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Presidenziali USA: che clima farebbe con Biden presidente?

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Credits: Adam Schultz / Biden for President via Flickr | (CC BY-NC-SA 2.0)

Nel mezzo delle presidenziali USA, il candidato dem promette di tornare nell’accordo di Parigi

(Rinnovabili.it) – E’ un Joe Biden già proiettato verso la Casa Bianca quello che nella notte italiana affida a Twitter la promessa di riportare gli Stati Uniti nell’accordo di Parigi. Da poche ore Washington era formalmente uscita dal patto, decisione fortemente voluta da Trump e che è coincisa con il giorno delle presidenziali USA. Ma anche se Biden uscisse dalle urne vincitore – alcuni Stati chiave sono ancora in bilico e l’esito resta incerto – ribaltare le politiche climatiche americane potrebbe essere più complicato del previsto, anche solo per ragioni “tecniche”.

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Il candidato democratico aveva promesso già in campagna elettorale che nel primo giorno del suo mandato avrebbe riportato gli USA nell’alveo dell’accordo di Parigi (in realtà ci vorrebbe comunque un tempo tecnico di un mese). Promessa che ha ribadito mentre lo spoglio dei voti per le presidenziali USA è ancora in corso. E che lascia intendere quanto Biden punti su una mossa così simbolica per chiarire subito che tra lui e The Donald la distanza è siderale. Questa su Parigi è l’unica dichiarazione con contenuti politici rilasciata dal democratico dopo l’inizio del voto.

Ma la strada per un Biden presidente sarebbe comunque in salita, per diversi motivi. Primo, deve recuperare il tempo perduto. Ad esempio sbloccando subito i fondi che Washington si era impegnata a stanziare per il Green Climate Fund, il serbatoio globale che serve per aiutare i paesi in via di sviluppo a contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici. Non sono pochi: Trump ha bloccato ben 2 miliardi di dollari.

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Poi c’è l’incognita del Senato. Se resta ai repubblicani, Biden e la sua vice Kamala Harris troveranno molti ostacoli ogni volta che tenteranno di ripristinare le leggi e i regolamenti che Trump ha snaturato. E non solo. Per fissare obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni può appoggiarsi all’Epa, l’agenzia per la protezione ambientale americana. Ma ha poteri limitati, l’iter sarebbe lungo e, secondo molte analisi, non potrebbe fare tagli superiori al 30%. In pratica, per dare davvero un colpo di acceleratore alle sue politiche climatiche, l’unica chance per il presidente democratico sarebbe convincere un Senato ostile. E molto sensibile agli interessi dei grandi inquinatori.

E infine le nuove politiche climatiche dovrebbero fare i conti con un tessuto legislativo ormai disastrato. In appena 4 anni, Trump è riuscito a bloccare, cancellare o modificare nella sostanza la bellezza di 125 tra leggi e regolamenti ambientali. Per altri 40 l’iter non è ancora concluso.

“Avremo perso tempo, dice al Washington Post Gina McCarthy, che ha lavorato all’EPA durante il secondo mandato di Obama e ora è a capo del Consiglio per la difesa delle risorse naturali. “E con tutto quello che sta succedendo nel paese, dagli incendi agli uragani, dalle inondazioni alla siccità, non abbiamo abbastanza tempo a disposizione per recuperare”.

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