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L’Europa dorme sulla protezione del suolo, la strigliata della Corte dei conti UE

Leggi poco ambiziose, uso maldestro delle risorse finanziarie, impatto modesto delle misure declinate a livello nazionale. Sono i punti più critici ce l’UE deve affrontare per migliorare la gestione sostenibile dei suoli, scrive l’auditor europeo

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Foto di svklimkin da Pixabay

La relazione dell’ECA analizza la qualità della protezione del suolo in Europa

(Rinnovabili.it) – Le leggi europee sulla protezione del suolo hanno poca ambizione e anche laddove esistono non vengono applicate appieno. I paesi UE non sfruttano bene le risorse finanziarie a disposizione, in particolare perché non le fanno affluire là dove i problemi del suolo sono più urgenti. Lo afferma la Corte dei conti europea nella nuova relazione sullo stato di salute dei suoli europei, che segue un’analisi da cui emerge che il 60-70% del territorio UE è in stato di degrado.

Protezione del suolo, da nuove misure solo risultati “modesti”

È una tirata d’orecchie significativa, quella del revisore dei conti europeo ai Ventisette. Anche perché i margini di miglioramento ci sarebbero. Ma le occasioni – finora – non vengono sfruttate. L’esempio paradigmatico è la nuova politica agricola comune (PAC).

Con l’introduzione degli ecoschemi la PAC dovrebbe incidere più che in passato sul ripristino dell’ambiente e sulla protezione del suolo. In realtà, i requisiti definiti a livello degli Stati membri spesso richiedono solo “modifiche limitate” al comportamento degli agricoltori e apportano “modesti miglioramenti” alle pratiche agronomiche, sottolinea la Corte dei conti UE. In più, “pochissimi Stati membri hanno valutato il contributo della condizionalità per garantire la gestione sostenibile del suolo e del letame”. Quindi la valutazione è critica: l’impatto complessivo della PAC sulla gestione sostenibile del suolo e del letame “rischia di essere modesto”.

Il suolo svolge un ruolo essenziale per la vita ed è una risorsa non rinnovabile”, ha dichiarato Eva Lindström, il Membro della Corte responsabile della relazione. “In Europa, tuttavia, il terreno non è sano su vaste zone. È questo un grido di allarme: è ora che l’UE si rimbocchi le maniche e riporti le nostre terre a uno stato di salute soddisfacente. Non possiamo voltare le spalle alle generazioni future. Gli imminenti cambiamenti alla normativa dell’UE offrono ai legislatori dell’Unione l’opportunità di elevare gli standard dei terreni in tutta Europa”.