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Politica climatica, tutte le sfide e gli ostacoli del 2021 per l’UE

Politica climatica
credits: Gerd Altmann da Pixabay

Ecco gli appuntamenti principali per la politica climatica dei Ventisette

(Rinnovabili.it) – Il 2021 sarà un anno cruciale per la politica climatica dell’Unione Europea. Tre le sfide più importanti: risolvere i dissidi interni, mettere tutte le politiche europee in sintonia con il Green Deal e i nuovi obiettivi, e tenere alto il livello di ambizione climatica alla COP26 di Glasgow.

Il primo impegno per Bruxelles sarà trovare la quadra sui nuovi obiettivi per il 2030. Nell’anno che si sta chiudendo, la legge sul clima UE è stata al centro di duri negoziati tra i paesi più restii ad accelerare la transizione perché temono di subire i contraccolpi sul piano economico e i paesi più ambiziosi. Diversi nodi restano ancora da sciogliere. Ma un passaggio fondamentale sarà l’accordo tra Consiglio e parlamento.

I Ventisette, infatti, hanno trovato un accordo a dicembre durante l’ultimo Consiglio europeo. L’obiettivo di riduzione delle emissioni è fissato al 55% rispetto ai valori del 1990. Ma l’europarlamento ha votato per una diminuzione del 60%. Molti paesi, soprattutto nell’est Europa, non sembrano disposti a cedere su questo punto. I negoziati potrebbero concentrarsi quindi su aspetti apparentemente secondari rispetto all’obiettivo principale, ma non meno importanti. Tra questi, la possibilità di introdurre un meccanismo sanzionatorio per chi non rispetta la tabella di marcia e la creazione di un comitato di esperti chiamato a monitorare l’’implementazione della legge sul clima.

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Superato questo primo ostacolo, l’attenzione si sposterà sulla Commissione. L’esecutivo UE guidato da Ursula von der Leyen ha in programma di presentare a giugno un sostanzioso pacchetto di misure che dovranno allineare le norme europee in una pluralità di ambiti alla nuova politica climatica. Le modifiche più rilevanti saranno quelle alla direttiva sulle energie rinnovabili, quella sulla tassazione dell’energia, e la riforma del sistema europeo di scambio delle emissioni (ETS, Emission trading scheme).

Probabilmente uno dei termini che più saranno protagonisti nel 2021 nel dibattito sulla politica climatica UE sarà ‘analisi costi-benefici’. E’ lo strumento-cardine con cui Bruxelles procederà a una verifica a tutto campo dei possibili impatti sull’economia e sulla società delle nuove misure e degli obiettivi su clima e energia. Le relazioni finali di queste analisi saranno fondamentali per modellare le politiche vere e proprie.

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Altrettanto presente nel dibattito sarà l’uso del Recovery Fund. Questo mese, i paesi membri hanno trovato l’accordo per destinare il 37% dei fondi a misure per la ripresa verde. I piani nazionali devono individuare i progetti e le linee prioritarie. Dalla qualità e soprattutto dalla lungimiranza di questi investimenti si deciderà non poca parte della traiettoria dei singoli paesi europei nei prossimi decenni.

E infine la COP26 di Glasgow. Dopo il rinvio a causa del Covid, l’appuntamento internazionale sul clima deve recuperare il tempo perduto. Un’occasione in cui l’UE può svolgere, come ha fatto in questi mesi, un ruolo positivo di catalizzatore dell’ambizione climatica globale. In ballo c’è l’implementazione dell’accordo di Parigi, da decidere mettendo nero su bianco tutte le regole necessarie. In una congiuntura globale che sembra piuttosto favorevole, tra il nuovo impegno della Cina per il clima annunciato lo scorso settembre dal presidente Xi Jinping e il nuovo impulso che l’amministrazione di Joe Biden darà agli Stati Uniti.

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