L’8,5% degli italiani non può scaldare o rinfrescare adeguatamente la sua abitazione a causa della sua condizione economica. I dati dell’ufficio studi della CGIA di Mestre
Più colpite le regioni del Sud; in Lombardia mezzo milione di persone
(Rinnovabili.it) – Poco riscaldamento d’inverno, poco o niente raffrescamento in estate. Scarsa illuminazione e uso limitato degli elettrodomestici. Una scelta obbligata per limitare i costi della bolletta. È la realtà quotidiana dei 2,2 milioni di famiglie colpite da povertà energetica in Italia. I dati, relativi al 2021, arrivano dall’ufficio studi della CGIA di Mestre.
In tutto, la platea di persone che deve tagliare su luce e gas per arrivare alla fine del mese arriva intorno ai 5 milioni: circa l’8,5% della popolazione italiana. In crescita, rispetto al 2020, di mezzo punto percentuale.
Una condizione di povertà energetica che non è distribuita in modo uguale nella penisola e tra le fasce di popolazione. I più a rischio sono i nuclei famigliari numerosi, che si trovano in condizioni di disagio economico e vivono in abitazioni in cattivo stato di conservazione. Tra le condizioni professionali più rappresentate si trovano i disoccupati, i pensionati e, più di rado, i lavoratori autonomi.
Leggi anche Perché la povertà energetica colpisce le donne più degli uomini
Mentre dal punto di vista geografico, il fenomeno è particolarmente acuto al Sud. In Calabria è catalogato in povertà energetica il 16,7% delle famiglie, per un totale di oltre 300 mila persone. A seguire, la seconda regione più colpita è la Puglia (16,4%), poi il Molise (16%), la Basilicata (15%) e la Sicilia (14,6%). Tra i profili di rischio maggiori, al Sud, si trovano le famiglie che utilizzano il gas per il riscaldamento. All’estremo opposto della classifica, le regioni meno caratterizzate da povertà energetica sono Marche (4,6%), Liguria (4,8%) e Lombardia (5,3%, pari a circa mezzo milione di persone).
Numeri molto elevati e in aumento, ma che “preoccupano non poco” perché “sono certamente sottodimensionati”, rileva la CGIA di Mestre. I dati infatti riflettono la situazione a fine 2021 e sono quindi “riferiti a prima dello shock energetico scoppiato nel nostro Paese a inizio del 2022”.