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Bruxelles alza lo scudo contro la povertà energetica e dei trasporti

povertà energetica
Foto di 自在 王 da Pixabay

Eurostat stima che siano 30 milioni gli europei in condizioni di povertà energetica

(Rinnovabili.it) – Con la prima infornata di proposte del pacchetto Fit for 55, a luglio, Bruxelles aveva promesso di difendere gli europei dai costi della transizione. Per questo aveva annunciato un Fondo sociale da circa 140 miliardi di euro, per metà finanziato direttamente dall’UE tramite i proventi del mercato del carbonio. Finora, però, il Fondo è uno strumento spuntato perché non ha una definizione di povertà energetica con cui orientare i suoi interventi.

L’Europarlamento mette una toppa proponendo non una ma due definizioni: oltre a quella che stabilisce il perimetro di chi va in affanno nel pagare le bollette, l’aula di Strasburgo annuncia anche una definizione di “povertà dei trasporti”. Nel pacchetto di misure UE, infatti, c’è anche l’estensione dell’ETS a trasporti e edifici, e uno dei timori è che i produttori di veicoli scarichino i costi della transizione sugli utenti finali. Insieme a luce e gas in aumento, un vero salasso.

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Secondo la proposta preparata dagli eurodeputati Esther de Lange e David Casa, entrambi del PPE, la povertà energetica è definita come “le famiglie nei decili di reddito più bassi i cui costi energetici superano il doppio del rapporto mediano tra i costi energetici e il reddito disponibile dopo la deduzione dei costi di alloggio”. La povertà dei trasporti, invece, è individuata così: “le famiglie che hanno una quota elevata di spesa per la mobilità rispetto al reddito disponibile o una disponibilità limitata di modi di trasporto pubblico o alternativo a prezzi accessibili, necessari per soddisfare le esigenze socio-economiche essenziali”.

Prese congiuntamente, le due definizioni sembrano avere il pregio di ricordarsi che l’Europa non è solo le sue città e che la povertà energetica non varia soltanto in funzione delle prestazioni energetiche degli immobili. La protezione del Fondo sociale, quindi, si potrebbe orientare sempre più a tutela delle fasce più vulnerabili della popolazione nelle aree rurali e là dove la natura del territorio rende più complessa la mobilità.

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Come sottolinea la stessa proposta, infatti, l’aumento dei prezzi del carburante in seguito all’estensione dell’ETS potrebbe “colpire in modo sproporzionato” chi abita “nelle zone rurali, insulari, montuose, remote e meno accessibili o per le regioni o i territori meno sviluppati, comprese le aree periurbane meno sviluppate”.

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