OPEC+ e sanzioni occidentali portano il prezzo del petrolio a nuovi record
(Rinnovabili.it) – Anche l’Italia parteciperà all’operazione promossa dalla IEA, l’Agenzia internazionale dell’Energia, per la stabilizzazione dei mercati petroliferi. Lo ha annunciato il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, a poche ore dal nuovo picco del prezzo del petrolio. Il Belpaese e altri 30 membri del consiglio di amministrazione, tra cui USA e Germania, sono pronti a rilasciare in maniera coordinata 60 milioni di barili di petrolio dalle loro riserve di emergenza.
Si tratta di meccanismo tampone creato nel 1974 proprio per alleviare le interruzioni a breve termine dell’approvvigionamento di petrolio e ridurre i prezzi, aumentando l’offerta. Allo stato attuale i membri dell’Agenzia detengono scorte di emergenza di 1,5 miliardi di barili. Questa prima quota – a cui l’Italia parteciperà con un contributo di 2,041 milioni di barili – rappresenterebbe pertanto appena il 4% del totale.
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Eppure il trend rialzista del greggio non sembra volersi fermare sotto la spinta di tensioni sempre maggiori. Da una parte le sanzioni occidentali contro Mosca in risposta all’invasione dell’Ucraina, hanno indirettamente penalizzato le forniture russe. Al momento, infatti, i trader non si fidano o non riescono ad acquistare il suo oro nero. La causa? Una serie di problemi che coinvolgono banche, assicurazioni e trasporti navali. Al punto che oggi risulta fermo il 70% dell’export russo di greggio. Per il mercato globale si tratta di una grande “perdita” – la Russia è il terzo produttore petrolifero – che sta inevitabilmente riducendo in pesantemente l’offerta.
Ma a far lievitare il prezzo del petrolio è anche la strategia OPEC. L’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio ha fatto orecchie da mercante di fronte alla richiesta di incrementare in maniera sensibile l’offerta. E durante l’ultima riunione dell’OPEC+ (che comprende anche la Russia) ha riconfermato il programma di graduale aumento della produzione al ritmo di 400mila barili al giorno ogni mese.
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La decisione è arrivata subito dopo quella della IEA, annullandone in qualche modo gli effetti finanziari. E oggi il Brent si trova sopra i 118 dollari al barile, il livello più alto da febbraio 2013. Mentre negli Stati Uniti, il prezzo del greggio West Texas Intermediate (WTI) è salito a 114,70 dollari al barile, il più alto degli ultimi 11 anni.