Il convegno on-line promosso dal Wwf Italia, organizzato insieme con il think tank ECCO, E3G e l’Istituto Wuppertal, che ha messo a punto l’analisi del Green Recovery tracker, una piattaforma dedicata che fornirà una valutazione sull’allineamento delle misure nazionali di ripresa con la transizione verde, per seguire da vicino il processo sui Piani.
di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – “Il Piano deve passare dalle evidenze scientifiche ed essere coerente con gli scenari di decarbonizzazione ai quali le politiche nazionali non sono ancore allineate. Manca una visione forte per la decarbonizzazione e progetti significativi: rinnovabili elettriche e i relativi sistemi di accumulo, elettrificazione dei trasporti, efficienza energetica negli edifici”. Questo il bilancio dell’evento on-line – ‘Il Piano Italiano di Ripresa e Resilienza (Pnrr): analisi comparativa e buone pratiche europee’ – promosso dal Wwf Italia, organizzato insieme con il think tank ECCO, E3G e l’Istituto Wuppertal, che ha messo a punto l’analisi del Green Recovery tracker, una piattaforma dedicata che fornirà una valutazione sull’allineamento delle misure nazionali di ripresa con la transizione verde, e consentirà agli attori nazionali e dell’Unione europea di seguire da vicino il processo sui Piani.
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La preoccupazione per l’Italia è “un ritardo ad allineare le politiche nazionali agli obiettivi europei, con un Piano nazionale integrato energia e clima in cui il gas ricopre un ruolo eccessivo, ed il rischio di inclusione di progetti ancora basati sulle fonti fossili nel settore dei trasporti, dell’economia circolare e dell’idrogeno”.
La versione attuale del Pnrr prevede 69,8 miliardi di euro per la rivoluzione verde e la transizione ecologica su 223,9 miliardi di euro previsti da Next Generation EU. “Nel settore delle rinnovabili – viene fatto presente – dovrà essere in grado, partendo dalla riforma delle autorizzazioni, di portare almeno 5mila MW di rinnovabili elettriche l’anno, con interventi attenti a privilegiare la difesa del suolo. Nel settore dell’efficienza energetica, il Pnrr deve lanciare programmi significativi negli edifici pubblici a partire dalle scuole e nell’edilizia residenziale. Anche in riferimento all’edilizia privata i piani di spesa devono essere vincolati ad obiettivi minimi di efficienza”.
“Nel settore della mobilità – continua l’analisi – i progetti devono focalizzarsi nella mobilità urbana e regionale, per circa 30 miliardi di euro e nella messa in sicurezza delle strade. Il Pnrr non può mancare l’elettrificazione del sistema dei trasporti, inclusa la realizzazione dell’infrastruttura di ricarica. Nel settore industriale servono tre diversi programmi: a breve, per favorire efficienza energetica ed economia circolare; strategico, per innovare in idrogeno verde, accumuli, elettrificazione dei trasporti, ed elettromeccanica; nel lungo periodo, per impostare la decarbonizzazione di acciaio e cemento”.
“Il Recovery plan deve avere una visione e un’identità chiara, fondata sull’economia rigenerativa e decarbonizzata – sottolinea la responsabile Clima e energia del Wwf Italia, Mariagrazia Midulla – il governo deve indicare come vuole raggiungere il target di almeno il 37% di azioni per il clima e per la biodiversità, ma ogni singola misura deve essere coerente con la prospettiva di decarbonizzazione e sviluppo verde e deve avere standard di qualità elevati. Il Piano si deve sottrarre al pericolo dell’uso dell’idrogeno come scappatoia per far rientrare in gioco i combustibili fossili, che sia con la cattura e lo stoccaggio del carbonio o direttamente con il gas. L’idrogeno è un vettore energetico che deve essere ricavato con fonti rinnovabili e va usato limitatamente ai settori in cui serve. L’Italia deve creare filiere e nuovo sviluppo a partire da rinnovabili, elettrificazione, uso efficiente delle risorse e dell’energia”.
Dei Piani, in Europa ci sono alcuni esempi. “In Spagna – viene spiegato – l’occasione del Pnrr coincide con un incremento degli obiettivi delle rinnovabili, come chiave di sviluppo del Paese; in Germania, il Piano è l’evidenza di una strategia integrata per trasformare l’industria automobilistica al vettore elettrico; investimenti in rinnovabili in Polonia, Slovacchia, Slovenia, al contrario di Germania, Francia Spagna e Portogallo; in Francia e in Germania grandi investimenti in idrogeno verde; in Portogallo produzione di gas da fonti rinnovabili; in Bulgaria un focus sull’economia circolare e programmi di decarbonizzazione dell’industria in Portogallo; misure di efficientamento energetico degli edifici, pubblici e privati, in Bulgaria, Slovacchia, Slovenia”.
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Secondo l’analisi del Green Recovery tracker “l’Ue è sulla buona strada per una ripresa ecologica. Le misure di ripresa pianificate in nove stati dell’Ue rileva che circa 133 miliardi di euro sono assegnati ad attività a sostegno della transizione verde. L’Italia è la maggiore beneficiaria di Next Generation EU, non dovrà presentare solamente una lista di progetti ma strategie significative. Se non irrobustisce le condizionalità di accesso ai fondi, si rischia una valutazione neutra, se non addirittura, negativa, mettendo a repentaglio la dotazione totale dei fondi”.