Analisi dell'Enea, tra il 2016 e il 2018 ha colpito circa 40mila famiglie in più con un incremento dello 0,1% all’anno che in valori assoluti equivale all’8,8% a livello nazionale. Nella mappa della povertà energetica a essere colpite sono soprattutto le regioni del Sud, le famiglie con oltre cinque componenti, e quelle dove il capofamiglia ha meno di 35 anni oppure quelle guidate da donne ultracinquantenni. Il fenomeno nasce dalla compresenza di redditi bassi, abitazioni inefficienti dal punto vista energetico e alti costi dell’energia
di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – In Italia cresce la povertà energetica, anche se è un aumento leggero. Nel nostro Paese sono oltre 2,3 milioni le famiglie in questa condizione. Lo afferma l’Enea secondo cui – in base agli ultimi dati del rapporto annuale dell’Osservatorio italiano sulla povertà energetica (Oipe) – tra il 2016 e il 2018 il fenomeno ha colpito circa 40mila famiglie in più con un incremento dello 0,1% all’anno che in valori assoluti equivale all’8,8% a livello nazionale.
Le persone o famiglie “in povertà energetica” sono coloro che hanno “difficoltà ad acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici”, o che si trovano “in una condizione per cui l’accesso ai servizi energetici implica una distrazione di risorse superiore a quanto socialmente accettabile, in termini di spesa o di reddito”.
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Nella mappa della povertà energetica – tracciata utilizzando lo stesso indice del Piano nazionale energia e clima – si evidenzia che a essere colpite sono soprattutto le regioni del Sud, le famiglie con oltre cinque componenti, e quelle dove il capofamiglia ha meno di 35 anni oppure quelle guidate da donne ultracinquantenni. A maggior rischio sono prevalentemente i residenti nelle regioni del Sud d’Italia, e in particolare Campania, Calabria e Sicilia dove al 2018 risultava in povertà energetica tra il 13% e il 22% della popolazione (oltre la media nazionale dell’8,8%).
Il rischio si incrementa a seconda dell’ampiezza del nucleo familiare. Sull’intero territorio nazionale, la quota di famiglie numerose in povertà energetica è più del doppio rispetto a quella dei nuclei con un solo componente, e circa il 4-5% in più rispetto a quelli con due componenti. E maggiori tassi di povertà energetica si riscontrano anche tra le famiglie in cui il componente di riferimento è relativamente giovane. Nella classe di età ‘fino a 35 anni’ l’incidenza è più elevata, indipendentemente dal fatto che il componente di riferimento risulti uomo o donna; in questi casi la povertà energetica sfiora l’11%. Al di sopra dei 51 anni, la quota scende al di sotto della media nazionale.
In generale non ci sono differenze specifiche in base al sesso, anche se emerge una condizione di svantaggio per le famiglie guidate da donne di età compresa tra i 51 e i 70 anni. Ma se nelle famiglie con a capo uomini oltre i 51 anni e con due-quattro componenti le percentuali di povertà energetica variano tra il 7% e l’8%, quando il capofamiglia è una donna di pari età si arriva al 10%-13%.
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Il dilemma – spiega Ilaria Bertini, direttrice del dipartimento dell’Enea per l’efficienza energetica – “nasce dalla compresenza di redditi bassi, abitazioni inefficienti dal punto vista energetico e alti costi dell’energia. Ad oggi, possono contribuire a contrastare questo fenomeno gli strumenti di incentivazione che promuovono l’efficienza energetica nel settore residenziale e, in particolare, le detrazioni fiscali per la riqualificazione degli immobili”, come l’ecobonus e il superbonus al 110% e il Conto Termico. “Un ulteriore impulso è atteso dal Recovery plan – rileva Bertini – nel quale al momento sono previsti circa 30 miliardi di euro in progetti di efficienza energetica e riqualificazione degli edifici”.