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PNRR: grande opportunità, ma è mancato completamente il confronto

"Il Recovery sarà un’occasione straordinaria per accelerare la transizione ecologica del Paese, ma il testo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) pur con novità positive non corrisponde alla grandi aspettative suscitate", scrive l'on. Muroni

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Foto di István Kis da Pixabay

di Rossella Muroni

(Rinnovabili.it) – Il Recovery sarà un’occasione straordinaria per accelerare la transizione ecologica del Paese, ma il testo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) pur con novità positive non corrisponde alla grandi aspettative suscitate.

Non è un problema di fondi, ma piuttosto di indirizzo e di priorità. Il Piano, infatti, mette in campo risorse mai investite prima su ambiente e sostenibilità, parla finalmente la lingua della rivoluzione verde, della transizione ecologica, della mobilità sostenibile, dell’economia circolare, ma sulle rinnovabili non c’è quella spinta che invece è indispensabile per la decarbonizzazione.

I soldi che l’Europa ci mette a disposizione andranno a interventi positivi, come le smart grid, le comunità energetiche, l’eolico off-shore, un gigawatt per elettrolizzatori rinnovabili, il biometano, l’agrisolare e l’agrivoltaico, le bonifiche dei siti inquinati che sino ad oggi sono rimaste colpevolmente indietro, la tutela delle biodiversità. Ed è una buona notizia anche l’assenza di finanziamenti pubblici per il progetto Eni di cattura e stoccaggio della CO2 nei fondali al largo di Ravenna, che spero resti escluso anche dagli allegati tecnici. Un risultato niente affatto scontato considerando che il progetto ha uno sponsor molto influente: il ministro Cingolani che in diverse dichiarazioni ha ipotizzato possa rientrare tra quelli finanziabili.

Ma nell’insieme gli investimenti e quindi le priorità veicolate dal Piano sono sbilanciati sull’idrogeno, senza alcuna specifica se verde blu o grigio e senza considerare che questa tecnologia non è matura. Bisognerebbe invece puntare maggiormente sulla nuova generazione da rinnovabili, insieme ad efficienza, ricerca, reti intelligenti e resilienti, batterie: saranno questi i tasselli fondamentali per raggiungere gli obiettivi climatici europei al 2030 e al 2050.

E a proposito di target di riduzione delle emissioni, si prevede di aggiornare il Pniec per adeguarlo al nuovo contesto europeo ma il taglio delle emissioni inserito per il 2030 si ferma al 51%, mentre sappiamo che l’Europa ha raggiunto l’accordo su una riduzione del 55% che in molti considerano poco ambizioso.

Analogamente per la mobilità sostenibile si punta sull’alta velocità anziché su cura del ferro per pendolari e città, trasporto pubblico locale e zero emissioni ed elettrificazione della mobilità. 

Credo che il Pnrr sconti la mancanza di confronto e partecipazione che ha caratterizzato la corsa del governo per la sua riscrittura. Per tutti questi motivi nel voto in Aula noi di FacciamoECO ci siamo astenuti. Allo stesso tempo siamo consapevoli che la vera sfida inizia dopo l’invio Bruxelles del documento. Ci sarà bisogno di riforme, di leggi e decreti di attuazione per dare gambe al Recovery italiano: dalle semplificazioni di autorizzazioni e  procedure al rafforzamento dei controlli ambientali, da una Pa rigenerata con nuove competenze e risorse umane a una nuova e più ampia legge sul dibattito pubblico. Una normativa che è la strada maestra per garantire quella partecipazione che sarà indispensabile ad aprire e far procedere spediti i mille cantieri che servono al rilancio sostenibile del Paese. Proprio per fare la nostra parte, per aiutare l’esecutivo a mettere una iniezione di coraggio su questa fase strategica e a disegnare una sinergia positiva tra Pnrr finanziaria e bilancio pluriennale europeo, restiamo nella maggioranza e dal perimetro della maggioranza chiediamo un confronto all’esecutivo. Per migliorare insieme il Pnrr e utilizzare al meglio questa grande opportunità.

Rossella Muroni, vicepresidente della Commissione Ambiente della Camera