Fino a 6mld annui la quota coperta dalla fiscalità
(Rinnovabili.it) – I prezzi energetici 2022 rimarranno alti. Secondo le previsioni di settore la rapida dinamica rialzista è destinata a interrompersi ma per tornare ad una situazione ex-crisi, ci vorrà tempo. Quanto tempo? Tutto dipende da un mix di fattori: dalle dinamiche di mercato ai rifornimenti del gas, dalle condizioni climatiche alle quote della CO2 sul mercato ETS. Quello che è certo è che le bollette italiane dovranno combattere contro il caro-energia anche nel 2022.
Sul tema è intervenuta anche l’ARERA illustrando alla X Commissione Attività produttive della Camera alcune proposte per il contenimento dei rincari. Nella memoria depositata in parlamento e pubblicata in questi giorni anche sul proprio sito, l’Authority illustrare i trend dei prezzi spingendosi fino al primo trimestre 2022.
“I prezzi dell’energia elettrica in Europa, e in Italia in particolare, seguono i corsi del mercato del gas naturale (e di quello dei permessi di emissione), che costituisce la fonte degli impianti di produzione marginali. Le quotazioni di questi giorni pur con un leggero ribasso rispetto ai massimi delle scorse settimane vedono prezzi medi attorno ai 170 euro il MWh per tutto il periodo invernale, per poi scendere intorno ai 110 euro il MWh a partire dal mese di aprile 2022“. In altre parole i primi tre mesi del prossimo anno dovranno affrontare le stesse criticità presentatesi in questo 2021.
In attesa che l’Unione Europa definisca un piano condiviso con cui rendere i propri mercati più resilienti, gli Stati membri sono costretti a ricorre a misure d’urgenza con cui tamponare il caro-bollette. Alcune sono già state definite, come ad esempio la riduzione temporanea degli oneri generali relativi al sostegno delle rinnovabili, sfruttando le entrate dell’ETS. Tuttavia l’effetto svanirà a breve e serve oggi una nuova strategia con cui affrontare l’aumento dei prezzi energetici 2022.
Due proposte contro l’aumento dei prezzi energetici 2022
In questo contesto le proposte dell’ARERA tornano a puntare i riflettori sugli oneri delle rinnovabili. L’Autorità suggerisce infatti di spostare parte dei costi legati all’incentivazione fer dalla bolletta alla fiscalità generale.
“Con riferimento agli incentivi che comportano remunerazioni fisse per i produttori, ovvero indipendenti dal prezzo di mercato (“feed in tariff”, ex certificati verdi, e “feed in premium” variabili […]), si potrebbe fissare un livello di prezzo di riferimento (per esempio, 150 EUR/MWh[…]), prevedendo che i costi per il sistema derivanti dalla quota di incentivo eccedente tale riferimento siano interamente coperti dalla fiscalità generale. In tal caso, gli eventuali costi di incentivazione, in caso di prezzo di mercato inferiore al prezzo di riferimento, rimarrebbero a carico degli oneri generali di sistema, come accade attualmente”.
Discorso simile per gli incentivi che prevedono un premio fisso in aggiunta ai prezzi di mercato. Anche in questo caso l’ARERA suggerisce un contributo da parte della fiscalità generale indipendente dal prezzo di mercato, collocando a carico del sistema elettrico l’onere (e la volatilità) corrispondente al prezzo di mercato dell’energia, con un impatto nullo sugli oneri.
Nel complesso, il contributo annuale da parte della fiscalità risulterebbe pari a 6 miliardi di euro, iniziando a decrescere a partire dal 2023, per azzerasi intorno agli anni ’30.