Progetto finanziato con 25 milioni in 5 anni nell’ambito degli accordi con Total, Eni e Shell
Tutelare l’ambiente e la salute in Basilicata, promuovendo programmi di prevenzione e sorveglianza sanitaria per le popolazioni più esposte alle ricadute delle attività industriali, aggiornando continuamente gli studi e le ricerche sullo stato dell’ambiente, formando tecnici qualificati e realizzando ambulatori specialistici e laboratori tecnico – scientifici all’avanguardia sul territorio regionale: sono questi, in estrema sintesi, gli obiettivi del progetto LucAS, presentato oggi alla stampa dal presidente della Regione Basilicata Vito Bardi e dagli assessori alla Salute Rocco Leone e all’Ambiente Gianni Rosa.
“La Basilicata ha un quadro ambientale articolato – ha detto il presidente Bardi – su cui intervengono fattori di pressione che determinano una certa complessità e che meritano particolare attenzione da parte delle Istituzioni per le possibili ricadute sulla salute delle popolazioni residenti nelle diverse aree interessate. Le crescenti preoccupazioni ambientali per eventuali conseguenze sulla salute dei cittadini lucani riguardano principalmente le estrazioni petrolifere, la gestione delle acque reflue nella zona industriale di Pisticci scalo, la presenza di inquinanti nei siti industriali di interesse nazionale di Tito e Val Basento, l’esposizione all’amianto naturale nelle aree del Pollino e artificiale nelle aree SIN, l’eventuale presenza di radioattività al Centro Enea Trisaia, i potenziali inquinanti prodotti da alcuni insediamenti quali il termovalorizzatore di San Nicola di Melfi, l’impianto a biomassa della valle del Mercure, la ferriera di Potenza, i cementifici di Matera e Barile, i potenziali effetti dei generatori eolici sulle popolazioni residenti in prossimità delle installazioni. Questo progetto, finanziato con 25 milioni in 5 anni nell’ambito degli accordi con Total, Eni e Shell, non riguarderà solo le estrazioni petrolifere ma tutte le emergenze ambientali della regione. Ambiente e salute sono le nostre priorità – ha aggiunto Bardi – e le attività industriali che producono un impatto sull’ambiente devono avvenire in un quadro di sostenibilità che va continuamente monitorato mettendo in campo le migliori tecnologie, ma anche una adeguata attività di prevenzione e sorveglianza sanitaria”.
“Il progetto LucAS – ha detto l’assessore regionale all’Ambiente Gianni Rosa – è l’ultimo tassello dell’attività che abbiamo svolto negli ultimi due anni rinegoziando gli accordi con Total, Eni, Shell, Mitsui e portando a casa risultati eccezionali rispetto al passato in termini di risorse per lo sviluppo sostenibile, introiti del gas e compensazioni ambientali sui territori. Un solo dato: il nuovo accordo con Eni vale 60/70 milioni di euro all’anno, contro i 9 milioni all’anno dell’accordo precedente. LucAS non sarà uno studio epidemiologico isolato, come quelli condotti in passato, ma una indagine di epidemiologia molecolare sistematica della durata di cinque anni, periodo minimo per verificare l’incidenza sulla salute di determinate attività, con la quale verranno identificate le modificazioni cellulari eventualmente prodotte. Per fare tutto ciò serve una organizzazione più complessa, nei prossimi giorni ci sarà una riunione per individuare il comitato tecnico finalizzato alla stesura del piano esecutivo, poi nei primi mesi del 2022 partirà l’attività, che sarà finanziata da tutte le compagnie petrolifere ma sarà interamente gestita dalla Regione, con una equipe di specialisti di alto profilo che opereranno in piena autonomia e in stretto raccordo con i Dipartimenti Sanità e Ambiente della Regione, con l’Arpab e le strutture del Servizio sanitario regionale. In sei mesi sarà realizzato il progetto esecutivo, che sarà poi oggetto di comunicazione sociale con i cittadini”.
“Il dato nuovo di questo progetto – ha aggiunto l’assessore regionale alla Salute Rocco Leone – è che va a valutare come le attività antropiche incidono sull’ambiente e di conseguenza sulla salute dei cittadini. Ci sarà un monitoraggio attento, attraverso strumenti, ambulatori e laboratori per verificare i fattori di rischio associati ai fattori genetici ed ai fattori ambientali, con presidi su tutto il territorio regionale E saranno coinvolte tutte le aziende sanitarie. È importante anche il rapporto con gli enti di ricerca e con il Crob, che sarà dotato di una biobanca, e soprattutto della Facoltà di medicina, investimento importante che facciamo per il territorio che tornerà molto utile anche ai fini delle indagini che svolgeremo. Attraverso una forte sinergia fra questi soggetti possiamo diventare un modello sperimentale. Il nostro obiettivo è quello di lasciare un ambiente pulito e salubre alle future generazioni”.