l’accordo di cessione dell’impianto ISAB che processa circa il 20% del greggio italiano. Il nuovo proprietario è Goi Energy, una società che fa parte del settore energetico di Argus New Energy Fund, fondo di private equity basato a Cipro.

Greggio di chi?

Cala così il sipario su una vicenda che ha fatto traballare la sicurezza energetica dello Stivale per mesi. Con l’entrata in vigore delle sanzioni sul petrolio russo, infatti, la raffineria di Priolo ha corso il rischio di dover chiudere i battenti. Il problema era legato sia al greggio sia alla proprietà.

Partiamo dal primo punto. Al polo petrolifero di Siracusa dopo l’invasione russa dell’Ucraina è iniziato ad arrivare solo greggio del Cremlino invece della quota normale attorno al 30%. Una scelta di Lukoil per massimizzare i profitti nei mesi in cui le casse di Mosca iniziavano a risentire del minor volume di esportazioni fossili verso l’Europa.

Al tempo stesso, era una strategia per forzare la mano al governo italiano e fargli strappare un’esenzione per Priolo in sede europea. Trasformando l’Italia in una seconda Ungheria. Il tentativo è fallito, l’allora governo Draghi ha tirato dritto per la sua strada e le sanzioni sul greggio russo sono scattate anche per Roma all’inizio di dicembre.

Chi fa credito alla raffineria di Priolo?

Ma il rischio di chiusura per la raffineria di Priolo era legato anche alla proprietà russa. Per acquistare il greggio sui mercati internazionali, gli acquirenti hanno bisogno di lettere di credito. In pratica, le banche devono garantire la copertura finanziaria dell’operazione. Ma ben pochi istituti occidentali avrebbero sfidato la sorte e le sanzioni americane e dato garanzie a un’operazione di una società russa al 100%.

Era quindi possibile che Litasco non riuscisse a far arrivare a Priolo petrolio sufficiente per mandare avanti l’impianto. Tant’è vero che a inizio dicembre, per evitare questa eventualità, il governo Meloni ha proceduto al commissariamento della raffineria di Priolo. Una soluzione intermedia, pensata per guadagnare tempo e perfezionare la vendita senza bloccare le operazioni del sito. Per sicurezza, Roma si è fatta mettere nero su bianco dagli Stati Uniti che in questa fase ponte qualsiasi operazione dell’ISAB non sarebbe stata soggetta a sanzioni.

Salvi i posti di lavoro

“Siamo lieti di annunciare di aver raggiunto un accordo con Litasco” ha annunciato Michael Bobrov, amministratore delegato di Goi Energy. “Siamo profondamente consapevoli dell’importanza di ISAB per l’economia italiana, per la Sicilia e per la comunità locale. Crediamo fermamente che Isab abbia un potenziale di sviluppo importante e abbiamo un solido piano aziendale per riuscire a valorizzarlo. In stretta collaborazione con il Governo italiano, siamo ottimisti sul fatto che l’operazione sarà completata con successo”.

Tra gli impegni che si assume la nuova proprietà c’è il mantenimento dei posti di lavoro attuali e delle condizioni di salute e sicurezza. E un accordo per la fornitura di greggio e offtake a lungo termine (vendita di determinati quantitativi per un certo numero di anni) con Trafigura, uno dei maggiori trader globali indipendenti di greggio e prodotti petroliferi.