Dopo la sentenza della Corte Suprema nel caso Sackett vs. EPA, l’Agenzia per la protezione ambientale americana è stata costretta a rivedere il regolamento sulla tutela delle wetlands. Metà della superficie totale di zone umide del paese da oggi non ha più protezione
Le zone umide sono grandi serbatoi di carbonio
(Rinnovabili.it) – Una sentenza straccia 50 anni di politiche per la protezione delle zone umide. La Corte Suprema degli Stati Uniti, a maggioranza repubblicana, ha limitato i poteri dell’Agenzia per la protezione ambientale (EPA) di regolare le wetlands, importanti ecosistemi per la biodiversità e il clima. E l’EPA si adegua, anche se obtorto collo. Metà dei 477mila km2 di zone umide americane – un’area vasta come la Gran Bretagna – è da oggi senza tutela.
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Perché l’EPA smantella la protezione delle zone umide
Tutto ruota attorno alla definizione di “waters of the United States”. E alla decisione di una coppia di costruire una casa in Idaho. Chantell e Michael Sackett non devono ottenere nessun permesso per coprire parte della loro proprietà – vicino a un lago – di terra e rocce: sono i proprietari, e il diritto di proprietà prevale sulla tutela ambientale. Così ha deciso la Corte. Smontando, en passant, uno dei capisaldi dello storico Clean Water Act, cioè la definizione di quali ecosistemi acquatici ricadono sotto la giurisdizione dell’EPA.
D’ora in poi, l’Agenzia statunitense potrà garantire la protezione delle zone umide solo se queste sono adiacenti a un corso d’acqua o un lago “relativamente permanenti”. Questi ecosistemi, inoltre, devono essere “collegati alle tradizionali acque navigabili interstatali”. E il collegamento dev’essere “continuo”. Una vittoria per l’industria dell’oil&gas, quella mineraria e altri grandi inquinatori, che non hanno perso tempo e hanno supportato fin dal principio i Sackett.
“Anche se sono deluso dalla decisione della Corte Suprema nel caso Sackett, l’EPA e l’esercito hanno l’obbligo di applicare questa decisione insieme ai nostri co-regolatori statali, tribù e partner”, ha affermato l’amministratore dell’EPA Michael S. Regan. A gennaio, l’EPA aveva emesso un regolamento che specificava la definizione di “waters of the United States”, entrata in vigore a marzo. Ma quel regolamento è presto diventato obsoleto visto che a fine maggio è arrivata la sentenza della Corte Suprema. La revisione annunciata adesso dall’EPA allinea il regolamento con la sentenza del tribunale.