Sultan al-Jaber, nominato alla presidenza del vertice sul clima di Dubai, continua a presiedere la compagnia fossile emiratina ADNOC. Una delle aziende fossili con piani di espansione più corposi. Rispetto alle emissioni finali di oggi, nel 2030 le sue attività genereranno il 40% di gas serra in più. Contraddicendo la scienza del clima
Nuove critiche al presidente della Cop28 per i suoi conflitti di interessi
(Rinnovabili.it) – Mentre esorta stati e major petrolifere a tagliare le emissioni (senza alcun risultato, almeno per ora), il presidente della Cop28 approva piani di espansione della compagnia petrolifera che presiede, che la porteranno ad aumentare i gas serra del 40% in 7 anni. Lo ha calcolato l’ong Global Witness.
Cosa fa la compagnia fossile del presidente della Cop28?
I giacimenti gestiti dalla Abu Dhabi National Oil Company (ADNOC) produrranno più di 1,3 miliardi di barili di petrolio e quasi 90 miliardi di metri cubi di gas solo nel 2030, sostiene l’ong basandosi su dati industriali di Rystad Energy. “Calcoliamo che le emissioni per l’uso finale di questi prodotti – cioè quando vengono bruciati per produrre energia o trasformati dall’industria – ammontano a 684 milioni di tonnellate di anidride carbonica”, afferma Global Witness.
Un volume che sarà nettamente più alto di quello attuale. Al 2023, infatti, le emissioni finali degli asset controllati da ADNOC battono intorno ai 490 milioni di tonnellate di CO2. Il balzo previsto in questi 7 anni è direttamente legato ai piani di espansione che la compagnia di bandiera degli Emirati Arabi Uniti, che ospitano quest’anno a Dubai il vertice sul clima, ha in programma.
In contrasto sia con le indicazioni dell’ultimo rapporto dell’IPCC, sia con la roadmap per la transizione energetica aggiornata nelle scorse settimane dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA). Per i quali, se vogliamo evitare di sforare 1,5 gradi, è necessario bloccare ogni nuova esplorazione e messa in produzione di novi giacimenti fossili.
Indicazioni a cui Sultan al-Jaber, numero 1 di ADNOC, inviato speciale per il clima degli Emirati da anni e, da gennaio, anche presidente della Cop28, sembra del tutto impermeabile. “Dopo il Global Stocktake il consenso è più chiaro che mai: le emissioni devono diminuire del 43% entro il 2030. Sultan al-Jaber, pur condividendo apparentemente questo consenso, è l’amministratore delegato di una compagnia petrolifera che è sulla buona strada per aumentare le sue emissioni praticamente della stessa quantità”, sottolinea Patrick Galey di Global Witness.
Il rapporto sul primo Global Stocktake, pubblicato la settimana scorsa, è un documento in cui sono raccolte le posizioni dei membri dell’UNFCCC sulle priorità per l’azione climatica e dove sono illustrati i principali obiettivi che dovrebbero essere approvati dalla Cop28 di Dubai per rispettare il Paris Agreement. Su petrolio e gas il rapporto è molto chiaro: bisogna mettersi d’accordo su un phase out delle fossili, riducendone la produzione e il consumo invece di concentrarsi su misure alternative – supportate dal presidente della Cop28 – come la riduzione delle emissioni fossili.
“In un momento in cui abbiamo bisogno di una riduzione rapida, equa e diffusa dell’inquinamento che produciamo, Al-Jaber presiede un’azienda che sta pianificando una miniera d’oro nella produzione di petrolio e gas. Questa presidenza di Jekyll e Hyde dei cruciali negoziati sul clima è ora un punto critico preoccupazione”, conclude Galey.