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Il sofferto endorsement di Greta per Biden

Un tweet dell’attivista per il clima appoggia Biden “tappandosi il naso”. L’agenda per il clima del candidato democratico ha tanti annunci ma pochi dettagli

Politica climatica: Biden incassa il mezzo endorsement di Greta Thunberg
David Mark from Pixabay

Meglio lui di Trump, ma la sua politica climatica non soddisfa

(Rinnovabili.it) – Finora aveva preferito restare lontana dalla politica ‘attiva’. Ma con l’avvicinarsi delle elezioni americane a novembre Greta Thunberg non si è trattenuta. L’attivista per il clima e animatrice dei Fridays for Future ha espresso chiaramente la sua preferenza con un tweet. Per Joe Biden ovviamente, lo sfidante per i democratici del presidente in carica Donald Trump. Anche se la sua politica climatica è lontana dall’essere soddisfacente.

“Dal punto di vista climatico è davvero molto lontano dall’essere abbastanza e molti di voi ovviamente hanno supportato altri candidati. Ma, voglio dire… lo sapete… dannazione! Organizzatevi e fate votare tutti per Biden!. L’opera chirurgica di smantellamento delle politiche climatiche dell’era Obama portata avanti da Trump negli ultimi 4 anni sembra aver indotto Greta Thunberg a dare questo endorsement, che suona tutt’altro che entusiastico.

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Ma qual è la politica climatica del candidato Joe Biden, che si presenta in ticket con Kamala Harris? Sulla carta ci sono alcuni punti interessanti. D’altronde il piano per il clima della campagna di Biden, reso pubblico lo scorso luglio, è frutto di lunghi negoziati con i suoi ex sfidanti alle primarie del partito dell’asinello. Su tutti Bernie Sanders. L’apporto del senatore del Vermont si vede soprattutto nel frequente richiamo alla giustizia ambientale, tema che compare nel titolo del piano insieme a un “rivoluzione dell’energia pulita”.

Nel dettaglio, Biden vuole riportare gli USA nell’accordo di Parigi dopo il “gran rifiuto” di Trump. E ripredersi quella leadership climatica che, altrimenti, sarebbe appannaggio dell’Unione Europea (e forse della Cina). Quindi: promessa di raggiungere le emissioni zero entro il 2050. Poi l’anticipo di 15 anni di una serie di altre misure. Decarbonizzazione del settore dell’elettricità entro il 2035, un accenno ai trasporti con l’impegno a produrre entro il 2030 soltanto bus a zero emissioni. L’obiettivo di garantire alle comunità socio-economicamente più svantaggiate il 40% dei benefici che deriveranno dalla spesa per infrastrutture e per l’energia pulita. Infine il capitolo greenbuilding, con la creazione entro 10 anni di un nuovo standard di emissioni net-zero per tutti gli edifici commerciali.

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Tutte misure di politica climatica contenute in un piano da 2mila miliardi di dollari annunciato lo scorso agosto. Un piano che lega in modo stretto misure per il clima e strategia per la ripresa post-covid. Biden punta a dare una scossa al comparto dell’energia per stimolare nuovi posti di lavoro. Ma è proprio sulla transizione energetica disegnata dal candidato democratico che si concentrano i dubbi maggiori. Sul fronte trasporti, al netto della misura ricordata prima, ci sono impegni vaghi: una generica spinta sulla mobilità elettrica e su combustibili puliti. E sui biofuel si dice solo che “l’agricoltura è parte della soluzione”, senza un solo passaggio sull’impatto ambientale delle monocolture.

Le major del petrolio potranno continuare i loro business senza stravolgimenti, vista l’assenza di una roadmap dettagliata per abbandonare le fonti fossili. Che è rimandata al primo anno di presidenza. Ma senza un’idea preliminare, è chiaro che la transizione sarà tarata al ribasso. Se letta insieme all’impegno di aumentare la ricerca tecnologica sulla cattura e lo stoccaggio di carbonio, sembra più uno scenario business as usual con l’aggiunta di qualche progresso tecnologico. Idem si può dire per l’industria del fracking, che verrà toccata solo marginalmente da una maggiore sensibilità alla giustizia ambientale nello sviluppo di nuovi progetti.