L’audizione di Cingolani su prezzi energia e approvvigionamenti
(Rinnovabili.it) – In Europa le dinamiche rialziste dei prezzi del gas potrebbero perdurare fino a metà del 2022 con la possibilità di rimanere su valori più alti di quelli pre-pandemia anche nel 2023. Uno scenario che sta allarmando i Ventisette, ancora alla ricerca di una soluzione condivisa con cui affrontare il caro energia. “In questo contesto pesano le specificità e le capacità di adattamento dei sistemi energetici nazionali, soprattutto in termini di mix e dipendenza dalle importazioni”, ha spiegato ieri il ministro della Transizione Ecologia, Roberto Cingolani, audito alla Camera sul tema dei prezzi energia e degli approvvigionamenti.
Parlando alle Commissioni Industria e Attività produttive il Ministro ha sottolineato ancora una volta l’inevitabile debolezza dell’Italia. Oggi il Belpaese importa circa il 93% del gas necessario e oltre 10% dell’energia elettrica. Una dipendenza di lunga data che offre poca capacità di adattamento agli sbalzi del mercato. E mentre in Europa il Blocco si spacca in due sulle misure strutturali con cui affrontare la crisi, a livello nazionale si prosegue il lavoro per tamponare i rincari trimestrali per piccoli e grandi consumatori.
Il governo ha già attuato i primi interventi per ridurre gli oneri delle bollette del terzo e quarto trimestre del 2021. E per il prossimo anno ha previsto ulteriori 2 miliardi di euro per contrastare il caro bollette. Cifra che, rivela Cingolani, potrebbe crescere. “Oggi discuteremo in Cdm l’aumento delle disponibilità dello stanziamento indicato“.
Tra gli obiettivi di Roma, anche la tutela dei grandi consumatori. “Per salvaguardare i livelli competitività delle imprese ad alti consumi di energia, oltre alle agevolazioni per gli energivori elettrici, nei mesi del prossimo anno si andranno ad affiancare altre due misure: la riduzione di alcune componenti degli oneri generali di sistema che gravano sul consumo del gas (Decreto gasivori in fase di valutazione); la compensazione dei costi indiretti ETS che gravano sull’energia elettrica (Decreto Interminsteriale registrato già dalla corte dei Conti)”. Interventi di natura contingente che richiederanno necessariamente misure strutturali di più ampio respiro nel lungo termine, per rendere il sistema energetico nazionale maggiormente resiliente alle fluttuazioni dei prezzi.
Ecco perché sul fronte elettrico il Governo sta portando avanti una serie di impegni differenziati dalla realizzazione di strumenti dedicati per sostenere lo storage diffuso e centralizzato alla creazione di una specifica piattaforma sul sito del GME per la diffusione dei contratti PPA per impianti rinnovabili.
“Sul fronte del gas […] si sta verificando come aumentare la quota di produzione nazionale in modo da ridurne l’importazione. Ovviamente a parità di fabbisogno, ossia senza che questo comporti un allenamento del percorso di decarbonizzazione”, afferma Cingolani. “L’opzione non è trivellare di più ma utilizzare al massimo i giacimenti già esistenti, che sono stati chiusi e che in tempi relativamente brevi (1 anno circa) possono essere rimessi in funzione”.
Per la bolletta elettrica, invece, sono tre le poste di intervento oggi al vaglio. A cominciare dalla fiscalizzazione di una parte degli oneri di sistema. A cui aggiungere una riflessione sulla parte degli incentivi di vecchia concezione (vedi Conto Energia) che prevedono tariffe fisse alla produzione rinnovabile. “L’idea è ancorarli maggiormente al prezzo dell’energia a fronte di un allungamento il periodo di diritto […] Un meccanismo che potrebbe anche essere su base volontaria”. Infine spunta l’ipotesi della cartolarizzazione di una parte oneri di sistema “che avrebbe l’effetto di ridurre significativamente la raccolta tariffaria dei prossimi anni, dando così tempo al sistema di progredire nell’avanzamento delle energie rinnovabili e di superare questa fase acuta di rincari”.