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Produzione delle tecnologie pulite, IEA: “potente motore economico globale”

Produzione delle tecnologie pulite
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Pubblicato l’Advancing Clean Technology Manufacturing

Oggi non è importante solo partecipare alla transizione energetica, lo è anche avere la capacità di produrre le tecnologie pulite alla base di questo cambiamento. Una lezione ben appresa a livello globale, che si sta traducendo in precise politiche e investimenti e che sta progressivamente mutando anche i quadri economici. Ecco perché l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) ha deciso di analizzare da vicino la capacità manifatturiera e le risorse convogliate nel settore delle cosiddette “green tech“. 

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Produzione delle tecnologie pulite, investimenti a quota 200 mld

Un’analisi unica nel suo genere che porta a galla informazioni interessanti. Basti sapere, ad esempio, che la spesa nella produzione di fotovoltaico, eolico, batterie, elettrolizzatori e pompe di calore sta diventando così significativa da iniziare a essere registrata in dati macroeconomici più ampi. 

“Nel 2023 – scrive la IEA – ha rappresentato circa lo 0,7% degli investimenti globali in tutti i settori dell’economia, determinando una spesa maggiore rispetto a settori consolidati come l’acciaio (0,5%)”. Parliamo di una cifra totale di circa 200 miliardi di dollari, in netto aumento sul dato 2022. “In termini di sviluppo, il contributo è ancora più netto: nel 2023, la sola industria manifatturiera delle tecnologie pulite ha rappresentato circa il 4% della crescita del PIL globale e quasi il 10% della crescita degli investimenti globali”.

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La capacità produttiva mondiale delle tecnologie pulite

Altro dato positivo: l’attuale capacità manifatturiera del fotovoltaico appare già in grado di supportare la domanda degli impianti solari 2030 in un percorso allineato allo scenario Zero Emissioni Nette. In altre parole l’odierna offerta delle fabbriche di celle e moduli può supportare senza problemi la crescita futura. E l’industria delle batterie è molto vicino a fare lo stesso. Nel 2023 la produzione industriale è stata pari a oltre 800 GWh e le stime della IEA prevedono che possa superare i 9 TWh entro la fine di questo decennio. L’attuale capacità produttiva dell’industria eolica potrebbe invece soddisfare solo la metà della domanda 2030 (sempre in uno scenario NZE) e quella delle pompe di calore circa un terzo del fabbisogno di fine decennio.

La concentrazione geografica del settore manifatturiero

In questo quadro decisamente roseo è necessario fare chiarezza. Nonostante la produzione delle tecnologie pulite stia crescendo in termini di investimenti e volumi e in alcuni casi sia già a livelli più che ottimali per sostenere il futuro, è ancora fortemente concentrata a livello geografico. Basti pensare che la Cina, da sola, ospita attualmente oltre l’80% della capacità manifatturiera globale di moduli fotovoltaici. E più in generale è il produttore con il più basso costo per tutte le tecnologie energetiche pulite. Le fabbriche di batterie, turbine eoliche e pannelli solari risultano in genere dal 20% al 30% più costose da realizzare in India che nella Repubblica popolare. Dal 70% al 130% in più se la sede è negli Stati Uniti o in Europa.

“Tuttavia – scrive l’Agenzia in una nota stampa – si stima che la stragrande maggioranza dei costi di produzione totali per queste tecnologie (70%-98%) provenga dai costi operativi, che includono input quali energia, manodopera e materiali, il che implica che i divari dei costi di produzione osservati oggi non sono immutabili e possono essere influenzati dalla politica”.

Secondo il rapporto la concentrazione geografica della produzione eolica, di elettrolizzatori e pompe di calore non cambierà di molto nei prossimi sei anni. Dove è più probabile assistere ad una rimodulazione delle forze? Nel settore delle batterie. “Se tutti i progetti annunciati venissero realizzati, l’Europa e gli Stati Uniti potrebbero raggiungere ciascuno circa il 15% della capacità installata globale entro il 2030“.

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