È stato pubblicato il rapporto di sintesi del primo Global Stocktake
(Rinnovabili.it) – Fermare le esplorazioni di nuovi giacimenti fossili entro questo decennio, impostare un percorso per l’abbandono graduale delle fossili, garantire un equo ammontare di aiuti ai paesi vulnerabili più colpiti dalla crisi climatica. Sono alcune delle proposte avanzate nel rapporto di sintesi sul primo Global Stocktake, il momento di verifica dell’azione climatica internazionale previsto dall’Accordo di Parigi ogni 5 anni. Proposte che costituiranno la base delle discussioni alla Cop28 di Dubai a dicembre.
A che punto siamo?
Il mondo è ancora distante dalla traiettoria giusta per rispettare la soglia di 1,5 gradi, la più ambiziosa pattuita con il Paris Agreement. Calcolando l’impatto collettivo di tutte le misure annunciate dagli stati nei loro Contributi Nazionali Volontari – gli impegni depositati ufficialmente all’UNFCCC, ma non vincolanti – secondo il rapporto nel 2100 potremmo arrivare a un aumento della temperatura di 1,7°C rispetto all’epoca pre-industriale. Ma se si considerano solo le politiche già messe in campo, la traiettoria oscilla tra +2,1 e +2,9°C. Per correggere la rotta, in termini di riduzione delle emissioni, il primo Global Stocktake parte da questi numeri: -43% di gas serra entro il 2030, -60% entro il 2035, e -84% entro il 2050, rispetto ai volumi emissivi del 2019.
Le fossili nel primo Global Stocktake
Nel mirino del rapporto finiscono anche le fossili, che sono le “grandi assenti” nel processo delle Cop per via delle resistenze dell’industria e degli stati produttori. Il primo Global Stocktake si aprirà a Dubai con una raccomandazione forte sul tavolo: il phase out delle fossili. Tutte le fossili, non solo il carbone, e abbandono delle fonti e non solo delle “emissioni fossili” (l’indirizzo preferito dai paesi produttori e dalla presidenza emiratina di turno).
In più, il rapporto suggerisce di “accelerare l’eliminazione progressiva dei combustibili fossili unabated” come stabilito fin dalla Cop26 di Glasgow, e di sostenere gli sforzi per “eliminare progressivamente i sussidi inefficaci ai carburanti di questo tipo nel 2025”. Si dovrebbe poi impostare percorsi differenziati, riconoscendo le specificità dei singoli paesi, per la diminuzione graduale (phase down) delle fossili. Ma a partire da un punto fermo: nessuna nuova esplorazione di giacimenti “ben prima del 2030”.
Altre raccomandazioni
Tra le pagine del rapporto di sintesi in vista del primo Global Stocktake si trovano alcune misure già ampiamente messe sul tavolo dalla diplomazia climatica, e che molto probabilmente saranno tra i temi più discussi alla Cop28 di Dubai. Come fissare l’obiettivo globale di triplicare la capacità installata di rinnovabili entro il 2030 e quello di raddoppiare l’efficienza energetica.
C’è poi un punto importante sulla finanza per il clima. A Dubai dovrebbe diventare finalmente operativo il meccanismo per Loss & Damage (perdite e danni) creato l’anno scorso alla Cop27. Questo fondo dovrebbe raccogliere risorse dai paesi ricchi e destinarle ai paesi più vulnerabili alla crisi climatica per sostenere soprattutto misure di adattamento. Tra i tanti nodi ancora da sciogliere c’è anche l’ammontare totale del fondo. Il rapporto suggerisce una forchetta di 200-400 mld $ entro il 2030.