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Qualità delle acque: il CdM recepisce la direttiva europea

Introdotte nell'elenco 12 nuove sostanze tra cui componenti contenuti in fitosanitari e biocidi. Obiettivo, raggiungere il “buono stato chimico” entro il 2027

Qualità delle acque: il CdM recepisce la direttiva europea

 

(Rinnovabili.it) – Via libera al recepimento della direttiva europea sulla qualità delle acque. Il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri, in esame definitivo, il decreto legislativo di attuazione della direttiva 2013/39/UE che aggiorna gli elenchi delle sostanze chimiche ritenute maggiormente pericolose per la risorsa idrica. “L’obiettivo – spiega il Governo in una nota stampa – è combattere l’inquinamento idrico rafforzando il monitoraggio dello stato delle acque superficiali, di quelle sotterranee e delle aree protette”. La normativa europea – che modifica le precedenti direttive 2000/60/CE e la 2008/105/CE – contiene diverse novità a partire dall’elenco delle sostanze prioritarie, a dall’introduzione nuovi nomi in questo elenco quali ad esempio diossine-furani (PCDD-PCDF) e perfluorottano sulfonato (PFOS).

 

Recependo le indicazioni della normativa europea il decreto aggiorna, gli elenchi dei prodotti chimici ritenuti maggiormente pericolosi con 12 nuove sostanze, tra cui componenti contenuti in prodotti fitosanitari, prodotti biocidi, sostanze chimiche industriali e sottoprodotti della combustione. Inoltre vengono rivisti i livelli di concentrazione di altre 7 sostanze già incluse nell’elenco, in linea con i parametri indicati dall’Ue, definendo i termini entro i quali dare esecuzione al loro monitoraggio ed introducendo l’obbligo di monitoraggio nella matrice biota. Il target finale è quello di raggiungere il “buono stato chimico” entro il 2021 per tutte le voci già presenti nei vecchi elenchi ed entro il 2027 per le nuove sostanze.

 

Il decreto risulta quanto mai necessario se si considera l’ultimo rapporto ISPRA in materia di inquinamento idrico. L’istituto per la protezione ambientale  ha rivelato come nei corpi idrici del Belpaese, sia in quelli superficiali che quelli in sotterranei, siano dispersi un gran numero di prodotti fitosanitari; prodotti, spesso e volentieri, dagli effetti su salute e ambiente ancora poco conosciuti.

Nel mix di sostanze chimiche appaiono 175 nomi diversi di molecole, compresa perfino l’atrazina, erbicida messo al bando nei primi anni 90 e che presenta ancora una contaminazione importante, soprattutto nelle acque sotterranee. E nonostante nei 27.995 campioni analizzati dall’ISPRA le concentrazioni degli inquinanti si siano spesso basse, la loro diffusione sembra conoscere pochi limiti, al punto da esser stati rinvenuti nel 56,9% dei 1.355 punti di monitoraggio delle acque superficiali. In questo caso le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento dei limiti di qualità ambientali sono il glifosato e il suo metabolita AMPA, il metolaclor, il triciclazolo, l’oxadiazon, la terbutilazina e il suo principale metabolita.